Lo studio dei testi di base marxisti (lavoro salariato e capitale/analisi della crisi/il capitale) indica a
noi comunisti che il compito in definitiva che abbiamo è quello di debellare la
malattia, non i suoi effetti, dove la malattia è questo sistema capitalista che
soffoca tutta l'umanità. In questo lo studio serve a fornirci le basi di conoscenza, ad assumere la
"visione del mondo" del proletariato perchè la realtà economica non è
quella descritta degli economisti che sono di "parte" (della borghesia
dominante), occorre comprendere la realtà dall'altra parte, da quella di chi produce, che è il fattore del processo produttivo che determina i rapporti sociali, la
classe operaia. Quindi centralità
operaia soprattutto.
E rivoluzione, perchè l'umanità non può essere per sempre
condannata a subire fame, sfruttamento, crisi economiche e povertà crescenti,
guerre, che fanno di questo sistema capitalistico il peggiore dei mondi
possibili, in cui chi produce non può possedere
ciò che produce perchè gli viene pure espropriata la ricchezza prodotta.
E che libertà sarebbe quella che ha formalmente l'operaio
quando questa viene sacrificata al padrone che l'acquista a pezzi attraverso il
salario, in un processo che dalle prime fabbriche ottocentesche arriva fino a
noi, dove i padroni allungano l'orario, intensificano i ritmi, licenziano,
"assumono" a termine, attraverso il "caporalato legale"
delle agenzie interinali (così i 300 operai in Fiat, con l'aggiunta
dell'accordo con Fim Cisl e Fismic che abolisce la pausa pranzo),
delocalizzano, cioè ci fanno sempre più lavorare "gratis" per loro,
ci sfruttano, fino a negarci la stessa vita, producendo molto di più in meno
tempo perchè loro, i padroni, vogliono solo realizzare illoro profitto e la nostra sicurezza,
invece, è un costo?
Del resto l'economia borghese e perfino le leggi borghesi non
toccano la sfera dell'operaio, della sua vita: il suo valore è solo quanto
costa produrlo. Se se ne "rompe" uno o 7 o centinaia in uno stesso
giorno altri ne prenderanno il posto. Le norme del codice penale non valgono
per rendere giustizia agli operai....
I fondamenti del marxismo ci fanno comprendere meglio che le
lotte sindacali sono sul terreno della "difesa", possono migliorare
le condizioni di vita e di lavoro, accelerare la caduta del saggio del
profitto, ma lasciano sopravvivere il rapporto di sfruttamento, il dominio del
capitale. Ed è proprio quel dominio che devono rovesciare invece i comunisti
organizzati nel Partito.
"L'operaio produce ricchezza estranea che lo domina, il
potere che gli è nemico, il capitale", scrive Marx. I padroni hanno
bisogno continuamente di operai per accrescere la loro ricchezza/profitto ma gli
operai non hanno bisogno del padrone per la produzione.
L'analisi marxista della crisi dimostra che "il re è
nudo", che il sistema arriva al punto di incepparsi e che, quindi, non c'è
alternativa al regicidio. Le soluzioni della sinistra riformista, di cui oggi
Tsipras in Grecia è il nuovo rappresentante, sull'intervento dello Stato a dare
assistenza e aiuti alle imprese, sul debito da rinegoziare (meglio, moratoria
temporanea del pagamento degli interessi), sull'affidamento ai mercati o ad una
politica redistributiva o "sociale" più efficiente, si tengono
comunque alla larga dall'attaccare la vera causa della crisi, il profitto dei
padroni. Per i riformisti/conciliatori l'unico obiettivo
è quello di contenere la rabbia sociale, nient'altro.
Non siamo tutti sulla stessa barca e i capitalisti non
andranno in rovina nella/per la crisi che è congenita al loro sistema per
ristabilire un nuovo equilibrio per tornare a fare profitti: l'unica soluzione
è la rivoluzione.
La classe operaia si è sempre ribellata a questo dominio, è
con Marx che passa dall'istinto di "fare la pelle" al proprio padrone
alla consapevolezza necessaria di "fare la pelle" a TUTTI i padroni e
al loro sistema, e comprende realmente che c'è un nemico che è la classe che la sfrutta e che ha costruito tutta una sovrastruttura per mantenere il suo
dominio.
L'epoca storica del capitalismo ormai si è allargata a dismisura a livello mondiale e il
rapporto salari/profitto, che è il suo cuore, è lo stesso che batte in Italia come in
India, in Germania come in Cina.....
E' straordinario l'appello che fa Marx alla I^
Internazionale quando fa dice agli operai di elevarsi nella comprensione
della politica in nome dell'internazionalismo proletario:
"Se l'emancipazione delle classi operaie esige il loro
concorso fraterno, come possono esse compiere questa grande missione, quando la
politica estera non persegue che disegni criminali e, sfruttando i pregiudizi
nazionali, non fa che sprecare il sangue e i tesori dei popoli in guerre di
rapina? Non fu la saggezza delle classi governanti, ma la resistenza eroica
della classe operaia inglese alla loro follia criminale che salvò l'occidente
europeo dal rischio di gettarsi a corpo morto nell'infame crociata per
perpetuare e propagare la schiavitù dall'altra parte dell'Atlantico.
L'approvazione vergognosa, la simpatia ironica e l'indifferenza idiota con le
quali le classi superiori dell'Europa assistevano al franare della fortezza
montana del Caucaso, divenuta preda della Russia, e all'assassinio della Polonia
da parte della medesima potenza, le immense usurpazioni, sopportate senza
resistenza, di questa potenza barbarica, la cui testa è San Pietroburgo e le
cui mani sono in tutti i gabinetti ministeriali d'Europa, hanno imposto alle
classi operaie il dovere d'iniziarsi ai misteri della politica internazionale,
di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi a essi, se è
necessario, con tutti i mezzi in loro potere; se è impossibile prevenirli, è
loro dovere coalizzarsi e denunciarli simultaneamente, e rivendicare le
semplici leggi della morale e della giustizia che devono regolare tanto le
relazioni degli individui quanto quelle superiori dei popoli.
La lotta per una tale politica estera fa parte della lotta
generale per l'emancipazione della classe operaia.
Proletari di tutti i paesi, unitevi!"
Nessun commento:
Posta un commento