di
redazione di Torino
Un presidio
dei sindacati conflittuali sotto la Camera del Lavoro di Torino contesta il
segretario della Fiom per aver firmato il patto scellerato del 31 maggio. Il
“governissimo sindacale” – quello nato dallo scellerato Patto sulla
rappresentanza nei luoghi di lavoro – comincia a raccogliere i suoi frutti.
Alla Camera del lavoro di Torino era stamattina atteso il segretario della FIOM Maurizio Landini. Un folto presidio di lavoratori, attivisti sindacali e militanti, convocati da USB e CUB, si è ritrovato per dare il giusto benvenuto a questo mediocre personaggio che ancora (!) scalda i cuori di una sempre più disastrata sinistra.
La denuncia dei contenuti dell’accordo del 31 maggio e della svendita delle garanzie e delle libertà democratiche dei lavoratori si è alternata con canti e sfottò ripetuti contro la “triplice” e in particolare contro la FIOM, a parole agitatrice del conflitto, nei fatti prona e ormai costretta a estinguere ogni forma di dissenso e contraddizione interna. “Siam tre piccoli porcellin /Cgil Cisl e Uil,/ mai nessun ci dividerà /trallalalallalà!”, ha intonato ripetutamente il presidio.
Una presenza così combattiva e consapevole sotto la propria storica roccaforte, la capacità dei manifestanti di toccare un nervo scoperto della mutazione genetica del sindacato dei metalmeccanici, e insieme un coacervo di ipocrisia, supponenza e falsa coscienza ha spinto alcuni delegati FIOM a tentare un’aggressione al presidio (tutt’altro che spaventato dalla prospettiva e determinato a rispondere) – bloccata dalle forze dell’ordine - e a proferire minaccie contro una lavoratrice: “Ci vediamo in fabbrica!”
Una minaccia che va accolta come un invito a ritrovarsi sì in fabbrica, ma anche in tutti quei luoghi di lavoro e non in cui si manifesta il conflitto sociale, per estendere la coscienza della necessità di smascherare l’organicità dei sindacati complici al progetto padronale, ma soprattutto per porre la questione delle questioni: quella dell’organizzazione sindacale e politica del blocco sociale antagonista, organizzazione che sia in grado di porsi all’altezza dello scontro di classe che attraversa il nostro paese e l’Unione Europea. Al di là della sacrosanta e liberatoria contestazione, il vero banco di prova che attende tuii i lavoratori e le lavoratrici nei prossimi mesi.
Alla Camera del lavoro di Torino era stamattina atteso il segretario della FIOM Maurizio Landini. Un folto presidio di lavoratori, attivisti sindacali e militanti, convocati da USB e CUB, si è ritrovato per dare il giusto benvenuto a questo mediocre personaggio che ancora (!) scalda i cuori di una sempre più disastrata sinistra.
La denuncia dei contenuti dell’accordo del 31 maggio e della svendita delle garanzie e delle libertà democratiche dei lavoratori si è alternata con canti e sfottò ripetuti contro la “triplice” e in particolare contro la FIOM, a parole agitatrice del conflitto, nei fatti prona e ormai costretta a estinguere ogni forma di dissenso e contraddizione interna. “Siam tre piccoli porcellin /Cgil Cisl e Uil,/ mai nessun ci dividerà /trallalalallalà!”, ha intonato ripetutamente il presidio.
Una presenza così combattiva e consapevole sotto la propria storica roccaforte, la capacità dei manifestanti di toccare un nervo scoperto della mutazione genetica del sindacato dei metalmeccanici, e insieme un coacervo di ipocrisia, supponenza e falsa coscienza ha spinto alcuni delegati FIOM a tentare un’aggressione al presidio (tutt’altro che spaventato dalla prospettiva e determinato a rispondere) – bloccata dalle forze dell’ordine - e a proferire minaccie contro una lavoratrice: “Ci vediamo in fabbrica!”
Una minaccia che va accolta come un invito a ritrovarsi sì in fabbrica, ma anche in tutti quei luoghi di lavoro e non in cui si manifesta il conflitto sociale, per estendere la coscienza della necessità di smascherare l’organicità dei sindacati complici al progetto padronale, ma soprattutto per porre la questione delle questioni: quella dell’organizzazione sindacale e politica del blocco sociale antagonista, organizzazione che sia in grado di porsi all’altezza dello scontro di classe che attraversa il nostro paese e l’Unione Europea. Al di là della sacrosanta e liberatoria contestazione, il vero banco di prova che attende tuii i lavoratori e le lavoratrici nei prossimi mesi.
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