La Costituzione stracciata dal governo Letta-Napolitano
di Contropiano - Comitati Dossetti *
Cambiare la Costituzione è una cosa, seppellirla è
l'opposto. Se la si vuol cambiare evitando di seguire le procedure (art.
138), allora l'intenzione golpista-presidenzialista diventa evidente.
Partiamo da un dato di fatto, non opinabile: l'attuale governo ha emesso un disegno di legge di revisione costituzionale incaricando - addirittura con un decreto - 35 presunti "saggi" di individuare le "riforme costituzionali" che poi saranno oggetto vincolante di discussione parlamentare.
Le violazioni della Costituzione sono più d'una e stupisce - oppure per nulla - che ben tre "presidenti emeriti" della Corte Costituzionale abbiano accettato di esser nominati come mebri di questa autentica commissione "speciale".
La prima violazione è violenta: cambiare la Costituzione non è affare di un governo, ma del Parlamento. Nel senso stretto che "l'iniziativa" del cambiamento deve venire dal parlamento e non dal governo. Lo dice l'art. 138 della Costituzione italiana, che ovviamente doveva pervedere la necessità di una riforma e fissa la procedura perché ciò potesse avvenire.
Il governo Letta ha invece ha assunto su di sè l'onere dell'iniziativa.
In secondo luogo, una qualsiasi commissione "costituente" avrebbe dovuto esser selezionata dal Parlamento stesso. Qui, invece, il governo Letta ha addirittura emesso un decreto con tanto di nomi dei componenti. L'esecutivo, insomma, ha scelto quegli esperti di diritto costituzionale (ma anche no, si veda la presenza di Franco Frattini, noto per la formazione da maestro di sci) che meglio corrispondevano all'idea di "riforma" che il governo stesso intende realizzare: il presidenzialismo, ovvero un rovesciamento del carattere fondamentale della Costituzione italiana, attualmente - anche se sempre più solo sul piano formale, "parlamentare".
Un'ernormità cui si è sotratta soltanto la prof.ssa Lorenza Carlassare, che ha rinunicato all'incaico denunciandone l'incostituzionalità.
In terzo luogo, le "conclusioni" di questo gruppo di "nominati" saranno il perimetro entro cui obbligatoriamente il Parlamento dovrà muoversi per delineare la nuova stesura costituzionale. La "sovranità" del Parlamento è dunque bypassata da gruppo dei "saggi", ma in realtà assunta in proprio dal governo, che ha selezionato a monte i "saggi complici".
Un golpe di velluto, voluto e caldeggiato dal Quirinale.
Qui di seguito la denuncia, peraltro molto educata, come si conviene a dei costituzionalisti di chiara fama e di indiscutibile competenza, dei Comitati Dossetti. Per chi non fosse informato, Giuseppe Dossetti è stato uno dei fondatori della Democrazia Cristiana già durante la Resistenza. Cui partecipò, nel territorio di Reggio Emilia, con il nome di battaglia di Benigno. Sacerdote, teologo, farmacista, si ritirò della politica attiva già negli anni '50. Alla morte, nel 1996, volle essere sepolto nel piccolo cimitero di Montesole, a Marzabotto, in uno dei teatri della strage nazista, tra i muri che conservano ancora oggi i fori delle pallottole tedesche. Una delle poche figure di cui l'Italia cattolica può andare orgogliosa.
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Partiamo da un dato di fatto, non opinabile: l'attuale governo ha emesso un disegno di legge di revisione costituzionale incaricando - addirittura con un decreto - 35 presunti "saggi" di individuare le "riforme costituzionali" che poi saranno oggetto vincolante di discussione parlamentare.
Le violazioni della Costituzione sono più d'una e stupisce - oppure per nulla - che ben tre "presidenti emeriti" della Corte Costituzionale abbiano accettato di esser nominati come mebri di questa autentica commissione "speciale".
La prima violazione è violenta: cambiare la Costituzione non è affare di un governo, ma del Parlamento. Nel senso stretto che "l'iniziativa" del cambiamento deve venire dal parlamento e non dal governo. Lo dice l'art. 138 della Costituzione italiana, che ovviamente doveva pervedere la necessità di una riforma e fissa la procedura perché ciò potesse avvenire.
