La profonda crisi di sovrapproduzione
in cui si trova intrappolato il sistema capitalista ha inasprito i contrasti tra
le principali potenze imperialiste e intensificato la loro aggressività. Assieme
alle dispute economiche e politiche si moltiplicano i focolai di guerra,
accelera la corsa al riarmo, si rafforzano le alleanze militari.
Sebbene gli Stati Uniti siano ancora la
principale potenza economica e militare, la loro egemonia è scossa dall’avanzata
di altre potenze imperialiste e capitaliste. La Cina, la Russia, il Brasile,
l'India cercano di
sottrarsi al dominio delle vecchie potenze imperialiste, di infrangere il
dominio del dollaro, di guadagnare influenza su scala globale e regionale. La
Germania e la Francia si muovono in maniera più indipendente, entrando spesso in
contrasto di interessi con gli USA.
Il mutamento dei rapporti di forza, la
feroce concorrenza per i mercati e le materie prime, per il controllo delle
fonti di energia e delle sfere di influenza, ha come logica conseguenza un
cambiamento delle strategie belliche delle potenze imperialiste.
In questo contesto, si spiega la
riorganizzazione delle forze militari USA in Europa, funzionale allo
spostamento degli interessi strategici nordamericani verso est, a sostegno dei
loro alleati nel Baltico, in Polonia, in Ucraina, in Georgia, in Moldova, per
stringere d’assedio e minacciare la Russia, così come per bloccare le ambizioni
tedesche.
Questa
riorganizzazione interessa anche l’Italia, dove il numero dei militari
statunitensi è destinato a salire: sono in arrivo altri 200 soldati, che si
aggiungeranno ai 10.700 presenti.
Questo progetto gode dell'appoggio del
governo Renzi, fedele lacchè degli USA.
Il nostro paese – considerato dagli
USA una piattaforma geostrategica per le loro aggressioni - continua ad essere
un tassello fondamentale della strategia militare che punta a un aumento del
confronto militare con Russia e Cina.
Da quando furono firmati gli accordi e
i protocolli segreti con gli USA, l’Italia ha visto ipotecata la sua sovranità
nazionale e la sua sicurezza per la presenza di basi e forze militari
statunitensi nel nostro territorio.
L'appartenenza alla NATO -
un'organizzazione di guerra e di terrore - è l’espressione di una politica di
vassallaggio e di sottomissione agli Stati Uniti, con gravissimi riflessi in
politica interna (ad es. i condizionamenti politici, la strategia della
tensione).
Allo stesso tempo, la partecipazione
delle truppe italiane alle missioni di guerra contro paesi con i quali non
abbiamo mai avuto il minimo problema, comporta ripercussioni disastrose.
Le contraddizioni interimperialiste
possono sboccare, come avvenuto in passato, in un conflitto militare per una
nuova ripartizione del mondo, con incalcolabili conseguenze.
La politica di guerra e la presenza
militare statunitense in Italia va contro gli interessi operai e popolari, ci
trasforma in un obiettivo militare di prim’ordine in caso di guerra tra le
grandi potenze.
Noi comunisti (marxisti-leninisti),
assieme a tutte le forze rivoluzionarie, democratiche, agli amanti della pace,
denunciamo la presenza militare statunitense in Italia, esigiamo lo
smantellamento delle centinaia basi USA e NATO, l'uscita dalla NATO e la sua
dissoluzione.
Chiamiamo a intensificare la lotta
contro la politica di guerra dell'imperialismo, per il ritiro immediato delle
truppe all’estero, per dire no agli F-35 e al MUOS, per la drastica riduzione
delle spese militari e l’aumento di quelle sociali, per la solidarietà ai popoli
in lotta contro l'imperialismo e la reazione.
Chiamiamo alla realizzazione di un
ampio Fronte popolare contro i pericoli di guerra imperialista, l'offensiva del
capitalismo e le trasformazioni reazionarie, sulla base dell'unità di lotta
della classe operaia.
La libertà, l’indipendenza, la
sicurezza e sovranità popolare sono incompatibili con la permanenza in
un'organizzazione militare aggressiva, il cui unico obiettivo è servire agli
interessi dall'imperialismo nordamericano.
La lotta contro la minaccia di una
nuova guerra imperialista è inseparabile della lotta per il socialismo. La
borghesia non ha mai voluto mettere in discussione le basi militari straniere e
l'appartenenza alla NATO. Senza una rottura rivoluzionaria da cui scaturisca un
Governo degli operai e degli altri lavoratori sfruttati non sarà possibile avere
una politica estera basata sulla pace, la solidarietà e l'amicizia con tutti i
popoli.
19 gennaio 2015
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