E' stata
organizzata il 22 settembre 2012 presso la sede del circolo di proletari comunisti di Palermo, un'assemblea con video proiezione e aperitivo
finale in vista della Conferenza internazionale di Amburgo del 24 Novembre
promossa dal Comitato di sostegno alla guerra popolare in India. L'iniziativa, partecipata in particolare da
lavoratori e giovani, è stata introdotta partendo dalla necessità di
un'informazione o per meglio dire di una controinformazione corretta
considerato che le notizie che vengono trasmesse attraverso i giornali borghesi
italiani e internazionali sulla guerra popolare in India arrivano in maniera
distorta e/o superficiale e frammentaria o addirittura non arrivano.
Appoggiare la
guerra popolare in India! Che significa? Significa
innanzitutto che nella globalizzazione potremmo dire “tutto il mondo è paese”,
e infatti la classe operaia è una anche se migliaia e migliaia di chilometri
separano noi dal popolo indiano. Noi prendiamo esempio dalle lotte che altri
popoli fanno e per quanto ci riguarda dobbiamo saper comunicare agli altri il
tipo di lotte che facciamo noi. Le lotte oggi si influenzano l’una con l’altra
e hanno ripercussioni nei diversi paesi, anche se nell’immediato non si
percepisce, come per esempio la questione Fiat e altre multinazionali che non
riescono a delocalizzare facilmente in India anche per le lotte in corso,
“ritardando” in parte e per un periodo possibili licenziamenti in Italia. Le
similitudini tra le condizioni della classe operaia si accentuano sempre di
più, al massimo sfruttamento in India corrisponde l’attacco ai diritti
conquistati con le lotte nei paesi imperialisti. Ma in India gli operai hanno
cominciato a rispondere a dovere, tanto che si parla del paese dove “gli operai
bruciano i padroni”.
Ma gli esempi di lotta che ci giungono
dalla guerra popolare indiana dove le
masse popolari guidate dal PCI (maoista) si oppongono alle grandi
multinazionali e ai padroni che sono affamati di manodopera a basso costo,
risorse e materie prime, sono tante e di diverso tipo. Da queste esperienze
viene spontaneo l’appello all’unità del proletariato su scala internazionale,
perché è proprio a tutti i livelli che i padroni del mondo dividono la classe
operaia per fare più profitti. E “uniti si vince” come si dice, e come
dimostrano le stesse lotte del passato e di alcune del presente, sia in India
ma anche per esempio in Sudafrica dove gli operai delle miniere, purtroppo a
costo anche della vita, hanno ottenuto aumenti salariali importanti. I padroni
dividono e noi dobbiamo unire, è anche con questa logica che dobbiamo vedere il
sostegno alla guerra popolare in India.
E' seguita la
proiezione di due video spiegati e commentati "… in India si sta formando
un paese autogovernato dal popolo nei territori rurali della “zona
rivoluzionaria”, ma l'azione dei maoisti è anche nei grandi centri urbani; il popolo si è armato combattendo contro la
repressione del Governo Indiano. Il primo
ministro indiano ha dichiarato che i Maoisti sono “la più grande minaccia interna”, riferendosi
ai 30.000 guerriglieri dell'esercito popolare e alle masse popolari che
sostengono la guerra popolare contro cui il governo indiano sta scatenando un
vero e proprio genocidio a favore degli interessi delle multinazionali e dei
grandi capitalisti del mondo… veri e propri campi di concentramento sono stati
creati in cui vengono deportati con la forza gli abitanti di interi villaggi
per liberare i territori da "regalare" allo sfruttamento e alla
rapina del capitale straniero… l'operazione Green Hunt “BATTUTA DI CACCIA” non è altro che una guerra genocida del governo
indiano verso il suo stesso popolo… Nella congiuntura attuale in cui la più
grande rivoluzione in corso del mondo resiste agli attacchi dell’imperialismo e
dei suoi lacchè è quanto mai necessario dare sostegno rivoluzionario alla causa
del proletariato e delle masse popolari indiane che se un giorno risulteranno
vittoriose ciò rappresenterà una vittoria per tutti i popoli del mondo ed un
significativo cambio dei rapporti di forza mondiali in cui un nuovo paese
socialista di queste dimensioni sarebbe fonte di speranza e riscossa per chi
lotta nei 5 continenti…”
Centrale è però chi guida la lotta degli operai, della
classe sfruttata facendo crescere in
essa la coscienza della necessità di un reale cambiamento di questo sistema
guidandone il processo rivoluzionario come il PCI (maoista) motore della guerra popolare
in India e della lotta rivoluzionaria degli operai e masse popolari che si sta
estendendo in tutta la fascia nord-orientale dell'India (corridoio rosso) in un
percorso complesso fatto di vittorie ma anche sconfitte ma che fino ad oggi la
feroce repressione del governo indiano non è riuscita a fermare.