Il governo Letta ha invece ha assunto su di sè l'onere dell'iniziativa.
In secondo luogo, una qualsiasi commissione "costituente" avrebbe dovuto esser selezionata dal Parlamento stesso. Qui, invece, il governo Letta ha addirittura emesso un decreto con tanto di nomi dei componenti. L'esecutivo, insomma, ha scelto quegli esperti di diritto costituzionale (ma anche no, si veda la presenza di Franco Frattini, noto per la formazione da maestro di sci) che meglio corrispondevano all'idea di "riforma" che il governo stesso intende realizzare: il presidenzialismo, ovvero un rovesciamento del carattere fondamentale della Costituzione italiana, attualmente - anche se sempre più solo sul piano formale, "parlamentare".
Un'ernormità cui si è sotratta soltanto la prof.ssa Lorenza Carlassare, che ha rinunicato all'incaico denunciandone l'incostituzionalità.
In terzo luogo, le "conclusioni" di questo gruppo di "nominati" saranno il perimetro entro cui obbligatoriamente il Parlamento dovrà muoversi per delineare la nuova stesura costituzionale. La "sovranità" del Parlamento è dunque bypassata da gruppo dei "saggi", ma in realtà assunta in proprio dal governo, che ha selezionato a monte i "saggi complici".
Un golpe di velluto, voluto e caldeggiato dal Quirinale.
Qui di seguito la denuncia, peraltro molto educata, come si conviene a dei costituzionalisti di chiara fama e di indiscutibile competenza, dei Comitati Dossetti. Per chi non fosse informato, Giuseppe Dossetti è stato uno dei fondatori della Democrazia Cristiana già durante la Resistenza. Cui partecipò, nel territorio di Reggio Emilia, con il nome di battaglia di Benigno. Sacerdote, teologo, farmacista, si ritirò della politica attiva già negli anni '50. Alla morte, nel 1996, volle essere sepolto nel piccolo cimitero di Montesole, a Marzabotto, in uno dei teatri della strage nazista, tra i muri che conservano ancora oggi i fori delle pallottole tedesche. Una delle poche figure di cui l'Italia cattolica può andare orgogliosa.
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La legge grimaldello contro la Costituzione grave errore del Governo e dei partiti
I Comitati Dossetti per la Costituzione denunciano come inammissibile il disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri il 6 giugno 2013, che detta nuovi modi e tempi per la riforma della Costituzione in violazione dell’art. 138 della Carta.
Violazioni che consistono, a tacer d’altro:
- nel riconoscimento al Governo dell’inusitato ruolo di proponente delle riforme costituzionali, per giunta coadiuvato da una commissione di esperti nominati dallo stesso Governo;
- nell’altrettanto inusitata imposizione di un limite temporale al procedimento di revisione, come se si trattasse dell’approvazione, con caratteri d’urgenza, di una legge ordinaria;
- nella diminuzione da tre mesi ad uno dell’intervallo intercorrente tra la prima e la seconda approvazione del testo delle leggi di revisione costituzionale: un intervallo voluto espressamente dai Costituenti perché le eventuali modifiche costituzionali potessero essere adeguatamente discusse nell’opinione pubblica prima della delibera definitiva delle Camere (nella quale, com’è noto, non è ammissibile la presentazione di emendamenti) .
Si tratta pertanto di una legge grimaldello che fa saltare le garanzie e le regole che la Costituzione stessa ha eretto a sua difesa, e che finché sono in vigore vanno rispettate. Essa contempla che in diciotto mesi vengano cambiati forma dello Stato, forma di Governo, Parlamento e l’intero equilibrio fra i poteri dello Stato su cui riposano i diritti dei cittadini.
