BERGAMO
– operaio immigrato della logistica
Poi
un giorno altrio operai ci hanno fatto conoscere il compagno dello
Slai cobas della Dalmine. Ci ha fatto regolarizzare le buste paga.
Noi eravamo tutti stranieri, non conoscono le leggi, i contratti, noi
avevamo l'obbligo di lavorare in quella maniera. Da quando abbiamo
conosciuto ilcompagno dello Slai cobas ci siamo svegliati ed è
andata bene.
Ma
poi hanno fatto un cambio appalto, e hanno spostato o licenziato
tutti noi. Non vogliono che siamo Slai cobas. L'altro giorno mi hanno
detto: se vuoi lavorare per tre mesi devi andartene dallo Slai cobas.
Io mi sono rifiutato. Grazie al compagno dello Slai cobas, abbiamo
fatto blocchi, lotte, presidi, il compagno ha dormito con noi per
terra.
L'azienda
ad un certo punto ha organizzato una feroce carica con mazzieri.
Grazie
allo Slai cobas che ci ha fatto conoscere diritti per lavorare con
dignità umana. Un mio paesano che lavora, non veniva pagato da 6
mesi, e lo ha licenziato. Lui non sapeva bene l'italiano e ha portato
me, prima il padrone non mi voleva fare entrare. Abbiamo fatto
manifestazione, poi, il padrone, forse mi aveva conosciuto, ha detto
pago tutto...
Grazie
al compagno dello slai cobas: sono una luce nel buio.
TARANTO
– rappresentante del lavoro sul territorio
Vorrei
parlare di quelli che a mio avviso sono stati momenti significativi
nel corso dell'autunno scorso, collegati a mobilitazioni nazionali.
Siamo in una
città ad alta industrializzazione, perchè qui abbiamo oltre l'Ilva altre grandi industrie, nonchè medie e piccole aziende che fanno di Taranto uno dei poli industriali più grandi, se non il più grande del Sud e tra i più grandi d'Italia. Di contro però, la disoccupazione è al 60% ed è ancora più spaventosa se guardiamo il tasso delle fasce giovanili. E gli operai, vittime del ricatto occupazionale, sono ancora più “inebetiti” rispetto ad altre realtà. Cosa voglio dire con questo? Che la classe operaia a Taranto, per conservare quel minuscolo benessere, quelle briciole che il capitalismo gli concede, ancora non lotta adeguatamente contro gli attacchi sempre più serrati della classe padronale.
città ad alta industrializzazione, perchè qui abbiamo oltre l'Ilva altre grandi industrie, nonchè medie e piccole aziende che fanno di Taranto uno dei poli industriali più grandi, se non il più grande del Sud e tra i più grandi d'Italia. Di contro però, la disoccupazione è al 60% ed è ancora più spaventosa se guardiamo il tasso delle fasce giovanili. E gli operai, vittime del ricatto occupazionale, sono ancora più “inebetiti” rispetto ad altre realtà. Cosa voglio dire con questo? Che la classe operaia a Taranto, per conservare quel minuscolo benessere, quelle briciole che il capitalismo gli concede, ancora non lotta adeguatamente contro gli attacchi sempre più serrati della classe padronale.
Si
sono scritti fior di articoli sul ricatto salute-lavoro ed ecco che
in questa ottica quel beota di Renzi (servo dei padroni) il 25
Settembre ci “gratifica” con la sua presenza, ma non lo fa
annunciandosi per tempo ma in maniera fugace come soli pochi animali
sanno far bene, tipo alcuni che albergano nelle fogne, e forse lui è
degno figlio di una di loro; Tra l'altro, per completare, ovviamente
non si concede alle parti sociali "vere" ma concerta il suo
incontro con i suoi degni compari, trincerati in prefettura. Noi,
visto il poco tempo a disposizione per organizzare il “comitato di
benvenuto”, siamo comunque riusciti a dare un segnale e cioè che a
Taranto non sono tutti morti.
E lo Slai cobas, insieme a realtà
ambientaliste, i Liberi e pensanti, singoli cittadini, ha portato
avanti una forte contestazione a Renzi, che ha dovuto entrare in
prefettura ed uscirne veloce sempre in macchina, inseguito dai noi
manifestanti; è stata la prima contestazione a cui Renzi ha
cominciato a trovarsi di fronte nei suoi giri. Poi sappiamo tutti
come Renzi ha continuato ciò che gli altri avevano lasciato in
sospeso, il gioco al "massacro" partendo anche dal pubblico
impiego dove sono previsti cambiamenti radicali oltre quelli già
avvenuti, per poi tornare a massacrare il privato attuando il tuo
famigerato Jobs Act, che è stato il motivo dell'iniziativa, tra le
tante che con tenacia e come si usa dire dalle nostre parti "Cu
a capa tost peggij dll petr d Martin", che abbiamo portato
avanti. Nel giorno 14 Dicembre con uno sciopero generale abbiamo
organizzato un presidio sotto la prefettura, a cui si è unito anche
il Cobas confederazione. C'è stato megafonaggio, volantinaggio,
affissione di locandine, striscioni; In quell'occasione la
partecipazione ai risultati li potremmo definire soddisfacenti.