A seguire,
riproducendo sullo schermo una locandina fatta
dalle compagne e lavoratrici del Mfpr
in occasione dell'8 marzo come dedica di quella giornata di lotta alle migliaia
e migliaia di donne indiane in prima fila nella guerra popolare, una compagna
ha detto che in India, paese definito "la più grande democrazia del
mondo" l'uguaglianza tra uomini e donne è solo sulla carta perché nella
realtà di tutti i giorni le donne subiscono una pesante oppressione, di classe,
di genere, feudale/religiosa, di casta di lunga durata: dai matrimoni forzati
sin dall'età dell'adolescenza, alle violenze domestiche, alla negazione del
diritto alla proprietà della terra, alle forme di quasi schiavismo per le
vedove… nelle zone rurali e interne, alle condizioni di pesantissimo
sfruttamento delle donne della classi più basse nelle fabbriche dei centri
urbani per non parlare del dilagante sfruttamento della prostituzione al
servizio sempre più esteso anche del turismo sessuale dei cosiddetti uomini
borghesi "civili" dei paesi occidentali, assecondato dal governo reazionario indiano, per
soddisfare i loro sporchi piaceri pagando gli stupri perfino sulle bimbe.
Arundathy Roy, famosa scrittrice indiana sostenitrice del movimento antiglobalizzazione e dei diritti delle donne, nel suo reportage "Nella giungla con i maoisti" racconta delle condizioni in cui vivono i compagni ribelli maoisti, come affrontano le lotte, come agiscono tra le masse popolari dei villaggi rurali… e parla anche delle donne molto spesso vittime di violenza sessuale da parte dei militari governativi che si servono dello stupro come arma di repressione di stato, esercitando una violenza spietata contro le donne, e in particolare contro le compagne maoiste. Ma per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati la leva per ribellarsi ad un sistema di profonda oppressione; esse si sono unite alla guerra popolare trasformandosi, con la guida cosciente del patito comunista indiano maoista, in combattenti che stanno in “prima linea” nella lotta rivoluzionaria, molte donne oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito in cui come scrive la stessa Arundathy lottano anche al suo interno "… non solo per affermare i loro diritti ma anche per convincere il partito che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un ideale di società giusta" . Le donne in lotta nella guerra popolare sono un forte esempio per la lotta del movimento delle donne in ogni parte del mondo contro questo sistema sociale che ci vuole oppresse e subalterne, che anche in un paese come il nostro, imperialista e capitalista, ci vuole riportare indietro in un moderno medioevo, lo si vede dagli attacchi che subiamo quotidianamente (lavoro, violenza, diritto di aborto…).
Arundathy Roy, famosa scrittrice indiana sostenitrice del movimento antiglobalizzazione e dei diritti delle donne, nel suo reportage "Nella giungla con i maoisti" racconta delle condizioni in cui vivono i compagni ribelli maoisti, come affrontano le lotte, come agiscono tra le masse popolari dei villaggi rurali… e parla anche delle donne molto spesso vittime di violenza sessuale da parte dei militari governativi che si servono dello stupro come arma di repressione di stato, esercitando una violenza spietata contro le donne, e in particolare contro le compagne maoiste. Ma per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati la leva per ribellarsi ad un sistema di profonda oppressione; esse si sono unite alla guerra popolare trasformandosi, con la guida cosciente del patito comunista indiano maoista, in combattenti che stanno in “prima linea” nella lotta rivoluzionaria, molte donne oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito in cui come scrive la stessa Arundathy lottano anche al suo interno "… non solo per affermare i loro diritti ma anche per convincere il partito che l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un ideale di società giusta" . Le donne in lotta nella guerra popolare sono un forte esempio per la lotta del movimento delle donne in ogni parte del mondo contro questo sistema sociale che ci vuole oppresse e subalterne, che anche in un paese come il nostro, imperialista e capitalista, ci vuole riportare indietro in un moderno medioevo, lo si vede dagli attacchi che subiamo quotidianamente (lavoro, violenza, diritto di aborto…).
L'assemblea ha
quindi rivolto un caloroso applauso alle
donne maoiste e a tutto il popolo in lotta.
Una
lavoratrice ha voluto sottolineare come anche dai video si capisce che sono i
borghesi e i capitalisti di tutto il mondo che provocano distruzione, sofferenza,
morte, miseria ai popoli, come anche nei paesi come il nostro sta crescendo la
povertà e la disparità tra una minoranza di ricchi e la maggioranza dei
lavoratori, operai, precari, giovani ecc., di come ci si sta imbarbarendo
perché è il sistema la causa di questa barbarie… la guerra popolare in India
incoraggia su quella che è la necessità di lottare contro la borghesia che
domina. Altre donne
presenti hanno raccontato della loro esperienza di viaggio fatta in India da
turiste e del degrado e della povertà che hanno toccato con mano ma che è
importante conoscere questa altra faccia dell'India che si ribella e lotta. Ad una domanda
di una giovane in merito alla situazione/risposta dei paesi confinanti con l’India, è stato fatto
un breve quadro su Nepal, Bangladesh e Bhutan e lo stadio della situazione
rivoluzionaria e dei partiti maoisti presenti in quei paesi raccolti nel
coordinamento CCOMPOSA.
In una calda
atmosfera che via via si è creata durante l'iniziativa, l'assemblea si è quindi
conclusa con un aperitivo
"indiano" in cui tutti i presenti sono stati informati circa
l'organizzazione della prossima conferenza ad Amburgo e invitati a partecipare
e a sostenerla.
Palermo,
23/09/2012
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