I Comitati Dossetti per la Costituzione, richiamandosi alla grande manifestazione di patriottismo costituzionale tenutasi a Bologna il 2 giugno con la partecipazione di popolo e rappresentanti di movimenti di massa, e dando seguito al loro appello del 2 maggio “Giuristi contro la Convenzione”, fanno presente al Governo ed alla maggioranza parlamentare che con tale disegno di legge, rispecchiante la mozione delle Camere del 29 maggio scorso, viene compiuto un gravissimo errore, a cui, tuttavia, sarebbe ancora possibile non dare corso.
La previsione e l’auspicio, formulati da molti e dallo stesso Presidente della Repubblica che da qui a poco più di diciotto mesi si possa concludere l’iter delle riforme, sono tutti basati sul presupposto che il disegno di legge costituzionale, presentato ora al Parlamento, sia subito approvato e poi, nello spirito dell’Alleanza manifestatasi il 29 maggio, sia definitivamente varato in seconda lettura alla fine di ottobre, con una maggioranza che superi i due terzi dei voti, in modo tale che sia esclusa la possibilità di indire il referendum confermativo.
In tal caso partirebbe subito la procedura di revisione, prima in un Comitato parlamentare di 40 membri e poi nelle aule parlamentari, dove il dibattito è pensato come rapido e formale.
Quanto al tipo di cambiamento, si va dalla forma di Stato, alla forma di Governo, al numero dei Parlamentari, al bicameralismo, fino alla corrispondente legge elettorale, mentre si affaccia il mito del presidenzialismo. Si tratta di materie in cui le posizioni presenti nel Parlamento e nel Paese sono le più diverse e contrastanti e che il Comitato dei 40 in pochi mesi dovrebbe ricondurre ad unità, in un momento di massima crisi del Paese e di minore corrispondenza, dal punto di vista rappresentativo, tra l’elettorato ed il Parlamento eletto con la legge “Porcellum”. La stessa legge proposta dal governo mostra di avvertire l’anomalia di un cambiamento della democrazia e dello Stato fatto da una rappresentanza che non rispecchia proporzionalmente le componenti dell’elettorato e che dunque può risolversi nell’imposizione di una minoranza. Infatti la legge stabilisce che il Comitato dei 40 deve essere formato in modo da rispecchiare la proporzione fra i Gruppi, tenendo conto non solo dei loro seggi in Parlamento ma anche dei voti conseguiti alle elezioni politiche: segno che si vede la stortura ma non la si risolve; infatti questa correzione proporzionalistica che per la prima volta misura i rapporti fra i Gruppi parlamentari sulla base dei voti ricevuti e non dei seggi, riguarda solo il momento referente del lavoro del Comitato, ma non riguarda ovviamente il voto d’aula; questo poi avverrà non nella costituzionalmente obbligata doppia lettura a distanza di tre mesi l’una dall’altra, ma con il contingentamento dei tempi e l’arbitraria riduzione di tale intervallo ad un mese. A questo punto rimarrà solo il referendum confermativo, che in ogni caso potrà essere richiesto, ma sarà troppo tardi perché l’elettorato, tormentato da una crisi gravissima e oberato da altri pensieri possa decidere con libertà di coscienza sulla sorte della Repubblica e del suo ordinamento democratico, piuttosto che essere trascinato in una sorta di plebiscito.
Tutto ciò dice come i prossimi 18-24 mesi saranno mesi di passione per la Costituzione e forse la sua ultima prova.
Dov’è allora l’errore? A parte l’errore che è nella cosa stessa, esso sta nel fatto che, anziché offrire, come si vorrebbe, una garanzia di durata al Governo Letta ed alla Grande Alleanza, la partita costituzionale così aperta diventa fonte della loro massima debolezza. Agli occhi di molti la questione diventa infatti il caso serio di una Repubblica democratica e rappresentativa che sta o cade, e quindi attinge un’assoluta priorità a partire dal momento stesso in cui si comincerà a discutere in Parlamento la legge costituzionale di deroga all’art. 138.
Non vi è chi non veda come tra i mezzi per fermare la riforma vi sia la procurata caduta del Governo, la dissoluzione della sua maggioranza e l’insorgere di fratture nell’ambito degli stessi partiti della maggioranza, forse con le inevitabili dimissioni dello stesso Presidente della Repubblica.
