mercoledì 21 gennaio 2015

pc 21 gennaio - COORD. NAZ. SLAI COBAS SC - DALLE CONCLUSIONI DI DOMENICA 11 GENNAIO: "IL 2014 E' STATO L'ANNO DI PADRONI E GOVERNO... IL 2015 DEVE ESSERE L'ANNO DEI LAVORATORI"


Dalle conclusioni

Quest'anno abbiamo mantenuto duro, e i lavoratori devono mantenere la loro rotta.
Nelle sedi in cui siamo, la presenza dello Slai cobas sc resta solida, non c'è contraddizione tra il fatto che i cobas sono realmente autorganizzati, e il lavoro di orientamento fatto dai dirigenti che sono i primi che si spendono, e che non lo fanno perchè sono supersindacalisti, ma per la loro concezione.
Questo fa sì che lo Slai cobas sc resti una realtà originale nella struttura del sindacati di base.
Noi siamo una “corrente” nel movimento sindacale di classe. Noi non vogliamo fare il nostro sindacato. Noi ci riferiamo alla storia (di cui consistente parte è stata fatta dai lavoratori cgil) che ha fatto grande il movimento dei lavoratori.
Noi dobbiamo andare a tutte le altre lotte, perchè i lavoratori ci devono vedere. Questo lo affermiamo come sindacato, e su questo bisogna convincere i nostri lavoratori.

Cosa è il “sindacato” oggi: operai, logistica, precari e disoccupati. Questi settori formano il corpo della classe, una volta che organizziamo questi, possiamo raccogliere gli altri settori.
La nostra idea di sindacato di classe è organizzare i settori vivi della classe. Oggi è necessario essere presente nelle fabbriche, nella logistica e tra i precari e disoccupati. Questo vuol dire che dobbiamo andare nel maggior numero di fabbriche importanti; nei settori in cui si manifesta un'alta conflittualità, oggi la logistica; tra i disoccupati e precari che sono tanti, si estendono e vivono in miseria e in alcune realtà, Napoli, Palermo, Taranto, sono inseriti in un tessuto sociale
Il coordinamento nazionale è una sorta di gruppo di “missionari” in movimento, non un gestore di vertenze. Sono le lotte dei lavoratori che scelgono chi sta nel coordinamento nazionale, non la burocrazia. Sono i lavoratori che danno mandato.
Centrale oggi sono, quindi, le fabbriche, gli operai della logistica, i disoccupati, precari; questi oggi “fanno la storia”... Questo coordinamento deve servire non solo per fare la cernita delle attività che stiamo facendo, ma per fare la mappatura delle fabbriche, dei settori logistica, delle realtà più importanti di disoccupati e precari.
I tre settori devono avere una politica nazionale, tutte le vertenze di fabbrica vengono discusse dal governo, per questo diventano nazionali; quindi è il governo l'obiettivo e gli operai non possono disinteressarsi di quale governo hanno. Questo ragionamento i sindacati lo devono fare, se no si va a vendere fumo. Tutti i governi vanno analizzati per quello che sono, e l'analisi del governo Renzi è necessaria per un sindacato.
Il sindacato è qualcosa di più di ciò che pensa un lavoratore. E il coordinamento nazionale è qualcosa di più del singolo cobas. Questo tipo di sindacato ci serve per coniugare l'attività locale con l'indirizzo nazionale che permetta di avanzare sul piano della battaglia nazionale per l'unità sindacale e per ottenere risultati concreti.

Questo 2015 deve essere l'anno degli operai, dei lavoratori e delle masse, partendo dal riconoscimento che il 2014 è stato l'anno dei padroni e governo.
Renzi è riuscito nella sua operazione, andare al governo, rappresentare l'interesse generale dei padroni, riuscire ad unirli nei loro interessi di classe, unire il parlamento; è riuscito a “scalare” il partito e il governo, a portare a casa il massimo risultato sul piano politico che poteva fare per i padroni, ha vinto il braccio di ferro coi sindacati.
Se non si parte da questo non si capisce quello che tocca a noi e ai lavoratori quest'anno: il 2014 hanno vinto i padroni e il governo, ora tocca ai lavoratori vincere nel 2015.

