lunedì 15 ottobre 2012

pc 15 ottobre - Sull'incontro a Palermo con i compagni peruviani per il XX anniversario del “discorso della gabbia” del Presidente Gonzalo


Il 12 ottobre scorso i compagni di proletari comunisti di Palermo, come preannunciato, hanno organizzato una iniziativa in occasione del XX anniversario del “discorso della gabbia” del 24 settembre 1992 tenuto dal Presidente Gonzalo, dirigente del Partito Comunista del Perù, dopo la sua cattura da parte del regime peruviano avvenuta il 12 settembre 1992.

L'iniziativa è stata introdotta brevemente con un saluto particolare ai compagni dell'Associazione Nuova Democrazia venuti per l'occasione in Italia, all'interno di un più ampio giro di iniziative simili in Europa: Svezia, Germania...

E' stato ricordato che questa iniziativa, che parte dal “discorso della gabbia”, era una occasione per ragionare su una “esperienza viva”, quella della guerra popolare in Perù durata 12 anni... e che per i compagni di proletari comunisti/Pcm i contributi di questa gp e della sua massima direzione, il presidente Gonzalo appunto, sono così importanti che sono stati inseriti nelle tesi. Contributi da affermare, ma niente si afferma senza lotta, tutto quello che serve alla lotta del proletariato, l'insieme delle nostre conoscenze nel mondo utili alla rivoluzione si deve conquistare con battaglie quotidiane e si devono difendere i risultati ottenuti, tanto più perché la borghesia quotidianamente combatte per farli dimenticare, perché ha sempre paura del proletariato organizzato e con le idee chiare; si tratta in questo caso di un contributo concreto per la lotta anche contro i paesi imperialisti.

E la raccolta e la condivisione dell'informazione che la borghesia non dà e non ha interesse a dare fa parte di questa battaglia ed è un'arma per i proletari: per fare solo un esempio, non solo riguardo al Perù, ma di ciò che succede in India, un paese di più di un miliardo di persone dove la guerra popolare dilaga non si sa praticamente niente.

Il compagno di Nuova Democrazia ha innanzi tutto valorizzato le dichiarazioni che ci sono state in questa occasione del XX... Colombia, Ecuador e il lavoro in sintonia con il Pcm come sempre al servizio della rivoluzione mondiale... e ha iniziato l'intervento con un excursus della storia della battaglia in Perù per la costruzione del partito della rivoluzione, a partire dal suo fondatore, Mariategui e poi con il suo continuatore, il presidente Gonzalo e ha inserito questa iniziativa all'interno di quella più ampia della campagna a sostegno della guerra popolare in India, affermando che la chiave per la comprensione di tutto questo è la guerra popolare.

A proposito del discorso della gabbia il compagno ha ricordato che il 1992, l'anno della cattura del presidente Gonzalo, è l'anno in cui la controffensiva reazionaria raggiunge livelli alti, l'imperialismo era all'attacco dei paesi del terzo mondo per spartirsi il bottino e il presidente Gonzalo diceva che “il bottino siamo noi”, i paesi del “terzo mondo”, e quello che devono fare i popoli è respingere questo attacco.

Nel 1996, infatti, anche grazie ai contributi della guerra popolare in Perù, si scatena la guerra popolare in Nepal. Nel 2004 in India, con l'unificazione di diversi gruppi, nasce il Partito Comunista dell'India-maoista e la guerra popolare si infiamma ancora di più.