Abbiamo legato la lotta contro il jobs act alle varie vertenze
sull'occupazione che insistono sul territorio. Frutto di questa buona
iniziativa è stato anche l'incontro con il vice prefetto, una novità
visto che erano mesi e mesi che il prefetto non rispondeva alle
richieste di incontri dei lavoratori. Questa mobilitazione l'abbiamo
replicata anche il 5 Dicembre.
Questo sciopero dei sindacati di base
del 14 novembre ci ha permesso di inserire le vertenze locali, nella
battaglia generale contro il governo, perchè è impossibile che oggi
queste ottengano il risultato sperato proprio in virtù del fatto che
il potere è sempre più manovrato dal governo centrale che col patto
di stabilità non lascia molti spazi alla contrattazione, anzi, tende
a non lasciarne affatto, rasentando a mio avviso la violazione dei
diritti costituzionali, se non addirittura dei diritti umani.
Alla luce di tutto questo la lotta si
fa veramente dura e il governo si predispone ad atti fortemente
repressivi, ma a maggior ragione, lo Slai Cobas e oserei dire anche
tutto “l'esercito proletario” deve serrare i ranghi e rilanciare
le lotte a tutti i livelli: locale e nazionale
TARANTO
– lavoratrice precaria delle scuole e rappresentante della lotta
per il lavoro insieme alla rappresentante dei Disoccupati
Organizzati.
Il
2014 è stato un anno abbastanza movimentato. E' cominciato con la
lotta delle lavoratrici delle pulizie nelle scuole statali, perchè
scaduto l'appalto vi è stata una nuova gara vinta al massimo
ribasso, con tagli dell'80%. Si è cominciati ad organizzarsi. La
maggiorparte dei miei colleghi di lavoro vanno dietro ai sindacati
confederali perchè possono contrattare a livello nazionale, ma poi
dicono che io ho ragione, che sappiamo che lo slai cobas è
combattivo.
Sono
cominciate le iniziative di protesta, ci sono state manifestazioni a
Bari, una grossa a Roma sotto il Ministero che è durata fino a
notte, alla fine per smuovere le acque gli operai hanno cercato di
entrare nel Ministero, vi sono state cariche della polizia. Questo
appalto è a livello nazionale, e siamo 18mila lavoratori. In tutta
Italia ci sono state manifestazioni e occupazioni, le donne hanno
occupato una scuola per tutto il giorno, alla fine il prefetto ha
fatto intervenire i carabinieri che hanno menato le operaie,
facendole finire alcune in ospedale. La lotta è iniziata a dicembre
2013 ed è durata fino a febbraio 2014.
I
Sindacati confederali cercavano di boicottare lo Slai cobas in tutte
le maniere, ma io mi facevo sentire e davo molto fastidio a loro. A
Bari io sono stata promotrice di un attacco alla Regione, la polizia
ci ha menato, ma alla fine l'assessore al lavoro ha accettato di
incontrarci; ma la cgil, lo ha impedito anche se tutti le altre
lavoratrici protestavano, dicendo: lei non deve salire perchè è una
sovversiva! Anche a Taranto vi sono stati blocchi al Comune,
occupazione del Provveditorato. Anche al Comune i sindacati
confederali non mi volevano far salire, ma questa volta i lavoratpori
e le lavoratrici si sono ribellati di più, si sono impuntati e sono
salita.
Alla
fine Renzi per “prendere 2 piccioni con una fava”, siccome
c'erano soldi per il decoro delle scuole, ha pensato di utilizzarli
per farci lavorare ancora, toglierci la Cig in deroga che abbiamo
avuto per 7 anni frutto di una lotta nel 2007contro centinaia di
licenziamenti, ripristinato l'orario precedente, ma con il
cambiamento che oltre le pulizie dobbiamo fare la manutenzione. Su
questo la ditta ci ha mangiato, dovevamo fare un corso ma questo è
durato solo 3 ore. Il piano del governo scadrà il 30 marzo 2016, ma
i soldi non ci sono già. Io sono 20 anni che sono precaria, e Renzi
dice che deve togliere la precarietà...
Dalla
rappresentante dei Disoccupati Organizzati.
