lunedì 15 ottobre 2012

pc 15 ottobre - India - L’altro fronte di battaglia della Guerra Popolare..“le luminose trincee di combattimento”... verso la conferenza internazionale di sostegno - Amburgo 24 novembre

L’altro fronte di battaglia della Guerra Popolare in India: “le luminose trincee di combattimento”.

In India, la “democrazia più grande del mondo”, ovvero democrazia borghese sinonimo di dittatura della borghesia e del capitale, i rivoluzionari prigionieri sono un pericolo e fanno paura al sistema anche nelle carceri.
Infatti mentre la più grande rivoluzione del mondo fronteggia la controrivoluzione genocida dello stato fascista indiano che rade al suolo interi villaggi per spianare il terreno (letteralmente) alle multinazionali, stupra e uccide “minoranze etniche”, sottomette intere nazioni all’interno dell’Unione Indiana, un altro fronte di lotta rivoluzionario che si sviluppa è quello dei prigionieri rivoluzionari nelle carceri.

Una doverosa premessa va fatta in onore dei tanti compagni del Partito Comunista dell’India (maoista) che fatti prigionieri vengono torturati e interrogati illegalmente e poi uccisi a sangue freddo inscenando falsi scontri, gli esempi più noti riguardano i compagni Azad e Kishenji, il primo ucciso nel 2009 mentre si stava recando ad un incontro con il nemico per eventuali negoziati di tregua mentre il secondo ucciso lo scorso anno, entrambi rivoluzionari per decenni con abnegazione e molto amati dal popolo come dimostrano le immagini dei funerali a cui hanno partecipato migliaia di persone. Sicuramente lo stato indiano per ucciderli così barbaramente avrà trovato davanti due uomini coerenti fino all’ultimo respiro all’ideale rivoluzionario.

I prigionieri rivoluzionari che arrivano vivi nelle galere indiane non vengono trattati di certo con i guanti bianchi.

Tempo fa i media indiani avevano parlato della necessità di isolamento e trasferimento dei leader maoisti in quanto in molti casi riuscivano a ricevere la solidarietà dei detenuti comuni appena questi ultimi venivano a conoscenza dell’attività “criminale” causa dell’incarceramento dei rivoluzionari e secondariamente si è scoperto che durante le ore d’aria i rivoluzionari in molte prigioni tenevano dei veri e propri corsi di marxismo e organizzavano i detenuti perché venissero rispettati alcuni loro diritti carcerari violati.

Questo è quello che il presidente Gonzalo (di cui recentemente si è celebrato il ventesimo anniversario della sua cattura) del Partito Comunista del Perù definì come attività rivoluzionaria nelle “luminose trincee di combattimento” e propria dei prigionieri comunisti che in tutto il mondo, lungi dall’abbattersi trasformano una situazione oggettivamente “sfavorevole” in potenzialmente favorevole e complementare al resto della lotta rivoluzionaria.

Per capire quanto paura faccia alla borghesia la prospettiva rivoluzionaria incarnate in uomini e donne del popolo basta citare un recente episodio dello scorso 5 Ottobre in cui si è negato ad una prigioniera maoista malata il ricovero in ospedale nonostante sia stato raccomandato dai dottori. Immediatamente altri 3 compagni prigionieri dello stesso carcere hanno iniziato uno sciopero della fame perché ciò avvenisse insieme ad un’altra richiesta.

Non solo in India ma in tutto il mondo la borghesia reagisce con la repressione verso i rivoluzionari di cui a paura anche da morti! Come successo lo scorso 1 ottobre a Roma verso 5 compagni rei di aver affisso un manifesto commemorativo di Luigi Fallico compagno rivoluzionario morto in carcere all’età di 59 anni lo scorso anno proprio per assenza di cure mediche.

Nonostante i vuoti proclami scritti nelle loro costituzioni “democratiche” la borghesia prova sempre a criminalizzare l’idea stessa di rivoluzione condannando alla detenzione anche compagni prigionieri in forma preventiva che materialmente non hanno “commesso il fatto”, vedi il caso di Luigi ancora in attesa di giudizio ma “condannato a morte”, perché l’idea di cambiamento e di rivoluzione sociale viene percepita di per se come un pericolo.

Caso più unico che raro e in un certo senso controcorrente è stato il pronunciamento dell’Alta Corte di Giustizia di Bombay lo scorso 3 ottobre in merito a due simpatizzanti maoisti in stato di fermo e in attesa della convalida dell’arresto negata appunto dal tribunale in quanto “ un numero di persone e influenzata e attratta dalla filosofia maoista a causa dell’oppressione dei settori più deboli della società. Anche i ricorrenti, come un certo numero di persone, potrebbero essere stati influenzati e impressionati dalla filosofia maoista”.

Lungi da noi avere fiducia nella giustizia dei tribunali borghesi, citare questo fatto però serve per mettere ancor di più in luce quanta contraddizione ci sia in questo sistema che proclama di essere il più democratico possibile e , salvo rarissimi casi, viola persino le sue stesse leggi.

Finche i proletari e le masse popolari non avranno nelle loro mani il potere politico la maggioranza della popolazione vivrà sotto la dittatura di un’infima minoranza, la Guerra Popolare in India e le altre rivoluzioni in corso ci mostrano che un’altra via è possibile e necessaria per una società equa e giusta, per questo la Guerra Popolare in India va supportata attivamente partecipando alla Conferenza Internazionale di Sostegno che si terrà il prossimo 24 Novembre ad Amburgo.

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