mercoledì 17 ottobre 2012

pc 17 ottobre - Marchionne/Fiat parla al paese... con la voce di Bonanni e Angeletti


Ieri c'è stato un incontro “riservato” tra Marchionne, amministratore delegato della Fiat, e i sindacalisti di Cisl, Uil e Fismic per rassicurare tutti che “la Fiat resta in Italia e non chiude”, e questa l'avevamo già sentita!, ma questa volta ce la dicono Angeletti e Bonanni che ci rassicurano anche che il 30 ottobre le “parti” si rivedranno. Quali “parti”? Vorrebbe significare la “parte” padronale e la “parte” dei lavoratori? Ma smettiamola, per favore.

Bonanni ci lascia in sospeso: “Vediamo se le proposte che faranno rispetto a queste assicurazioni saranno congrue”. Congrue rispetto a che cosa? Boh! Intanto il giornalista del sole 24 ore di oggi è più “pratico”: “Difficile che arrivi il piano completo prodotti e stabilimenti, che Fiat non ha presentato neppure al governo nell'incontro di Roma del mese scorso”!
E il giornale continua con una analisi della situazione attuale per dire che “La ripresa del mercato si fa ancora attendere”
“Proprio quel giorno [il 30 ottobre] però, e per tutta la settimana, i quattro stabilimenti che in Italia producono auto Fiat resteranno chiusi. Mirafiori, Cassino, Pomigliano e Melfi saranno contemporaneamente in Cassa integrazione, provvedimento deciso dall'azienda per far fronte al crollo delle vendite.”

“Segnali di ripresa, per ora, non ce ne sono. Anzi: i dati sulle vendite di auto in Europa riportati qui a fianco sono negativi (-11% a settembre). Preoccupa soprattutto il segnale in arrivo dal mercato tedesco: non solo anche la Germania segna un -11%, ma il numero delle cosiddette auto usate a chilometri zero è cresciuto fino a oltre un terzo delle vendite complessive – segno di un tentativo di rinviare il più possibile l'impatto della crisi; la quota di auto acquistate dai privati è precipitata al 35%, con un dato di 88mila vetture che è il più basso dal 1995. Se anche la corazzata tedesca inizia a perdere colpi, le prospettive di ripresa dell'europa si allontanano.”

“Resta l'eccezione coreana (Hyundai e Kia in crescita) destinata a rinfocolare le polemiche sul trattato di libero scambio entrato in vigore nel 2011.”
“Fiat paga soprattutto la frana del mercato italiano; perdono tutti i cosiddetti “generalisti” (che comprendono anche Ford, Opel, la stessa Vw e i tre marchi francesi Renault, Peugeot e Citroen). Tutti questi costruttori perdono soldi in Europa. Chi è proporzionalmente più dipendente dal Vecchio continente (come Opel e Peugeot) soffre di più.
E qui i dati delle vendite a livello mondiale di queste marche fa arrabbiare davvero il cupo Marchionne che ha chiesto più volte di adottare il protezionismo sia all'Italia che alla Comunità Europea.
Quello che sicuramente gli ha ridato un po' di buonumore (nero) è la notizia che anche la Germania adesso è in difficoltà e quindi, come dice il giornalista, “la soluzione europea auspicata da Marchionne potrebbe diventare più praticabile” e cioè il tentativo di fusione o accordi con altre case automobilistiche, sfruttando incentivi europei ecc.

Questa “panoramica” della situazione in atto ci dice, al di là delle inutili battute di Airaudo, responsabile auto Fiom, sull'incontro tra Fiat e sindacati: “se invece di incontrare di nascosto Marchionne, Fim, Uilm e Fismic fossero andati a Mirafiori a fare le assemblee saprebbero che da una decina di giorni agli enti centrali è ripartita l'attività sul piccolo e grande Suv, prodotti insufficienti a garantire l'occupazione”, quanto sia “insufficiente” il loro atteggiamento per “garantire” la risposta a questa situazione in generale...

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