Dopo una notte in cui i blocchi sono
stati mantenuti da folti gruppi di operai, questa mattina, 2° giorno
di sciopero, ai blocchi gli operai sono aumentati. Il clima è stato
più combattivo di ieri. L'estensione della partecipazione dimostra
che gli operai volevano una risposta di lotta alle decisioni della
Procura e alla staticità delle posizioni dell'azienda.
Durante la mattinata le notizie che via
via sono pervenute non spingevano all'ottimismo e accendevano lo
spirito di lotta.
Ferrante, per conto di padron Riva, è
tornato ad agitare l'opposizione alla Procura, sollevando l'argomento
che ci sarebbero altre perizie “scientifiche” che smentirebbero
l'emergenza ambientale. Si tratta di posizioni che dimostrano che
l'azienda fa estrema resistenza, non solo alle decisioni della
Procura verso la quale la sua guerriglia giudiziaria è scontata, ma
ad assumersi le sue responsabilità nel rispondere alla denuncia di
forte inadeguatezza dei fondi e delle misure annunciate, e questo,
peraltro, è sostenuto anche dalle OO.SS. che hanno promosso lo
sciopero di questi due giorni. La stessa questione dell'AIA su cui
gli operai pongono fiducia e aspettativa perchè possa comunque
autorizzare a produrre, attesa da un momento all'altro, in realtà il
governo fa sapere che il lavoro procede ma che bisognerà attendere
almeno l'11 ottobre.
Queste risposte obiettivamente negative
richiedono che la lotta continui e diventi più incisiva.
Le intenzioni di Fim e Uilm vanno
nell'organizzazione di una manifestazione nazionale a Roma per il 15
o il 17 ottobre; anche gli operai spingono per una manifestazione a
Roma.
I compagni e lavoratori dello Slai
cobas, invece sostengono che è meglio lavorare per uno sciopero
generale unitario e di massa in città che unisca operai e masse
popolari e che sia in grado di esercitare moplta più pressione,
costringendo governo e tutte le altre parti a venire a Taranto e a
presentare una soluzione che salvaguardi lavoro, salario e faccia
avanzare radicalmente una reale messa a norma dello stabilimento.
Tra gli operai resta molta confusione,
in parti seminata dalle componenti aziendaliste, in parte proveniente
dai livelli di coscienza sindacale che restano arretrati rispetto
alla partita in gioco.
Altri motivi di divisione e di
contrasto tra gli operai nascono dalla posizione della Fiom che ha
scelto di non disturbare il manovratore, di non rispondere alle
spinte presenti tra la massa operaia, di non contrastare sul campo
nella lotta e nello sciopero le posizioni aziendaliste tra i
lavoratori e nelle altre OO.SS. Restare in fabbrica a lavorare quando
c'è da lotta su posizioni di classe, è una scelta profondamente
sbagliata.
Le proposte provenienti dal Convegno
nazionale sulla siderurgia della Fiom, a porte chiuse, fatte a
Taranto oggi, al di là del merito che tratteremo in altra nota,
nascono morte proprio perchè non si misurano col calore di una
tensione e di una mobilitazione che gli operai riversano nei blocchi
di questi due giorni.
In questa situazione difficile cammina,
con piccoli passi ma determinati, l'azione dello Slai cobas per il
sindacato di classe. Già da ieri pomeriggio al blocco della 106 le
cose cominciavano a cambiare, capannelli, discussioni accese, ma
anche sostegno aperto.
Questa mattina, prima al blocco della
106, in cui è presente e attiva la componente aziendalista, quindi
anche capi e ingegneri, i focolai di discussione sono diventati
grandi capannelli coinvolgendo circa un centinaio di operai. E qui
gli argomenti usati hanno riguardato l'impegno e l'azione dello Slai
cobas che in generale in questi anni sono stati nascosti e
ostacolati, denigrati da azienda e sindacalismo confederale, quando
invece attraverso numerosi esempi di azione concreta essi sono stati
la vera alternativa di proposta e di azione, prevalentemente esterna,
contro padron Riva, le collusioni del sindacalismo confederale e il
clima generale di timore in fabbrica tra la massa degli operai.
Le forti discussioni emerse hanno
spostato l'attenzione e favoriscono la continuazione del lavoro di
chiarimento e organizzazione, nel quadro necessariamente unitario di
questa lotta contro padron Riva, Stato e governo.
Al blocco della via Appia, il più
grande, i capannelli si sono accesi, uno dietro l'altro con l'arrivo
dello Slai cobas. Vi sono state approfondite discussioni di denuncia
della politica di Riva, del ruolo complice sulla questione sicurezza
e salute delle direzioni sindacali, ma anche dei delegati e Rls –
su questo vi è stato un forte accordo da parte degli operai - sulla
battaglia specifica su questo terreno fatta negli anni dallo Slai
cobas anche con la Rete per la sicurezza sui posti di lavoro; altre
discussioni positive sono state sul problema dell'unità necessaria
lavoratori/cittadini, qui lo Slai cobas ha anche chiarito che molte
volte vien presentata dalla stampa, in internet, una contrapposizione
che nei fatti non c'è tra i cittadini dei quartieri, e che viene
alimentata strumentalmente da ambientalisti, che si fanno passare per
“cittadini”.
Oggi il tentativo di settori sindacali
o aziendalisti di isolarci, basato spesse volte su disinformazione e
menzogne sono stati smontati, l'attenzione e i consensi sono
cresciuti.
Intorno alle 13 l'apparato sindacale di
fim e uilm fortemente presente oggi a questo blocco è intervenuto
decisamente sollecitando i suoi rappresentanti che partecipavano alle
discussioni a interromperle immediatamente, una mossa difensiva per
ridimensionare e isolare lo slai cobas, per toglierci l'acqua in cui
stavamo nuotando, e un segno di debolezza.
Lo Slai cobas nel suo volantino, letto
con crescente attenzione, richiesto da tanti operai, fa delle
proposte concrete che sono unitarie e si rivolgono a tutti gli
operai, che tengono conto dell'emergenza e della fase dello scontro
di classe all'Ilva.
E su questo il lavoro e la battaglia
continua.
Il Comitato liberi e pensanti questa
mattina non si è visto ai blocchi, la linea che i blocchi
danneggiano la città ha portato in mattinata a disertarli, per una
presenza molto vivace ma abbastanza innocua alla portineria dei
camion delle merci,dove l'attività è estremamente ridotta; una
presenza che non poteva andare oltre una buona discussione con
qualche autotrasportatore.
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