Questo
autunno abbiamo ripreso la mobilitazione mettendo al centro lo
sviluppo dell'organizzazione dei disoccupati. Lo facciamo facendo
vari presidi al collocamento, con banchetto, volantini, locandine,
raccolta firme. Porto con me soprattutto disoccupate donne che hanno
bambini a carico ed hanno più difficoltà a trovare lavoro. Tanto
per dire, il servizio sociale del Comune ha stabilito che per
lavorare 3 mesi bisogna avere 3 figli. Ora siamo passati a 4 figli
per fare domanda. E' una lotta continua quella che fa la donna
disoccupata, che, senza lavoro, deve sottomettersi al marito-padrone.
Stiamo
lottando per lavorare nella raccolta differenziata, nelle bonifiche,
risanamento della città. Su questo facciamo incontri con le
Istituzioni, chiediamo tavoli istituzionali. Abbiamo fatto molte
iniziative di lotta dure soprattutto contro il Comune che faceva al
massimo solo promesse, abbiamo bloccato il ponte girevole per tutta
una giornata, abbiamo più volte occupato l'androne interno del
Comune e invaso con cartelli, striscioni i consigli comunali. A fine
aprile abbiamo messo la “tenda per il lavoro” vicino al ponte
girevole, in modo da essere molto visibili, avvicinare giovani,
disoccupati, donne. Durante la Tenda vi è stata la processione del
patrono di Taranto e la tappa del giro d'Italia, entrambe hanno
dovuto passare in mezzo ai nostri striscioni, slogan, ecc. Così come
sono dovuti venire alla Tenda ad incontrarsi con noi l'arcivescovo,
il presidente della Confindustria, e vari assessori e consiglieri.
Abbiamo raccolto circa 1000 firme per il lavoro e reddito minimo
garantito. Alla Tenda si era creato un buon rapporto tra di noi, si
era uniti, è stata una bella esperienza. Questa poi, purtroppo, non
si è conclusa molto bene.
Il
Sindaco cercava, con varie manovre su singoli disoccupati, di
dividerci e corromperci.
A
fine maggio siamo andati ad un consiglio comunale che doveva darci
delle risposte, invece nulla. Ci siamo molto arrabbiati e abbiamo
occupato il consiglio. Il sindaco ha dato ordine ai vigili di
caricarci, arrestarci, ci hanno ammanettato, portato in caserma,
facendo perquisizioni fisiche illegali, 2 disoccupati sono stati 2 gg
in carcere, e al processo sono stati condannati uno a 5 e l'altro a 7
mesi. Chi lotta per il lavoro e viene arrestato! Quando al governo
abbiamo dei delinquenti!
In
Puglia sono stati stanziati dei soldi per il reddito di cittadinanza,
mentre a Taranto ancora non si fa niente. Abbiamo partecipato
recentemente ad un incontro, in cui l'assessore al lavoro ha dovuto
dire davanti ai sindacati confederali che senza lo Slai cobas il
tavolo non si può fare perchè sono loro i primi a Taranto che
lottano per il lavoro.
TARANTO
– rappresentante delle lavoratrici delle
pulizie negli asili
pulizie negli asili
La
nostra situazione, che non è solo locale, è una sorta di simbolo
della “precarietà”, espressione del livello a cui queste
Istituzioni fanno arrivare i contratti precari.
Stiamo
portando avanti dal 2012 una lotta contro un orario di lavoro di
appena 1 ora e 50 minuti al giorno e un salario che al massimo arriva
a 250 euro al mese. Si parla di lotta contro la precarietà, quando
sono in primis le istituzioni che nei loro contratti di appalto fanno
passare condizioni vergognose di lavoro. Nello stesso tempo, noi
assunte per fare le pulizie facciamo normalmente anche mansioni di
ausiliariato, che non ci vengono riconosciute come livello
retributivo. Finora con lotta, che ha visto vari presidi sotto il
Comune, la Prefettura, ecc., con gli incontri, il massimo che
vogliono concedere nel nuovo appalto sono... 10 minuti in più di
lavoro al giorno!
In
questa lotta abbiamo un grosso ostacolo, i sindacati confederali, che
si limitano, bene che vada, a organizzare presidi, e contrastano la
nostra linea, di portare la lotta negli asili, di fare fermate che
incidano sul servizio, perchè fin quando questo comunque viene
garantito, le Istituzioni e la Ditta non si muovono; così come la
nostra proposta di unità delle lavoratrici, indipendentemente dalla
loro iscrizione ai sindacati confederali. Su questo a settembre siamo
riuscite ad organizzare un'assemblea sotto il Comune con la
partecipazione di altre lavoratrici iscritte ai sindacati
confederali.
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