mercoledì 17 ottobre 2012

pc 17 ottobre - Ravenna chiama Taranto - ma l'ILVA non è la TAV e gli operai non sono 'invisibili'

Forse questo articolo avremmo dovuto farlo prima della manifestazione ma ora  è necessario dire una parola chiara.

Alla manifestazione del 13 ottobre a Ravenna contro la multinazionale della Legacoop, la CMC contro le devastazioni ambientali fatte in nome del profitto (TAV, basi militari, muro in Palestina), è stato letta
pubblicamente una lettera del "Comitato liberi e pensanti" di Taranto ("PENSIERI E PAROLE RACCOLTI TRA I LAVORATORI IN FABBRICA") che proprio nello stesso giornoavevano organizzato una manifestazione nel quartiere Tamburi, a ridosso dell'Ilva. leggere questa lettera è stato giusto, ma altrettanto giusto è dire che non  siamo, nè si può come movimento essere d'accordo con questa lettera e la linea che la sostiene.

Per noi la lotta popolare e operaia che è esplosa a Taranto contro  l'inquinamento e la nocività ambientali è una lotta nazionale, per la questione che solleva contro le responsabilità padronali e istituzionali,politiche e dei sindacati confederali, per l'attacco generale  ai lavoratori che comporta un licenziamento di massa in caso di chiusura della fabbrica.
Una lotta che stiamo portando avanti in quella fabbrica e nel quartiere  tamburi di Taranto come Slai Cobas per il sindacato diclasse e stiamo portando anche nelle fabbriche siderurgiche a livello nazionale inoltre lavoriamo insieme ad altri per un convegno nazionale a Taranto della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro. Pertanto vorremmo dire qualcosa sulla posizione del "Comitato liberi e  pensanti" di Taranto a cui è stato dato spazio all'inizio della  manifestazione di Ravenna.

Accostare il movimento NO TAV alla lotta di Taranto pensiamo sia una forzatura. In Val Susa si lotta per liberare il territorio da un opera inutile e dannosa combattendo e una occupazione militare del territorio da
stato di polizia, si combatte cioè con la lotta popolare e di massa uno scempio ambientale e una "grande opera" al servizio degli speculatori del capitale
A Taranto vi è la più grande concretrazione operaia del paese con 15.000 operai che vi lavorano producendo acciaio, che fronteggiano innanzitutto  loro un padrone che per il profitto non osserva le norme di sicurezza e di tutela dell'ambiente circostanze producendo anche 'morti sul lavoro e tumori soprattutto nel quartiere circostante'si tratta di questione del tutto diversa e paragonare l'ilva di taranto al treno superveloce è una sciocchezza assoluta e un crimine contro la classe operaia che ci lavora e lotta.

In Val Susa la CMC e la lobby politica che la sostiene sono responsabili della devastazione ambientale, della militarizzazione del territorio, sono gli avvoltoi del profitto per un'opera costosa e inutile voluta da tutti i governi, mentre a Taranto è il padrone, Riva, il responsabiledell'insicurezza e nocività degli operai e della popolazione tarantina con le complicità istituzionali, politiche e confederali.

Contro la TAV si è sviluppata una resistenza di una popolazione unita che ha fronteggiato la militarizzazione di Stato mentre a Taranto la lotta è a sostegno dello Stato che con la procura conduce una lodevole inchiesta per accertare le responsabilità di padron Riva e pesantemente sanzionarle insieme alla pretesa inaccettabile di chiudere la fabbrica considerando gli operai non una risorsa della lotta per metterla a norma ma una ingombrante e invisibile presenza: E' vero che quella  del Comitato è una presenza molto attiva e seguita a livello popolare, ma essa è sulla linea 'ambientalismo becero del Vedre Bonelli ed altri esponenti dell'ambientalismo elettorale che vuole la chiusura della fabbrica come unica soluzione.

