Un altro ragazzo ha perso la vita, all'ombra dei riflettori, dopo uno dei tanti concerti che ci si trova a vedere in giro per l'italia, per il mondo.
Come è accaduto, per esempio, per Francesco Pinna, morto sul palco prima del concerto di Jovanotti, episodi del genere fanno montare una rabbia unica: forse perchè alcuni di noi hanno provato sulla propria pelle cosa significa lavorare come facchini in queste situazioni.
Forse è perchè sappiamo che questo mondo dello "spettacolo" si sostiene su decine di persone che per pochi spiccioli vengono sottoposti a carichi di lavoro massacranti, senza alcuna norma di sicurezza minima, senza nessuna assicurazione su quante ore dovrà lavorare.
E così capita che in una giornata si lavori dalla mattina in cui si monta alla notte in cui si smonta, con un intervallo di qualche ora, giusto il tempo in cui gli strapagati artisti sono sul palco a fare il proprio "show", assolutamente distaccati e incuranti di chi lavora per loro. Bisogna mantenere la lucidità per non morire sotto un'americana, una cassa, un motorizzato, un montacarichi: certo, bisogna essere lucidi, perchè all'ombra dei riflettori non c'è niente e nessuno che ti tuteli dai rischi: sei solo con la tua debolezza, la tua forza e la tua stanchezza.
Senza contratto, spesso con padroni/papponi che preventivano all'agenzia 100/150 € a facchino per poi dargli 40/50€: un'estorsione in piena regola. Costretti a compiti che non sono previsti dalle mansioni di facchini perchè l'agenzia dell'artista si presenta su piazza con i "capi-tecnici" che da soli non possono lavorare. Insomma, Farouk Abd Elhamid Khoaled, ragazzo egiziano di 34 anni ha lasciato questa vita, così come tanti altri (questi di repubblica ne hanno nominati 4... certo perchè la maggior parte degli infotuni non viene denunciato, perchè si lavora a nero!) e noi continuiamo a pagare biglietti dei concerti per arricchire questi maiali e conferiamo anche un certo peso "morale" a tanti artisti che di questa situazione si giovano o non se ne interessano.
Chi sono questi artisti sensibili alle questioni del lavoro? Abbiamo lavorato per tutti quelli che vi vengono in mente e non abbiamo ricevuto nulla di meglio che indifferenza e trattamenti schiavistici...
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 19 Giugno 2013 20:52 )
Come è accaduto, per esempio, per Francesco Pinna, morto sul palco prima del concerto di Jovanotti, episodi del genere fanno montare una rabbia unica: forse perchè alcuni di noi hanno provato sulla propria pelle cosa significa lavorare come facchini in queste situazioni.
Forse è perchè sappiamo che questo mondo dello "spettacolo" si sostiene su decine di persone che per pochi spiccioli vengono sottoposti a carichi di lavoro massacranti, senza alcuna norma di sicurezza minima, senza nessuna assicurazione su quante ore dovrà lavorare.
E così capita che in una giornata si lavori dalla mattina in cui si monta alla notte in cui si smonta, con un intervallo di qualche ora, giusto il tempo in cui gli strapagati artisti sono sul palco a fare il proprio "show", assolutamente distaccati e incuranti di chi lavora per loro. Bisogna mantenere la lucidità per non morire sotto un'americana, una cassa, un motorizzato, un montacarichi: certo, bisogna essere lucidi, perchè all'ombra dei riflettori non c'è niente e nessuno che ti tuteli dai rischi: sei solo con la tua debolezza, la tua forza e la tua stanchezza.
Senza contratto, spesso con padroni/papponi che preventivano all'agenzia 100/150 € a facchino per poi dargli 40/50€: un'estorsione in piena regola. Costretti a compiti che non sono previsti dalle mansioni di facchini perchè l'agenzia dell'artista si presenta su piazza con i "capi-tecnici" che da soli non possono lavorare. Insomma, Farouk Abd Elhamid Khoaled, ragazzo egiziano di 34 anni ha lasciato questa vita, così come tanti altri (questi di repubblica ne hanno nominati 4... certo perchè la maggior parte degli infotuni non viene denunciato, perchè si lavora a nero!) e noi continuiamo a pagare biglietti dei concerti per arricchire questi maiali e conferiamo anche un certo peso "morale" a tanti artisti che di questa situazione si giovano o non se ne interessano.
Chi sono questi artisti sensibili alle questioni del lavoro? Abbiamo lavorato per tutti quelli che vi vengono in mente e non abbiamo ricevuto nulla di meglio che indifferenza e trattamenti schiavistici...
Rabbia, solo rabbia, perchè sappiamo tanti
fanno questo lavoro e rischiano tanto: la maggior parte sono immigrati,
ma anche italiani, giovani e adulti senza prospettive di lavoro e
costretti ad accettare le briciole... Ma lo "show" deve continuare e
allora le commissioni che prima di ogni spettacolo dovrebbero vigilare
sul corretto montaggio, che le norme di sicurezza siano rispettate,
gli ispettori del lavoro che dovrebbero vigilare sui contratti, le
assicurazioni per gli infortuni, le ore di lavoro prestate, non si sono
mai visti, oppure ci è capitato che al momento del loro arrivo i
pochissimi messi in regola di facciata coprissero le altre decine
nascoste in qualche stanza!
Ovviamente la problematica della
(in)sicurezza sul lavoro con i suoi tantissimi morti tocca i più
disparati settori lavorativi e non ci meraviglia che il governo stia
facendo in modo di peggiorare ancora di più le cose. Dal decreto legge
"semplificazioni" approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, di cui vi invitiamo a leggere un'analisi più approfondita qui, è
chiaro come i diversi episodi di "morti bianche" non siano
assolutamente incidenti! Sono la causa diretta di una politica volta ad
aumentare i profitti a qualunque costo sulla pelle, sul sangue, sulla
salute e sulla vita dei lavoratori!
Basta morti sul lavoro!
Lo show deve continuare... ma prima o poi lo conduciamo noi!
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