La protesta
ieri/DALL'ALTO EGITTO AL DELTA, DA SUEZ AD ALESSANDRIA
Dopo due anni, ancora violenti
scontri: quattro vittime e centinaia di feriti
A
RTICOLO - giu. acc.
Sarebbe di
quattro morti a Suez e oltre 250 feriti in tutto il Pese il tragico
bilancio delle manifestazioni che dovevano celebrare uno dei giorni
più incredibili della storia egiziana recente. Quando centinaia di
migliaia di uomini e donne hanno occupato per 18 giorni consecutivi
piazza Tahrir, nel centro del Cairo, divenuta il simbolo del riscatto
per un intero continente. Invece, la giornata di ieri si è
trasformata nello scontro tra due diverse narrative dei giorni della
rivoluzione: quella dei laici, delle donne, dei tifosi di calcio, da
una parte, e quella degli islamisti dall'altra. Centinaia le
manifestazioni e altrettanti scontri in tutto il paese: nell'Alto
Egitto, nel Delta del Nilo, nel Sinai a Suez, ad Alessandria, nelle
città con ampie minoranze di cristiani di Assyout e Minya. Era il
primo pomeriggio di ieri quando scontri cruenti con lanci di molotov
e pietre tra polizia e manifestanti hanno avuto luogo nella provincia
rurale di Sharqiya, intorno alla casa natale del presidente Mohammed
Morsi.
Violenze si sono registrate anche ad Ismailia, intorno agli uffici del partito islamista Libertà e giustizia, quando la polizia ha iniziato a lanciare lacrimogeni per allontanare la folla. A Suez le migliaia di manifestanti, raccolti in piazza Arbaeen, hanno raggiunto la sede centrale del governatorato dove hanno iniziato a lanciare pietre cantando: «Pane, libertà e giustizia sociale», «I Fratelli musulmani hanno rinunciato, la rivoluzione continua». Ad Alessandria, i manifestanti hanno preso d'assalto il tribunale e alcune centrali di polizia. Degli Ultras con il volto coperto hanno occupato i binari della linea del tram bloccando il traffico sul lungomare. Mentre i movimenti di opposizione si sono dati appuntamento intorno alla moschea Qaed Ibrahim denunciando l'occupazione delle istituzioni pubbliche perpetrata dai Fratelli musulmani.
Al Cairo, invece, il Fronte di salvezza nazionale aveva chiamato ad una manifestazione contro l'uso strumentale del potere da parte della Fratellanza colpevole di agire in continuità con le politiche dell'ex presidente Mubarak. Ma gli scontri sono iniziati già nella notte di giovedì con il lancio continuo di lacrimogeni. I manifestanti avevano tentato di distruggere le mura issate su via Qasr al-Aini negli scontri del novembre del 2011, mentre le forze di sicurezza lanciavano gas lacrimogeni. Sui cartelli dei manifestanti che continuano a occupare piazza Tahrir si legge: «No a processi militari», «Salario minimo», «A dio la religione, il paese a tutti». Una marcia, partita dal quartiere popolare di Shubra, periferia del Cairo, è stata attaccata da alcuni uomini appostati sui tetti dell'ufficio locale di Libertà e giustizia con molotov e pietre. Simili scontri hanno avuto luogo intorno al ministero dell'Interno in via Sheykh Rihan. «Hanno iniziato a lanciare lacrimogeni con grande violenza. Noi siamo qui perchè le cose non fanno che peggiorare da quando i Fratelli musulmani sono al potere», ha assicurato Karim, attivista di 28 anni.
Migliaia di manifestanti si sono incontrati alla moschea Mostafa Mahmoud di Mohandiseen, cantando: «Abbasso il governo del murshid (guida religiosa, ndr)», «Dietro la barba il tuo volto è come Mubarak». A guidare la marcia: il premio Nobel Mohamed El-Baradei, il politico liberale, Amr Hamzawy, e la guida della Corrente popolare, Hamdeen Sabbahi, insieme a blogger e giornalisti. Secondo questi leader, le richieste di giustizia sociale della gente sono rimaste inascoltate, per questo sarebbe necessario scrivere una nuova Costituzione e formare un governo tecnico fino alle elezioni parlamentari. Dal canto loro, attivisti socialisti e lavorati hanno organizzato una marcia che è partita dal quartiere popolare di Embaba. L'islamista moderato, Aboul Fotouh, ha guidato il corteo diretto verso piazza Tahrir da Giza. «L'Egitto è più grande di una singola fazione», ha dichiarato il politico. Mentre, una manifestazione di sole donne si è diretta verso il palazzo presidenziale di Ittihadeya al Cairo nel quartiere di Heliopolis. Portavano immagini della femminista Hoda Sharawy nel mezzo di un dispiegamento di forze di polizia che controllavano le vie dove sono scoppiati gli scontri più recenti lo scorso novembre.