La borghesia tenta di nascondere la concezione delle guerre popolari che il presidente Gonzalo invece riafferma proprio nel suo discorso perché sono le masse che fanno la storia e il peso dei paesi oppressi nel mondo è quello decisivo: a proposito dell'India in questo senso il presidente Gonzalo già nel 1980 sottolineava l'importanza della guerra popolare vista l'immensità della popolazione. Il compagno ha continuato sottolineando alcuni dei più importanti contributi del presidente Gonzalo che ha sempre dichiarato che la rivoluzione in un paese particolare si deve pensare al servizio della rivoluzione mondiale; e in questo senso anche il significato di questa iniziativa di oggi sta proprio in questo concetto, qui a Palermo come altrove la lotta particolare è legata alla lotta mondiale...
E, per riprendere l'excursus storico, il compagno ha detto che proprio qui in Italia José Carlos Mariátegui, il fondatore del Partito Comunista del Perù, ha sposato una italiana e anche le idee rivoluzionarie del proletariato italiano e ha dato le basi alla costruzione del partito in Perù, dove infatti cominciò, una volta tornato, una lotta attraverso la rivista Amauta per sconfiggere tutte le altre posizioni non rivoluzionarie presenti nel movimento peruviano, fondando il PCP nel 1928: purtroppo subito dopo il compagno muore e il partito cade nelle mani dei revisionisti e ci resta fino all'incirca agli anni '60, quando con una dura lotta nel partito, maneggiando correttamente la lotta tra le due linee il Presidente Gonzalo guida la frazione rossa e nel 1964 insieme alla maggioranza riesce ad espellere i revisionisti dal partito. Gonzalo pratica ciò che ha appreso dalla rivoluzione culturale di Mao contro il partito revisionista di quegli anni che cerca di separare i principi ideologici da quelli organizzativi e si divide in varie frazioni: Gonzalo dirige la frazione rossa, ricostruisce il partito comunista del Perù riprendendo Mariátegui come base proprio in dura lotta contro il revisionismo e il liquidazionismo.

Questa base di analisi era la concezione della funzione dei contadini già analizzata da Mariátegui ma che non era riuscito a sviluppare anche perché non c'era ancora la conoscenza della lotta di Mao. Gonzalo riprende Mariátegui, ricostruisce il partito e sviluppa la concezione di Mao su questo punto.

Nel 1966 quando ancora si parlava di “pensiero di Mao”, la frazione rossa guidata da Gonzalo assume il maoismo e nel 1979 decide l'inizio della guerra popolare.

Nel maggio 1980 il PCP dà inizio alla guerra popolare, iniziando a lottare per distruggere il vecchio potere e instaurare il nuovo potere attraverso i comitati popolari per la rivoluzione di nuova democrazia, per il socialismo e il cammino fino al comunismo.

Per il presidente l'inizio della guerra popolare ha un significato fondamentale dato che significa l'applicazione del maoismo, ma anche di un nuovo partito e della lotta fra le due linee all'interno di questo partito. Contro i revisionisti che fanno di proposito confusione tra revisionismo e rivoluzione pensando che possano coesistere differenti frazioni: il partito è la contraddizione vivente e deve superarla, non può essere revisionista e marxista allo stesso tempo.

Con la guerra popolare dunque il maoismo ha piena valenza e vigenza; essa mostra l'universalità del maoismo: dopo l'Urss revisionista e la Cina revisionista appare la guerra popolare in Perù (e i compagni dell'allora organizzazione Rossoperaio hanno sostenuto e condiviso questa impostazione) Il presidente Gonzalo dopo due anni di guerra popolare lancia la campagna per il riconoscimento del maoismo come terza tappa del marximo-leninismo. Tutto questo viene approvato nei documenti del partito di allora (III Plenum): universalità del maoismo, della gp anche nelle metropoli; questa affermazione è invece negata da Avakian.
Un altro concetto, affermato dal presidente Gonzalo in contrasto con i revisionisti, è quello del capitalismo burocratico, la cui analisi era già in parte stata iniziata da Mariategui ma perfezionata da Mao. In Perù i riformisti partono dalla riforma agraria come risolutrice dei problemi dei contadini, ma ci sono state ben tre riforme agrarie prima della guerra popolare, e non hanno risolto niente.
L'analisi del Perù come paese semifeudale e semicoloniale è fondamentale, dice il presidente Gonzalo, per comprendere fino in fondo lo sviluppo del Perù aspetto importante per definire il tipo di guerra da sviluppare.

Il nostro impegno, ha concluso il compagno, sta nel continuare la lotta tenendo conto del fatto che il problema della guerra popolare è il problema del partito.