I Comitati Dossetti per la Costituzione, per parte loro, si propongono le seguenti azioni:
1) esercitare una “moral suasion” per indurre i partiti di maggioranza del Parlamento – che tutti si richiamano alla democrazia ed alla libertà – a garantire che in seconda lettura la legge grimaldello non sia votata da una Santa Alleanza che raggiunga i due terzi dei voti, in modo che non sia esclusa la possibilità costituzionale del referendum popolare;
2) presentare o promuovere la presentazione, sin da questi mesi estivi, di singole leggi di revisione costituzionale che, su punti specifici, e senza travolgere l’intero ordinamento:
- correggano il sistema bicamerale investendo la sola Camera del rapporto di fiducia col Governo;
- ridefiniscano il rapporto fra Stato, Regioni ed altre autonomie locali, ponendo rimedio alle negative esperienze fatte fin qui;
- ridisegnino il numero dei parlamentari;
- riscrivano l’art. 81;
- stabiliscano un tetto di spesa per le spese militari ed un minimo di spesa per le spese scolastiche e formative;
- introducano il principio del reddito minimo di esistenza vitale;
- enuncino un criterio d’indirizzo sui rapporti fra Italia ed Unione Europea, sopraggiunti dopo l’entrata in vigore della Costituzione del 1948, criterio basato sul perseguimento dell’unità vera e non solo economica dell’Europa e sulla salvaguardia della personalità, dei valori supremi e della qualità della vita della comunità di tutti gli abitanti della Penisola.
Altri temi specifici, se urgenti, potranno essere oggetto di singoli progetti di legge di revisione costituzionale, tutti sottoponibili, poi, separatamente a referendum popolare.
I Comitati Dossetti per la Costituzione suggeriscono al Governo ed ai partiti veramente desiderosi di un perfezionamento della nostra Costituzione che questa è la strada meno conflittuale col Paese e con la giovane tradizione costituzionale italiana, nonché la più rapida per raggiungere graduali e sicuri risultati di avanzamento istituzionale nella continuità dell’ordinamento democratico.
I Comitati Dossetti, infine, invitano tutte le associazioni, enti, sindacati, comunità culturali e religiose a mantenere vigile l’interesse e la cura per la Costituzione ed i valori che in essa finalmente hanno raggiunto la soglia del diritto obbligante per tutti, e propongono che fin d’ora siano raccolti contributi volontari da depositare in un fondo presso la Banca Etica per far fronte alle future spese dei prevedibili referendum in cui si dovrà combattere la battaglia per la Costituzione.
Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo, Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Francesco Bilancia, Nicola Colaianni, Alfonso Di Giovine, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Alessandro Pizzorusso, Armando Spataro, Gustavo Zagrebelsky, Francesco Di Matteo, Tommaso Fulfaro, Sandro Baldini, Maurizio Serofilli, Luisa Marchini, Barbara Romagnoli, Beppe Giulietti, Francesca Landini, Associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla”,
