Ieri c'è stato un incontro “riservato”
tra Marchionne, amministratore delegato della Fiat, e i sindacalisti
di Cisl, Uil e Fismic per rassicurare tutti che “la Fiat resta in
Italia e non chiude”, e questa l'avevamo già sentita!, ma questa
volta ce la dicono Angeletti e Bonanni che ci rassicurano anche che
il 30 ottobre le “parti” si rivedranno. Quali “parti”?
Vorrebbe significare la “parte” padronale e la “parte” dei
lavoratori? Ma smettiamola, per favore.
Bonanni ci lascia in sospeso: “Vediamo
se le proposte che faranno rispetto a queste assicurazioni saranno
congrue”. Congrue rispetto a che cosa? Boh! Intanto il giornalista
del sole 24 ore di oggi è più “pratico”: “Difficile che
arrivi il piano completo prodotti e stabilimenti, che Fiat non ha
presentato neppure al governo nell'incontro di Roma del mese scorso”!
E il giornale continua con una analisi
della situazione attuale per dire che “La ripresa del mercato si fa
ancora attendere”
“Proprio quel giorno [il 30 ottobre]
però, e per tutta la settimana, i quattro stabilimenti che in Italia
producono auto Fiat resteranno chiusi. Mirafiori, Cassino, Pomigliano
e Melfi saranno contemporaneamente in Cassa integrazione,
provvedimento deciso dall'azienda per far fronte al crollo delle
vendite.”
“Segnali di ripresa, per ora, non ce
ne sono. Anzi: i dati sulle vendite di auto in Europa riportati qui a
fianco sono negativi (-11% a settembre). Preoccupa soprattutto il
segnale in arrivo dal mercato tedesco: non solo anche la Germania
segna un -11%, ma il numero delle cosiddette auto usate a chilometri
zero è cresciuto fino a oltre un terzo delle vendite complessive –
segno di un tentativo di rinviare il più possibile l'impatto della
crisi; la quota di auto acquistate dai privati è precipitata al 35%,
con un dato di 88mila vetture che è il più basso dal 1995. Se anche
la corazzata tedesca inizia a perdere colpi, le prospettive di
ripresa dell'europa si allontanano.”
“Resta l'eccezione coreana (Hyundai e
Kia in crescita) destinata a rinfocolare le polemiche sul trattato di
libero scambio entrato in vigore nel 2011.”
“Fiat paga soprattutto la frana del
mercato italiano; perdono tutti i cosiddetti “generalisti” (che
comprendono anche Ford, Opel, la stessa Vw e i tre marchi francesi
Renault, Peugeot e Citroen). Tutti questi costruttori perdono soldi
in Europa. Chi è proporzionalmente più dipendente dal Vecchio
continente (come Opel e Peugeot) soffre di più.
E qui i dati delle vendite a livello
mondiale di queste marche fa arrabbiare davvero il cupo Marchionne
che ha chiesto più volte di adottare il protezionismo sia all'Italia
che alla Comunità Europea.
Quello che sicuramente gli ha ridato un
po' di buonumore (nero) è la notizia che anche la Germania adesso è
in difficoltà e quindi, come dice il giornalista, “la soluzione
europea auspicata da Marchionne potrebbe diventare più praticabile”
e cioè il tentativo di fusione o accordi con altre case
automobilistiche, sfruttando incentivi europei ecc.
Questa “panoramica” della
situazione in atto ci dice, al di là delle inutili battute di
Airaudo, responsabile auto Fiom, sull'incontro tra Fiat e sindacati:
“se invece di incontrare di nascosto Marchionne, Fim, Uilm e Fismic
fossero andati a Mirafiori a fare le assemblee saprebbero che da una
decina di giorni agli enti centrali è ripartita l'attività sul
piccolo e grande Suv, prodotti insufficienti a garantire
l'occupazione”, quanto sia “insufficiente” il loro
atteggiamento per “garantire” la risposta a questa situazione in
generale...
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