Da Taranto, da Milano sono andate a L'Aquila compagne lavoratrici/disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
In contemporanea, oggi, vi saranno a Palermo e a Taranto iniziative.
E' importante contro questa "guerra" fatta di violenze sessuali e uccisioni che le donne si uniscano, dal nord, al centro e al sud, e che nessuna si senta sola.
PER QUESTO FACCIAMO APPELLO, A PARTIRE DALLE DONNE DI TARANTO CHE SI STANNO MOBILITANDO CONTRO LA VIOLENZA "INQUINAMENTO" DELLA POLITICA PADRONALE DELL'ILVA E DELLE ISTITUZIONI SUI NOSTRI CORPI E SU QUELLI DEI NOSTRI FAMILIARI, A VENIRE AD UN PROCESSO SIMILE A QUESTO DELL'AQUILA, CONTRO GLI STUPRI E LA "UCCISIONE" DI CARMELA CIRELLA (morta a 13 anni a Paolo VI il 15 aprile 2007), CHE SI TERRA' L'8 FEBBRAIO AL TRIBUNALE DI TARANTO, PER DIRE NO ANCHE A QUESTA CONTINUA VIOLENZA SULLE NOSTRE VITE.
VOLANTINO
Il 31 gennaio a L’Aquila:
ultima udienza del processo per lo stupro di Pizzoli
Il
31 gennaio 2013 si tiene a L’Aquila l’ultima udienza del processo
per lo stupro di “Rosa”, una ragazza di 20 anni, che nella notte
del 12 febbraio scorso, fuori della discoteca di Pizzoli (AQ), fu
brutalmente violentata, seviziata e abbandonata
sulla neve seminuda e insanguinata, fino a rischiare di morire.
Accusato
di questa aggressione e tentato omicidio è Francesco Tuccia, un
militare del
33/o reggimento Artiglieria Acqui, impiegato nell’operazione
“strade sicure”.
Le
atrocità commesse sul corpo di Rosa da militari impiegati
nell’operazione “Strade sicure”, gli stupri, i femminicidi in
continuo aumento e sempre più efferati nel nostro paese e nella
nostra città (solo un paio di settimane fà, proprio vicino al
tribunale di L’Aquila è stata uccisa
Hrjeta
Boshir
dal suo ex- marito), rendono questa vicenda emblematica di quale
“sicurezza” questo Stato parli.
- quella delle aule di
tribunale, dove la donna viene stuprata e offesa una seconda volta
con affermazioni del tipo “se
succede le donne se la sono cercata", "si è trattato di un
rapporto amoroso consensuale"…
- delle questure, dove le
donne vengono scoraggiate a denunciare i loro stupratori, soprattutto
se appartenenti alle forze dell’ordine: “non
è il caso di sporgere denuncia”,
hanno risposto dalla Questura di L’Aquila a una ragazza che voleva
denunciare il tentativo di stupro da parte dell’amico e commilitone
di Tuccia, Stefano Buccella, poi coinvolto insieme a Tuccia nello
stupro di Pizzoli.
-
delle procure, dove si va dagli arresti domiciliari per gli stupri
anche reiterati, all’istigazione allo stupro e ai femminicidi, con
affermazioni come quella del Procuratore di Bergamo, Francesco
Dettori: "sarebbe
bene che di sera le donne non uscissero da sole..."
- delle caserme, delle
carceri e dei cie, dove sempre più donne, senza diritti (perché
prostitute, o immigrate, o semplicemente prigioniere), vengono
ricattate e stuprate impunemente
della chiesa, che
giustifica
il femminicidio con “l'atteggiamento
provocante delle donne”
(vedi
Don
Corsi, parroco di San Terenzo a Lerici)
-
del governo, dello Stato dei padroni, della sacra famiglia, embrione
e puntello di questo sistema sociale, dove si amplificano le
contraddizioni e si concentra la violenza (7 donne su 10 uccise in
famiglia)
e i governi, di destra e di sinistra, continuano a propinare
interventi a “favore della famiglia” con licenziamenti -
soprattutto di donne - carovita, tagli a scuola, sanità, servizi
sociali, ecc.,
ricacciando
le donne tra le mura domestiche, condannandole al continuo ricatto,
ad un futuro senza prospettive di emancipazione e di liberazione
dalla violenza domestica. Intanto fuori, con la militarizzazione,
creano
città invivibili e desertificate, in cui sono bandite le normali
libertà, la socialità tra i giovani, tra le persone, spingendo a
una concezione individualista, antisociale della vita, compagna di
strada della sopraffazione, di una ideologia comunque reazionaria,
razzista e fascista che nei confronti delle donne si esprime sempre
come maschilismo e violenza...".
Le
violenze contro le donne poi si
amplificano negli ambienti militari, improntati costituzionalmente al
machismo, al rambismo, ad una ideologia maschilista e fascista, in
cui gli stupri, le violenze sulle donne sono considerati “normali”,
“medaglie” da mettersi sul petto e coperte da tutta la struttura
militare (vedi tutta la feccia emersa nell’inchiesta sull’omicidio
di Melania Rea).
Non
di isolate "mele marce", dunque, si tratta, ma di una
guerra sistemica contro le donne!
Dall’India
all’Italia, al mondo intero
scateniamo
la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione!
Non
è quindi questo Stato che può difendere noi donne, che può
reprimere i “suoi” stupratori e impedire le violenze sessuali.
Questo Stato borghese è la causa, non la soluzione del clima moderno
fascista che alimenta stupri e femminicidi.
Solo
noi donne possiamo e dobbiamo invertire questa rotta! Con la nostra
lotta complessiva e radicale contro questa società capitalista, che
produce e si alimenta di violenze sessuali e femminicidi, che ci
vuole “puttane” o “angeli del focolare” ricacciandoci in un
moderno medioevo.
Noi
che non abbiamo alcun sistema da difendere, noi che non abbiamo voti
da conquistare, diciamo oggi con più forza, che siamo chiamate a
rispondere direttamente a questa guerra scatenata contro le donne. E
di fronte a una guerra sistemica, la nostra lotta non può che essere
rivoluzionaria.
Siamo
al fianco di Rosa e vogliamo la condanna dello stupratore,
come passo in avanti della lotta complessiva delle donne contro
questo sistema sociale.
Per ogni donna stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa!
movimento femminista proletario rivoluzionario
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