Già qualche giorno fa gli Ultras della squadra di calcio dell'al-Ahly avevano avvertito che il caos sarebbe arrivato presto. I tifosi, tra i protagonisti delle proteste, si sono mobilitati in attesa della sentenza sulla strage di Port Said che causò la morte di oltre 70 persone lo scorso febbraio, durante la partita di calcio contro la squadra de el-Masry. Giovedì i tifosi si erano dati appuntamento all'esterno della borsa nel centro del Cairo, denunciando di essere stati oggetto di ritorsioni e rappresaglie da parte della polizia. Sono passati due anni di lotta e elezioni, ma sembra tutto da rifare. giu. acc.
Violenze si sono registrate anche ad Ismailia, intorno agli uffici del partito islamista Libertà e giustizia, quando la polizia ha iniziato a lanciare lacrimogeni per allontanare la folla. A Suez le migliaia di manifestanti, raccolti in piazza Arbaeen, hanno raggiunto la sede centrale del governatorato dove hanno iniziato a lanciare pietre cantando: «Pane, libertà e giustizia sociale», «I Fratelli musulmani hanno rinunciato, la rivoluzione continua». Ad Alessandria, i manifestanti hanno preso d'assalto il tribunale e alcune centrali di polizia. Degli Ultras con il volto coperto hanno occupato i binari della linea del tram bloccando il traffico sul lungomare. Mentre i movimenti di opposizione si sono dati appuntamento intorno alla moschea Qaed Ibrahim denunciando l'occupazione delle istituzioni pubbliche perpetrata dai Fratelli musulmani.
Al Cairo, invece, il Fronte di salvezza nazionale aveva chiamato ad una manifestazione contro l'uso strumentale del potere da parte della Fratellanza colpevole di agire in continuità con le politiche dell'ex presidente Mubarak. Ma gli scontri sono iniziati già nella notte di giovedì con il lancio continuo di lacrimogeni. I manifestanti avevano tentato di distruggere le mura issate su via Qasr al-Aini negli scontri del novembre del 2011, mentre le forze di sicurezza lanciavano gas lacrimogeni. Sui cartelli dei manifestanti che continuano a occupare piazza Tahrir si legge: «No a processi militari», «Salario minimo», «A dio la religione, il paese a tutti». Una marcia, partita dal quartiere popolare di Shubra, periferia del Cairo, è stata attaccata da alcuni uomini appostati sui tetti dell'ufficio locale di Libertà e giustizia con molotov e pietre. Simili scontri hanno avuto luogo intorno al ministero dell'Interno in via Sheykh Rihan. «Hanno iniziato a lanciare lacrimogeni con grande violenza. Noi siamo qui perchè le cose non fanno che peggiorare da quando i Fratelli musulmani sono al potere», ha assicurato Karim, attivista di 28 anni.
Migliaia di manifestanti si sono incontrati alla moschea Mostafa Mahmoud di Mohandiseen, cantando: «Abbasso il governo del murshid (guida religiosa, ndr)», «Dietro la barba il tuo volto è come Mubarak». A guidare la marcia: il premio Nobel Mohamed El-Baradei, il politico liberale, Amr Hamzawy, e la guida della Corrente popolare, Hamdeen Sabbahi, insieme a blogger e giornalisti. Secondo questi leader, le richieste di giustizia sociale della gente sono rimaste inascoltate, per questo sarebbe necessario scrivere una nuova Costituzione e formare un governo tecnico fino alle elezioni parlamentari. Dal canto loro, attivisti socialisti e lavorati hanno organizzato una marcia che è partita dal quartiere popolare di Embaba. L'islamista moderato, Aboul Fotouh, ha guidato il corteo diretto verso piazza Tahrir da Giza. «L'Egitto è più grande di una singola fazione», ha dichiarato il politico. Mentre, una manifestazione di sole donne si è diretta verso il palazzo presidenziale di Ittihadeya al Cairo nel quartiere di Heliopolis. Portavano immagini della femminista Hoda Sharawy nel mezzo di un dispiegamento di forze di polizia che controllavano le vie dove sono scoppiati gli scontri più recenti lo scorso novembre.
Già qualche giorno fa gli Ultras della squadra di calcio dell'al-Ahly avevano avvertito che il caos sarebbe arrivato presto. I tifosi, tra i protagonisti delle proteste, si sono mobilitati in attesa della sentenza sulla strage di Port Said che causò la morte di oltre 70 persone lo scorso febbraio, durante la partita di calcio contro la squadra de el-Masry. Giovedì i tifosi si erano dati appuntamento all'esterno della borsa nel centro del Cairo, denunciando di essere stati oggetto di ritorsioni e rappresaglie da parte della polizia. Sono passati due anni di lotta e elezioni, ma sembra tutto da rifare. giu. acc.
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