Ma chi  lo ha detto che il diritto alla salute si può ottenere solo con la chiusura della fabbrica e con gli operai assistiti con aiuti dallo Stato? Una posizione che converge con quella puramente ambientalista e che si contrappone agli altri operai considerati tout court manovrati da Riva o quasi colpevoli dell'inquinamento, quando proprio essi pagano un alto tributo di morti e malattie professionali e che è in contrasto con le
loro stesse esigenze, compresa quella di avere e fare, un lavoro dignitoso", che purtroppo nella società del capitale  è lavoro sfruttato per il profitto, ma che gli operai devono e cerano una strada per rovesciare questa
logica
La posizione del Comitato in definitiva porta acqua alla liquidazione delle lotte operaie e popolari su posizioni di classe anticapitalistiche perchè è evidente che gli operai assistiti non saranno mai protagonisti di un movimento di massa che metta in discussione tutto un sistema che risponde solo al profitto di padron Riva e dei signori capitalisti.

L'alternativa che risponde invece agli interessi operai e della popolazione è quella che difende salute e posto di lavoro, che vuole che nessun posto di lavoro venga perduto e che il padrone venga condannato per l'inquinamento e le morti causate e che paghi per una reale  la messa in sicurezza degli impianti, la bonifica del territorio, a partire dal quartiere vicino alla fabbrica, e che anche questo sia l'occasione per nuovi posti di lavoro. E' una guerra di classe contro Riva e contro il governo che serve e non una lotta ambientalista estrema. Come è possibile lottare contro tutto il sistema Riva se gli operai vengono cancellati?

Su questa linea, quella che afferma che "nocivo è il Capitale, non la fabbrica", così come nocivo è il capitale che produce tav, sta lottando essenzialmente lo Slai cobas per il sindacato di classe dell'Ilva di Taranto anche contro le componenti dei sindacati confederali filoaziendaliste (cisl e uil).

Quindi è giusto denunciare  l'attività della CMC in Val Susa e la lotta contro di essa è per bloccare un'opera, non certo contro ogni attività che una falsa coop in realtà impresa capitalistica come le altre fa ovunque, invece non è giusto chiudere la fabbrica e licenziare 15 mila operai e con essi la possibilità di lottare per una fabbrica in sicurezza e per il diritto al posto di lavoro ma anche per un futuro migliore per la città, per una società senza padroni.

 Slai cobas per il sindacato di classe-Ravenna


LOTTA NOTAV/NOCMC E IL COMITATO LIBERI E PENSANTI DI TARANTO

Sono un operaio del petrolchimico di Ravenna e volevo scrivere due righe a riguardo del diritto alla salute e del diritto al lavoro. Ho partecipato alla manifestazione NO-CMC di sabato 13 ottobre qui a Ravenna. La
mia partecipazione è stata contro la CMC e contro tutte le multinazionali e il padronato in generale poiché i loro interessi sono contro gli stessi operai e masse popolari. La giusta lotta che vede impegnata la Val Susa contro la TAV è un esempio pratico di quel che dovrebbe essere una lotta popolare che al di là delle diverse sigle è riuscita ad unire, valligiani e non, controun'opera inutile e soprattutto dannosa  per l'ambiente e la salute dei cittadini.
Il comitato liberi e pensanti di Taranto che si oppone giustamente all'inquinamento ambientale a Taranto, ma mi trova in disaccordo sulla linea prevalente che considera pressocchè inevitabile la chiusura senza se e senza
dell'Ilva a Taranto come soluzione, poiché se ciò succedesse getterebbe sul lastrico migliaia di famiglie, e nessuno riuscirebbe a dare un reddito per il sostentamento, poiché nè governi e nè padroni scucirebbero un solo euro. Ciò di cui necessitano tutte le esperienze di lotta contro devastatori e inquinatori è la rivolta.
indirizzata al rovesciamento dell'attuale sistema capitalistico che affama e uccide le masse per il suo profitto.
Non può esserci il ricatto lavoro o salute ma deve esserci il diritto alla salute dei lavoratori e dei cittadini in ogni angolo del mondo e non ipocritamente un ambiente sano e pulito in casa propria e sfruttamento ed
inquinamento nel terzo quarto o quinto mondo.Lavoratori e cittadini devono unirsi per questo e non per velleitarie e demagogiche difese dell'ambiente senza mettere in discussione ciò che  lo produce l'inquinamento.
SI alla salute sui luoghi di lavoro e alla difesa dell'ambiente.
SI al diritto al lavoro
NO al padronato e al capitale

operaio ENICHEM RAVENNA
17 ottobre 2012




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