Giovanni Battista Baggi, Umberto Andalini, Alfonso Gianni, Francesco Grespan, Stefano Sanchioni, Lidia Campagnano, Aldo Asvero Tropepi, Umberto Musumeci, Anna Biagini, Gabriella Bentivoglio, Alda Busi, Maria Ricciardi Giannoni, Associazione Liberacitadinanza, Giuseppe Salmè, Forum Cittadini del Mondo R. Amarugi, Maurizio Buzzani, Bronzini Giuseppe, Mauro Bortolani, Ada Pallai, Pietro Galati, Tiziana Valpiana, Gian Carlo Poddine, Vilma Lucia Caon, Antonio Mammi, Comitato Dossetti per la Costituzione di Casalgrande (RE), Marialba Pileggi, Romolo Tamburrini, Innocenza Indelicato, Ilaria Cornetti, Giulia Venia, Gaetano Bonifacio, Umberto Baldocchi, Franco Ronconi, Roberto Riverso, Eleonora Bellini, Gioacchino La Greca, Sebastiano Gulisano, Silvia Maggi, Vittorio Campanelli, Irene Del Prato, Doria Di Caprio, Alfonso Sabin, Matteo Cerutti Soia, Bartolo Angiani, Enrico Peyretti, Franco Borghi, Luisella Basso Ricci, Angelo Ciprari, Teresa Lapis, Ignazio Giovanni Patrone, Stefano Celli, Giulio e Lucia Sica, Nicoletta Gandus, Lanfranco Peyretti, Carlo Ridolfi, Carlo Ferraris, Massimo Torelli, Carlo Cappellari, Pierpaolo Loi, Antonio Porro, Antonio Boncristiano, Dignatici Patrizia, Stocco Giuseppe, Fabio Massimiano, Tonino Venturi, Dora Marucco, Nadia Norcini, Corrado Gregori, Silvia Manderino, Paolo Ferrari, Lorella Amigoni, Nanni Russo, Aldo Santori, Loretta Ciampalini, Paolo, Cecilia Landini, Grazia Riccitiello, Livio Riccitiello, Carlo Corsetti, Bruno Giangiacomo, Paola Marsocci, Silvia Buzzelli, Caterina Interlandi, Emilio Robotti, Michele Turazza, Fabio Ragaini, Mauro Rosini, Giancarlo Giannetto, Alfredo Guardiano, Stefano Fern. Tozzi, Matteo D’Angelo, Francesco Baicchi, Antonio Boncristiano, Luigia Evani, Giovanni Picaro, Maria Giovanna Filia, Teresa Citernesi, Raffaele Iavazzo, Maurizio Sgarzi, Daniela Laudati, Franca Maria Bagnoli, Ugo Bologna, Giancarlo Madoni, Elena Presti, Anna Maria Capocasale, Beatrice Felis, Mario Corinaldesi, Francesco Baicchi, Rossi Luigi, Gianfranco Monaca, Lucia Vignale, Federico Vignale, Maria Paola Patuelli, Claudio Carosio, Paola Modesti, Maria Assunta Laura Nastri, Francesco Baicchi, Miria Ronchetti, Mario Pisani, Eleonora Bellini, Giorgio Altieri, Angelo Vaccaro, Anna Maria Tamburri, Franco Ragusa, Patrizia Bellucci, Marco Proietti, Laura Proietti, Patrizia Bellucci, Milena Mottalini, Antonio Pizzo, Maria Grimaldi, Iris Mascaro, Roberto Aniello, Paolo Barbieri, Sergio Capovilla, Associazione Grosseto per la Costituzione, Ileana Capocasale, Giovanni Danti, Antonella Rosetti, Angelo Morini, Leonardo Altieri, Chiara Landini, Gian Paolo De Leo, Agostino Abate, Luisa Lama, Roberto Di Fede, Waldemaro Flick, Bruno Bortoli, Annamaria Festi Zattoni, Davide Cilia, Mauro Vaudano, Michele Debegnach, Nadia Schavecher, Otello Ciavatti, Aldo Di Canio, Jaunito Patrone, Vincenzo Vita, Riccardo De Vito, Raffaele D’Agata, Patrizia Bellucci, Ferdinando Gradella, Silvia Sandrini, Grazia Tuzi, Valeria Pollastro, Anna Maria Nicola, Renata Campani, Alessandro Scassellati Sforzolini, Alessandro Cortesi, Augusto Marinelli, Sergio Simonato, Viviana Viviani, Christian Zanatta, Stefania Mussio, Antonio Nisita, Alessandro Messina, Loredana Alajmo, Adele Falabella, Sergio Casagrande, Associazione Treno delle Donne in difesa della Costituzione, Nella Toscano, Gabriella Franceschetti, Gianna Guglielmino, Gianantonio Boninsegna, Franco Mimmi, Anna Rosa Rossi, Valeria Federici, Maria Colucci, Leonardo Grassi, Sergio Staino, Germano Zanzi, Marcello Acquarone, Salvatore Lezzi, Roberto Caprino Campana,
Roma, 10 giugno 2013 Ultima modifica Venerdì
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