Verso
le 14,00 si è conclusa la prima udienza del processo, con rito
immediato, per lo stupro di Pizzoli. Unico imputato per violenza
sessuale e tentato omicidio: l'ex militare Francesco Tuccia (assente).
Ammessa la costituzione in parte civile del Centro antiviolenza di L'Aquila.
Ascoltati i primi testimoni dell'accusa, che hanno confermato le deposizioni.
L'udienza è stata rinviata al 19 novembre e la sentenza potrebbe esserci nel giro di quattro-cinque udienze.
L'udienza è stata rinviata al 19 novembre e la sentenza potrebbe esserci nel giro di quattro-cinque udienze.
Fuori
dall'aula (l'udienza si svolgeva a porte chiuse) un centinaio di donne,
compagne, femministe e lesbiche hanno presidiato l'ingresso del
tribunale con striscioni e cartelli contro la violenza sessuale.
"La violenza degli uomini sulle donne ci riguarda tutte", "con o senza divisa guai a chi ci tocca", "per ogni stupratore, con o senza divisa, vita breve e sofferta"
c'era scritto sugli striscioni delle donne di L'Aquila e delle compagne
provenienti soprattutto da Roma, ma anche da Bologna e da altre parti
d'Italia.
"per ogni donna stuprata e offesa - siamo tutte parte lesa", SI=SI - NO=NO", "il mio vestito non è un invito", "tu donna non provar vergogna - l'alibi dello stupratore è solo menzogna!"
...recitavano i cartelli affissi dalle compagne di L'Aquila sulla rete
di recinzione del tribunale (ex caserma della guardia di Finanza).
Tra gli striscioni e i cartelli c'erano anche "libere di scegliere" di Rete Rosa, un gruppo di donne di Tivoli e "siamo qui per te e per tutte"
del comitato 8 marzo 2012, un'associazione mista nata a Tivoli dopo lo
stupro di Pizzoli, che distribuiva rose rosse per "Rosa", lo pseudonimo
della ragazza violentata e quasi uccisa dalla bestialità dei militari e
dalla complicità/connivenza dello Stato.
Presenti
infine una rappresentanza dell'UDI di Napoli e Abruzzo e del collettivo
misto Fuori Genere, che fa riferimento al comitato 3e32 a livello
locale, e alla rete dei disobbedienti a livello nazionale, con lo
stricione "libere dalla violenza"
La
parola però, dentro e fuori dal tribunale, l'hanno presa le donne, le
compagne che hanno gridato la loro solidarietà e sorellanza, la loro
rabbia contro i femminicidi e chi li commette, contro uno stato di
polizia che, dietro l'operazione "strade sicure", approfitta del buio
sociale per militarizzare le città, con pattuglie di "rambi" e
stupratori, di saccheggiatori legalizzati e sempre più impuniti e
protetti dallo stato.
Quello
che a L'Aquila ha fatto il terremoto, lo sta facendo a livello
nazionale il governo Monti, con le politiche dell'austerity e
l'operazione "cieli bui"
A
L'Aquila il cielo è buio e le strade pattugliate dai militari,
immaginate questo quadretto in tutte le città!... MA DI QUALE SICUREZZA
SI PARLA?
Contro questa "sicurezza" abbiamo detto NO
NO a un regime militare, con i suoi privilegi e i suoi saccheggi
NO agli stupri di guerra
NO agli stupri
Forse
ripartirà da qui, da una città strangolata dalla militarizzazione e
dagli "affari" già prima del terremoto, la risposta delle donne contro
questo Stato/Sistema clerico-fascista che stupra le donne, devasta le
esistenze, saccheggia i territori
Forse
ripartirà dal 18 ottobre 2012, da una mattina nebbiosa come tante, che
solo la presenza delle compagne è riuscita a scalfire, una mobilitazione
nazionale contro la violenza sulle donne.
All'assemblea delle donne, sul finire del sit-in, vi è stato infatti un momento di breve discussione sulla
mobilitazione per la giornata internazionale contro la violenza sulle
donne del 25 novembre. Si è deciso di convocare un'assemblea su questo a Roma
il 28 ottobre, all'indomani del NO MONTI DAY, luogo da decidere.
Oltre
all'informazione sulla solidarietà e le altre iniziative in altre città
(come Palermo, Taranto, Milano, Bologna, Torino, ecc.), la
comunicazione di una donna dell'UDI di Napoli, che ha ricordato che il
19 ottobre (oggi mentre scrivo) è attesa la sentenza per il femminicidio
di Fiorinda Di Marino da parte di Valboa,
2
interventi mi preme rilevare, per l'eco internazionale della lotta
delle donne contro la violenza sessuale agita soprattutto da militari
Quello
mio, per l'mfpr, in sostegno alla lotta delle donne impegnate nella
guerra popolare in India, dove secondo un recente sondaggio emerge che
almeno un maschio su 4 ha commesso almeno uno stupro nella vita, e molti
di questi sono stupri di guerra, compiuti da militari e paramilitari
per reprimere ed annichilire la rabbia e la forza delle donne, sempre in
prima linea nella doppia rivoluzione.
Quello
di una compagna egiziana, giornalista, arrestata per aver scritto
un'articolo sugli stupri politici commessi dai militari sulle donne
rivoluzionarie arrestate, i cosidetti "test di verginità", su quello che
ha subito anche Samira Ibrahim, quando è stata arrestata.
La
compagna ha riferito che Samira ha intentato un processo per stupro
contro i militari e che l'esercito ha ammesso gli stupri, ma gli
stupratori sono in libertà. Lei è diventata un simbolo adesso per la
lotta delle donne egiziane, ma questa lotta non finirà fino a quando non
ci sarà giustizia.
La
donna egiziana, giunta con le compagne di Roma fino al tribunale di
L'Aquila, ha detto subito:"Questa situazione mi ricorda i presidi
davanti alla corte militare d'Egitto, la stessa divisa che ritroviamo
qui è quella dei militari che fanno "test di verginità" sulle ragazze
arrestate durante la rivoluzione.
La lotta quindi non finisce qui, neanche a L'Aquila
E
sappiano, militari e questurini, complici e conniventi di uno stupro di
Stato, che la lotta non finirà fino a quando non ci sarà giustizia
Qui le foto
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Luigia per l'mfpr
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