I padroni forti della loro vittoria vanno avanti, dopo aver incassato il jobs act, la cancellazione dell'articolo 18, ecc., ora punteranno all'eliminazione di tutto lo Statuto dei lavoratori, del diritto di sciopero, e ad un nuovo attacco alle pensioni.
Noi dobbiamo lanciare un contromessaggio, che non dipende dalle lotte che i lavoratori stanno facendo che per ora sono state perdenti. Anche noi abbiamo solo resistito, mantenuto delle posizioni. Le lotte che abbiamo fatto quest'anno non sono sufficienti; ce l'abbiamo messa tutta, ma al massimo abbiamo resistito.
Nel 2014 i padroni hanno ottenuto risultati: un governo effettivo, dei provvedimenti e un clima generale che li favorisce. Ora tocca a noi, deve essere l'anno nostro.
Non basta lamentarsi, non basta denunciare; noi siamo il sindacato della controffensiva al lamento.
I padroni fanno i padroni, esagerare nella denuncia, significa dire che i padroni potrebbero comportarsi diversamente (contro i loro interessi?). Noi invece diciamo che i padroni fanno il loro e noi dobbiamo fare il nostro. I lavoratori si devono unire e organizzare per fare la loro “guerra”.
Le nostre parole d'ordini non sono per essere bandierine e perfette, ma corrispondenti ai bisogni dei lavoratori. Ma i lavoratori devono cambiare la loro organizzazione sindacale. Lo Slai cobas sc è pronto a sciogliersi se i lavoratori costruiscono un'organizzazione sindacale di classe più forte.
Noi vogliamo un'effettiva ripresa del movimento sindacale di classe contro padroni e governo.

L'altro problema è che quando un governo compatta i padroni, non ci sono contraddizioni tra i padroni che possano influire sul governo per cambiare la sua politica. In questo senso la situazione era “migliore” con Berlusconi, che in realtà non ha dato niente ai padroni, i quali non lo volevano più. Nel caso di Renzi questo non c'è, quindi perchè il governo dovrebbe cedere ad altre componenti, al parlamento, ai sindacati, se ha con lui la maggioranza del parlamento e dei poteri forti? Questo rende necessaria la caduta del governo, perchè si riapra lo scontro tra padroni e operai, in una situazione di minor debolezza per i lavoratori, che riapra lo scontro in materia di jobs act e degli altri provvedimenti.

