sabato 2 febbraio 2013

pc 2 febbraio - documento dei compagni austriaci del Revolutionarer Aufbau

Coscrizione o esercito professionale? Sul referendum, dal punto di vista democratico.

Con impazienza si batte il tamburo per il referendum del 20 gennaio sull'esercito federale. Non passa giorno che i giornali, televisione e Internet non affrontino la questione. Sebbene il tamburo venga battuto per un "esercito di professionisti" o per la "coscrizione", se si guarda agli "argomenti" addotti, nasce certamente l'impressione che non siamo chiamati a scegliere per il servizio militare di leva, ma ad un referendum su una organizzazione di protezione civile.

Carattere dell'apparato militare in una società capitalista

Il fatto che una gran parte del dibattito pubblico ha come contenuto la protezione civile oscura la vera natura dell'esercito federale. Che i militari siano effettivamente utilizzati in caso di catastrofi, è vero, ma tali applicazioni sono lontane dal suo compito principale. Se così fosse, l'esercito nella sua forma attuale si sarebbe sciolto da lungo tempo (altrimenti a cosa servirebbe l'addestramento alle armi, ecc).

Scopo principale del settore militare è quello di difendere gli interessi di chi detiene il potere – sia all'esterno che all'interno. "Verso l'esterno", per esempio, si vede dal fatto che centinaia di soldati austriaci sono di stanza all'estero, in particolare nei Balcani. Questi interventi possono essere cento volte descritti come un "intervento umanitario", ma in realtà aiutano a far passare gli interessi del capitale finanziario austriaco nell'Unione europea. Essi dovrebbero tenere la popolazione sotto controllo. A volte succede anche che ci sia scontro con alcune parti della popolazione, quando protesta contro l'occupazione militare (come negli ultimi due anni, due volte in Serbia / Kosovo) e chiedono l'auto-determinazione. L'esempio della Jugoslavia è particolarmente evidente: i beneficiari della distruzione della Jugoslavia sono per la maggior parte le banche e le multinazionali austriache che oggi fanno grossi profitti. Le circostanze che permettono loro di sfruttare i popoli della Serbia, Bosnia-Erzegovina, ecc, vengono assicurate dall'esercito austriaco che si trova in loco. Le classi dominanti dell'Austria vogliono essere militarmente più potenti, perciò si preparano insieme con i partner dell'UE anche per altre missioni all'estero e si assumono sempre più compiti (Ciad, Libia, ...). Questi interventi all'estero indirizzati contro i popoli, con o senza mandato delle Nazioni Unite, non sono nell'interesse delle lavoratrici e dei lavoratori austriaci e degli operai, proprio come questo spargimento di sangue imperialista, la guerra imperialista, non è affatto nell'interesse dei popoli. L'apparato militare qui svolge un compito che serve solo gli interessi di profitto di chi detiene il potere. Solo questi hanno l'interesse ad opprimere sempre nuovi popoli per poterli sfruttare.

Vista in questo contesto, la "neutralità" è da lungo una menzogna, perché, anche quando chi è al potere in Austria agisce militarmente in modo riluttante sotto la bandiera rosso-bianco-rosso, e invece in maniera molto più attiva nell'ambito di un mandato delle Nazioni Unite, non cambia nulla alla cosa. Poiché da chi viene essenzialmente determinata l'ONU, se non dagli stati imperialisti?! La neutralità è un'illusione e con la crescente integrazione delle forze armate dell'esercito UE sarà più chiaro di quanto lo sia già oggi.

"Verso l'interno" il settore militare ha funzioni simili, ma qui esso è diretto contro le lavoratrici e i lavoratori e gli operai del proprio paese. Quanto più risolutamente le lavoratrici e i lavoratori europei hanno protestato contro lo scaricamento della crisi sulle loro spalle, tanto più nel recente passato è successo che l'esercito è stato impiegato contro gli scioperanti e manifestanti. E 'stato così in Italia nel 2001 (G8) o due anni fa in Spagna, dove l'esercito ha semplicemente assalito gli scioperanti senza lasciare scampo e ha indebolito la loro forza di combattimento. Anche in Austria la cosa non è esclusa, e chi sta al governo lo sa, dato che la "contro-insurrezione" viene considerata dall'esercito sempre più importante. Quindi, anche all'interno il carattere delle forze armate è chiaro: tutela degli interessi del capitale finanziario, della piccola classe dei detentori del potere.
Quindi, non fa alcuna differenza quello che si sceglie al referendum?

Né l'una né l'altra opzione fa la differenza fondamentale. Già oggi, molti compiti fondamentali militari vengono assunti dai soldati professionisti o a tempo, e non dalle reclute regolari. In sostanza, non si tratta quindi, tramite referendum, di una possibile ridefinizione della organizzazione militare, ma soprattutto di un problema di gestione.