A questo punto i compagni in sala hanno fatto domande tra cui ne citiamo una sulle circostanze dell'arresto del Presidente, che si trovava in quel momento a Lima: se questo non potesse essere addebitato anche a una lotta interna al partito, ad una specie di “tradimento”. La risposta piuttosto articolata si è centrata sulle difficoltà logistiche in cui ci si trova quando si è in simili circostanze e, all'interno di quella che viene definita una “guerra di bassa intensità” che vede l'utilizzo di tutti gli strumenti controrivoluzionari nelle mani della borghesia, sulle “normali” pressioni che dall'esterno possono esserci state nei confronti del partito.

Un'altra domanda di una giovane studentessa ha riguardato la violenza dello Stato con i suoi massacri, ma anche quella dei ribelli riportata dalla stampa e poi “parlate di rivoluzione culturale, certo la cultura ci vuole...”

La risposta si è incentrata sulla società divisa in classi che genera violenza e su questa base sulla differenza tra violenza reazionaria e violenza rivoluzionaria: la borghesia porta avanti una costante guerra di classe e di guerra si tratta che deve sfociare in guerra militare, guerra di massa.
Un'altra compagna dalla sala ha risposto alla questione della violenza affrontando la questione della violenza subita dalle donne in questa guerra di classe tra oppressori e oppressi; inevitabile opporre alla violenza reazionaria la violenza rivoluzionaria, e per quanto riguarda il cambiamento “culturale” è stato fatto l'esempio di una lotta nel campo di ciò che si intende per cultura nei paesi imperialisti nei quali le donne vengono considerate “emancipate” mentre subiscono continua oppressione in forme diverse rispetto ai paesi oppressi... vedi l'uccisione delle donne arrivata ad altissimi livelli... non si può cambiare sistema con la “cultura” “insegnata ai bambini già nelle scuole”, con modi “civili”... ogni giorno il sistema imperialista dimostra tutta la sua barbara “civiltà”... e quando si parla di guerra popolare di parla di popolo non di gruppo isolato... e la “rivoluzione culturale” di Mao viene dopo l'instaurazione della repubblica democratica ottenuta con la violenza rivoluzionaria.

A questo proposito il compagno peruviano riprendendo questo ultimo intervento dice che il potere borghese genera violenza e la questione è proprio quella dell'oppressione e cita Marx: da un lato c'à il potere organizzato della reazione e dall'altro il potere disorganizzato delle masse: è questo potere che bisogna organizzare.

A chiusura il compagno del circolo in riferimento alla “globalizzazione” odierna dove “tutto il mondo è paese” cita una notizia che mette in collegamento l'Italia e il Perù da un altro punto di vista: in Italia il figlio di un mafioso stragista come Riina chiede “clemenza” per il padre perché soffre dato che da tempo non riesce a vederlo; in Perù i 4 figli di Fujimori (il presidente mafioso genocida del Perù in carica nel momento della cattura del presidente Gonzalo, attualmente in carcere condannato a 25 anni per corruzione) hanno chiesto lo stesso tipo di “clemenza” per il padre...

Mentre il presidente Gonzalo, 78 anni, in isolamento da 20 anni, sconta il carcere a vita per aver diretto una rivoluzione che ha fatto tremare la borghesia compradora e l'imperialismo, principalmente quello degli Stati Uniti... il presidente Gonzalo mette paura alla borghesia ancora oggi visto che essa non osa presentarlo in pubblico affinché dica liberamente quello che pensa... una richiesta, questa, fatta oramai da anni da tutti coloro che sostengono la lotta per la sua liberazione.

Alla riunione, che abbiamo qui molto sintetizzato, hanno partecipato giovani, lavoratori, lavoratrici e militanti politici in un clima caloroso e con lo spirito giusto di chi vuole conoscere e approfondire i fatti che riguardano il proletariato e le sue lotte attuali.
I compagni si sono intrattenuti in discussioni anche durante la cena sociale che ha concluso la serata durante la quale sono stati fatti brindisi al presidente Gonzalo, alle guerre popolari... dandosi appuntamento alla prossima conferenza di Amburgo.

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