I lavoratori sono obbligati a muoversi. Questo è un governo di truffatore, ne dice uno e ne fa due (per es. licenziamento individuale invece licenziamento collettivo). L'organizzazione sindacale da strumento di difesa diventa una struttura che se fa realmente il sindacato è perseguitato.
Ogni giorno c'è una perdita dei diritti fondamentali dei lavoratori. In Italia non abbiamo avuto niente di paragonabile a ciò che c'è stato in Grecia, ma i provvedimenti che ha preso il governo è come se fossimo la Grecia.
A chi si lamenta, noi diciamo basta: o ti riprendi i diritti o non hai soluzione...
Occorre un vero sciopero generale, ma la parola “sciopero generale” è stata vanificata negli ultimi anni. Per fare uno sciopero generale ci vogliono centinaia di attivisti, anche per questo ci sono le ragioni dell'unità. L'unità è obbligata. Il mondo del lavoro è frammentato: chi aveva conquiste le ha perse, chi non le ha mai avute non le avrà mai, chi ancora ne ha qualcuna non la deve perdere. I lavoratori, anche così come sono e stanno, devono unirsi, una volta che lo fanno sarebbe meglio se fanno una sola organizzazione.
Ma se si vuole l'unità sindacale si deve fare lo sciopero generale, è qui che si fa l'unità sindacale. Dobbiamo lanciare un messaggio univoco: organizziamo l'unità dei lavoratori indipendentemente dalla loro iscrizione sindacale.
Lo sciopero generale deve essere dal basso. Si può perfino riuscire a mettersi d'accordo tra i sindacati per fare lo sciopero generale, ma poi sono i lavoratori che devono scioperare. Quindi tutti quanti dobbiamo convincere i lavoratori a fare lo sciopero generale, che i nostri obiettivi sono giusti.
Uno sciopero generale richiede oggi essenzialmente che siano mobilitati gli operai delle fabbriche, i lavoratori della logistica e l'esercito immane di precari e disoccupati che stanno soprattutto al sud.
Tutto il resto è importante e cammina anche da sé (scuola, FF.SS, ecc.).
Se dobbiamo coinvolgere un certo numero di fabbrica, allora una analisi bisogna farla di queste fabbriche, la cui situazione è diversa; è un lavoro che deve fare i conti con le effettive forze, ma in funzione dello sciopero generale. Se questo lavoro venisse fatto effettivamente nelle fabbriche, si vedrebbe che non è vero che gli operai iscritti ai sindacati confederali sono realmente di questi sindacati (Landini piace in televisione, ma quando va nelle fabbriche non piace).
Oggi siamo nella fase di difensiva strategica, e lo sciopero generale e il 2015 deve rendere irreversibile il processo di ripresa del movimento dei lavoratori.
Nel 2015 i lavoratori devono riequilibrare la partita, per farlo la strada è lo sciopero generale dal basso che abbia al centro l'unità sindacale e l'obiettivo della caduta del governo Renzi. Le nostre forze attuali devono essere il primo nucleo dell'accumulazione di forze; ma forze vere, numeri, facce, non decise a tavolino. Noi dobbiamo essere i più unitari possibili a condizione che si voglia fare lo sciopero generale.

Questa battaglia la deve esprimere anche la tessera di quest'anno, in cui davanti c'è una foto con “sciopero generale” e dietro la nostra piattaforma.
Dobbiamo usare le lotte che stiamo facendo per conquistare nuove forze e avere interlocuzione con altre forze sindacali.
Il coordinamento nazionale è necessario per andare ad altri posti di lavoro, far venire compagni da altre città, governare un sistema di relazione guardando alle forze reali che ci interessano: operai di fabbrica, lavoratori della logistica, disoccupati e precari soprattutto nel sud. Negli altri settori dove stiamo dobbiamo considerarci una postazione. Il lavoro del Coordinamento nazionale è di rappresentanza in alcuni settori e di promozione in altri settori dove andiamo a parlare della necessità di unirsi per lo sciopero generale. In questi 3 mesi dobbiamo prevedere una certa mobilità del Coordinamento nazionale per raggiungere posti in cui ancora non ci siamo.
Per questo i compagni del CN sono una specie di squadra per dare forza là dove ci siamo e ci sia bisogno di appoggio, e per raggiungere posti in cui non ci siamo.
Abbiamo, quindi, due compiti: far bene sul territorio le lotte che stiamo facendo, come Coordinamento nazionale far arrivare queste lotte ovunque e arrivare dove è importante esserci.