Il carattere della democrazia borghese, capitalista, porta con sé che una minoranza della popolazione (proprietari di fabbriche, capitalisti finanziari di tutti i tipi, ...) può assumere tutti i diritti democratici, mentre la maggioranza assoluta (lavoratrici e lavoratori, operai, piccoli commercianti, studentesse e studenti, pensionate e pensionati , ...), vengono sempre più esclusi dall'uso di veri e propri diritti democratici. Così è anche con l'esercito. Anche se la leva rimane, non si tratta di un "Esercito popolare", ma un esercito che è costruito secondo gli interessi della minoranza dominante e agisce secondo i propri interessi. Così è con un esercito di professionisti. Pertanto, da un punto democratico non ci stanno bene entrambe le opzioni.

Tuttavia, dobbiamo affermare che un esercito professionale può essere più facilmente usato contro le lavoratrici e i lavoratori e i movimenti popolari - in patria e all'estero – rispetto ad un esercito di leva, che è in gran parte composto da persone provenienti dalla classe operaia e dal popolo. Chi per professione fa il suo lavoro come soldato, chi viene esaminato entrando nella professione come un soldato mettendo alla prova la sua affidabilità e lealtà verso i "committenti" (i detentori del potere), più facilmente potrà sparare durante uno sciopero o una manifestazione rispetto a chi viene dal popolo (ad esempio, un muratore, ...), che sta facendo soltanto il servizio militare. Inoltre, in un esercito costituito principalmente da operai e dei lavoratori più facilmente ci possono essere richieste progressiste e si può sviluppare la lotta democratica e politica al contrario che in un esercito di professionisti. Molte rivoluzioni popolari nella storia, e movimenti democratici concentrati nelle mani dei lavoratori e dei cittadini hanno portato in diverse forme ad un armamento generale del popolo. Se tutto il potere appartiene al popolo, perché si dovrebbe temere un popolo armato (e quindi se stesso)? Gli eserciti professionali, invece, sono stati spesso concepiti per esempio dai regimi fascisti, perché sono un modo possibile per rimuovere dalle mani delle masse il monopolio del potere quanto più possibile. Dal punto di vista delle lavoratrici e dei lavoratori e del popolo ci sono, proprio per rigettare entrambi i concetti del tipo di esercito capitalista, più argomenti per un esercito di leva.

Dal punto di vista democratico, deve essere anche chiaro che le lavoratrici e i lavoratori e il popolo hanno bisogno di organizzazioni armate: non ultimo per difendersi contro gli attacchi alle loro conquiste democratiche e sociali, come quelli portati avanti da fascisti e altre forze reazionarie. Questo ci dimostra la storia, quando, per esempio, contro l'incombente nazifascismo, il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori austriaco era per ragioni diverse senza armi. Ecco perché le lavoratrici e i lavoratori e il popolo non hanno nessun vantaggio decisivo da un esercito borghese, capitalista. Il nostro obiettivo, quindi, è la forma di esercito quanto più democratica possibile: un esercito popolare. Questo non si può fare con il referendum. Tuttavia, l'obbligo di leva ci dà, considerata generalmente, migliori condizioni generali per la lotta democratica contro la fascistizzazione e per l'esercito popolare. Anche per questo è tatticamente corretto al referendum votare per l'esercito di leva.

Va da sé che in un esercito di leva giorno dopo giorno bisogna lottare anche per i più piccoli diritti democratici economici e politici immediati dei soldati. Ciò da solo non è sufficiente, perché se non vengono forniti orientamenti su un nuovo tipo di esercito, che le lavoratrici e i lavoratori e il popolo in lotta devono creare per il proprio potere coerente democratico, anche su questo tema non saranno decisivi, ma andranno a vantaggio dell'amministrazione dell'esercito borghese, capitalista. Pertanto:

• Combattere contro il diritto disciplinare – Via la giustizia militare!
• Combattere contro la repressione politica - Diritto alla libera attività politica nell'esercito!
• Ritiro di tutti i militari austriaci dall'estero! Divieto di invio di militari austriaci in paesi stranieri!
• Sostituzione della polizia e dell'esercito permanente con armamento generale del popolo!
• Elezione degli ufficiali da parte dei soldati! Responsabilità degli ufficiali nei confronti dei soldati!
• Le lavoratrici e i lavoratori e gli impiegati per il tempo che trascorrono nella milizia popolare, devono ricevere una paga equivalente alla loro retribuzione precedente!

***
nota nostra
 su internet i quesiti della consultazione popolare

a) Siete a favore dell’istituzione di un esercito professionale e di un anno pagato di servizio civile su base volontaria?
oppure
b) Siete a favore del mantenimento del servizio militare obbligatorio e del Servizio Civile?
In pratica gli Austriaci devono decidere se eliminare il servizio di leva, sospeso in Italia dal 2005.



2

Nessun commento:

Posta un commento