sabato 29 settembre 2012

pc 29 settembre - Sudafrica, scioperi sempre più estesi nelle miniere d'oro... e conquiste degli operai


In tutto il mondo, dalla Cina all'India dal Pakistan al Sudafrica le lotte operaie riprendono e si fanno sentire molto forte. Ciò conferma, al contrario di quanto predicano sindacati dei padroni e partiti amici dei governi che parlano di "moderazione salariale", che perfino durante la crisi mondiale del capitalismo ai padroni di ogni latitudine se si portano le lotte fino in fondo si possono strappare risultati concreti, mettendone in luce la debolezza profonda e confermando che "la classe operaia esiste, lotta e si contrappone ai padroni, ai governi, allo Stato del capitale, senza che per fare questo sia necessario un suo partito." Ma questo non basta, come dimostra proprio la condizione della classe operaia in Sudafrica che si è "liberata" dall'Apartheid dei padroni bianchi per rimanere prigioniera dell'"Apartheid" del capitalismo: "Ma tutta l'esperienza storica dimostra che la classe senza il suo partito non è in grado di avere un peso soggettivo nella lotta politica e sociale, non è in grado di affermare un punto di vista di classe su tutte le questioni, non è in grado di indirizzare e dirigere la sua lotta verso la conquista del potere politico, l'instaurazione di uno Stato  nelle proprie mani, l'edificazione di una società a misura dei suoi interessei di classe" (dal progetto di tesi del Pcm)


In Sudafrica attualmente la lotta è durissima come spiega questo articolo del Sole 24 Ore del 27 settembre

Vogliamo sottolineare questi passaggi:

I lavoratori tendono a rifiutare le tradizionali rappresentanze sindacali – in particolare la "vecchia" National Union of Mineworkers (Num), accusata di essere troppo filogovernativa”
e pretendono forti aumenti salariali, in modo sempre più deciso da quando Lonmin ha capitolato, concedendo rialzi di stipendio tra l'11 e il 22% ai dipendenti di Marikana”.

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Gli scioperi si stanno estendendo a macchia d'olio nel settore estrattivo sudafricano e le proteste, iniziate nelle miniere di platino, si stanno adesso concentrando sempre di più nell'industria dell'oro, in cui si è fermato circa il 40% della capacità produttiva.
AngloGold Ashanti, terza società aurifera mondiale, che in Sudafrica ricava il 32% del suo output (oltre 600mila once nel primo semestre), ha comunicato ieri di aver dovuto sospendere tutte le operazioni nel Paese. La maggior parte degli oltre 35mila lavoratori alle sue dipendenze si è infatti unita allo sciopero illegale avviato il 10 settembre nella miniera Kopanang, che a sua volta è solo uno dei tanti in corso. Gold Fields – che da oltre due settimane subìsce il blocco di Kdc West, perdendo 1.400 once di oro al giorno –martedì ha dovuto fermare le estrazioni anche in una sezione di Beatrix. Negli ultimi giorni sono inoltre entrati in sciopero (in questi casi legalmente) anche i minatori di Coal of Africa e più di 20mila autotrasportatori sudafricani.
La situazione sta intanto diventando sempre più tesa nelle miniere di Anglo American Platinum (Amplats). La società, che il 12 settembre aveva sospeso di propria iniziativa le attività nel Rustenburg per motivi di sicurezza, non è più riuscita ad ottenere il rientro di oltre il 20% dei dipendenti. «Non abbiamo intenzione di aprire trattative sui salari», ha dichiarato il ceo Chris Griffith, minacciando il licenziamento per chi non si presenterà nemmeno oggi. «Le nostre operazioni nel Rustenburg stanno subendo considerevoli pressioni economiche – ha proseguito il manager – e il loro futuro è già oggetto di revisione. L'industria del platino è in condizioni disperate in questo momento».
Ogni vertenza sembra essere la fotocopia dell'altra. I lavoratori tendono a rifiutare le tradizionali rappresentanze sindacali – in particolare la "vecchia" National Union of Mineworkers (Num), accusata di essere troppo filogovernativa – e pretendono forti aumenti salariali, in modo sempre più deciso da quando Lonmin ha capitolato, concedendo rialzi di stipendio tra l'11 e il 22% ai dipendenti di Marikana, in cui uno sciopero era sfociato in un massacro da parte delle forze dell'ordine. Replicare simili aumenti è considerato insostenibile dalle società estrattive, che nel settore del platino stanno soffrendo in modo particolare a causa del calo della domanda, che ha fortemente indebolito i prezzi.
Nonostante il rally dell'oro, in Sudafrica anche le società aurifere sono comunque sotto pressione, a causa di costi estrattivi tra i più elevati nel mondo. Gli scioperi, inoltre, le hanno prese in contropiede. A differenza che nel settore del platino, dove i rinnovi contrattuali avvengono su base aziendale, in quello aurifero da tempo le società negoziano collettivamente, ogni due anni – un sistema che in passato aveva ridotto molto la conflittualità – e la prossima scadenza è per metà 2013.
L'ondata di scioperi potrebbe fornire un ulteriore sostegno ai prezzi dell'oro, anche se non ci sono state reazioni a –llo stop delle miniere AngloGold (c'è stato anzi un ribasso, –intorno a 1.750 –$/oncia ) –. Il Sudafrica d'altra parte ha perso da tempo la sua centralità nel settore ed è oggi solo il quinto Paese produttore del metallo.

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