Ultime tre questioni.
I lavoratori devono contare sulle proprie forze, non elemosinare la solidarietà degli altri, sono loro che si devono mobilitare. Ma per la repressione dei lavoratori non si mobilita nessuno. Il “più anarchico” non spreca una parola in sostegno dei lavoratori colpiti.
Il lavoratore è represso tre volte: viene licenziato, non riesce a trovare altro lavoro, viene denunciato e processato.
Lo Slai cobas sc deve imporre questa battaglia e criticare le forze che non sprecano una parola quando un lavoratore viene represso perchè lotta per il lavoro. Questo è un principio di classe, di civiltà proletaria. Nello stesso tempo per questo diciamo che i sindacati non possono voltare la faccia dall'altra parte quando uno studente, un compagno viene perseguitato. Lo Slai cobas sc dà il suo appoggio come sindacato al Soccorso Rosso Proletario, che parla dei repressi agli operai, ai disoccupati, ai precari e chiama i compagni alla mobilitazione contro la repressione dei lavoratori che spesso oggi sono più repressi degli altri.
In Italia si è affermato un soccorso rosso di “compagni” o di “parenti, amici”, o di “avvocati”, questo non va bene. Noi siamo della classe. Abbiamo una morale proletaria. In Italia manca un SRP perchè è combattuta questa idea dal rivoluzionarismo piccolo borghese e dal democraticismo piccolo borghese. Lo Slai cobas sc sostiene tutte le battaglie contro chiunque che lotti venga represso - noi quando viene arrestato un compagno Notav lo diciamo ai lavoratori, perchè lo Slai cobas sc è un'organizzazione sindacale di classe che considera gli arrestati amici del movimento proletario - ma fa un dare e avere. Non permetteremo più a nessuno di lottare contro la repressione e disinteressarsi dei proletari che vengono arrestati, licenziati, perseguitati. Perchè i padroni e lo Stato vogliono uccidere le lotte e distruggere l'anima che può distruggere questo sistema.

Altra questione fondamentale dello SC, è la questione donne – le donne devono battagliare anche contro i lavoratori per essere riconosciute, ed è una battaglia non scontata.
L'8 marzo lo Slai cobas sc promuoverà la mobilitazione delle donne lavoratrici, disoccupate contro il governo nel quadro dello sciopero generale. Farà una lettura al femminile dei provvedimenti del governo, contro le donne del governo, parlamento, simboli del disprezzo verso le donne, soprattutto verso le proletarie. Il movimento femminista deve scegliere da che parte stare, dalla parte delle lavoratrici o no.

La questione internazionale. Lo Slai cobas sc è al fianco di tutti i lavoratori e i popoli. Siamo in un sistema mondo. E non lottiamo perchè i proletari del nostro paese abbiano i diritti e gli altri no. Questa sarebbe aristocrazia operaia, fascismo - “salario europeo” per es. è una parola d'ordine sbagliata, oggettivamente fascista. I salari europei sono più alti perchè sono sporchi del sangue dei proletari che lavorano in India o dei bambini che lavorano in Pakistan. Le condizioni di lavoro del terzo mondo, sono le condizioni dei nostri fratelli.
D'altra parte oggi è la maggioranza dei proletari che vive in questi paesi. Noi ci sentiamo parte di una classe internazionale. Noi non accettiamo l'idea che un operaio italiano sia più importante di un altro operaio dell'India, del Pakistan...
Inoltre ci misuriamo con nemici mondiali che bombardano quei paesi perchè da lì dipende il 90% dei loro profitti; quindi i proletari dei paesi oppressi se abbattono questo sistema ci aiutano.
I lavoratori e i popoli degli altri paesi lottano con le loro armi; e quando lottano noi siamo sempre dalla loro parte. Noi dobbiamo stringere legami con tutti i popoli del mondo. E in particolare guardiamo a quei paesi in cui l'esercito proletario è diventato grande (come non interessarci dell'esercito proletario in Cina, in India...), e in cui lottano le forze proletarie. Noi guardiamo all'India, alla Cina, a cosa succede in Brasile.
In India noi appoggiamo le lotte e cerchiamo di stabilire contatti.
Lo Slai cobas sc parteciperà alla delegazione internazionale in India per denunciare i crimini che il regime indiano sta facendo al suo popolo. Questi crimini, il supersfruttamento degli operai indiani, producono profitto, tale che una fabbrica come la Mittal oggi si compra l'Ilva.
Noi dobbiamo dimostrare alle nostre masse che cosa siamo disposti a fare. Noi ci mettiamo la faccia, non lo diciamo solo a parole, ma ci mettiamo in faccia.
Il nostro impegno internazionale e internazionalista è perchè un sindacato di classe deve avere rispetto di tutti i lavoratori, per fare una classe migliore, un miglioramento non solo pratico, ma umano.

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