L’USB
annuncia in pompa magna nel suo sito e con un volantinaggio alla
fabbrica la sua nascita all’Ilva di Taranto e l'iscrizione ad esso
di Francesco Rizzo, ex delegato e distaccato Fiom ed ex iscritto
Fim-Cisl.
All'Iva,
dove c'è bisogno di organizzare un vero sindacato ma di classe e in
mano agli operai – e lo slai cobas per il sindacato di classe per
questo si batte non certo per fare un 4° sindacatino – non si vede
proprio il bisogno di un altra sigla che aumenta solo confusione e
divisione tra gli operai.
All’Ilva
la corruzione del sindacato confederale e la disgregazione della Fiom
sedimentano una serie di ‘sindacalisti’ che di volta in volta
entrano in contrasto con le segreterie e che con stile personalista
si ritengono depositari di pacchetti di tessere da portare al miglior
offerente.
Un
esempio, purtroppo, di questo è proprio Francesco Rizzo,
recentemente approdato all’USB in questi giorni – per quanto
tempo non sappiamo, vista la rapidità con cui Rizzo cambia casacca
recentemente.
E’
vero che Rizzo è stata un’avanguardia effettiva della Fiom e
insieme all’altro operaio, delegato Battista, ha subito nel passato
un tentativo di licenziamento per la sua attività sulla sicurezza.
Ma
dopo questa vicenda, la Fiom, diretta da Fiusco, cerca di risolvere
il problema a Riva; da un lato Battista viene trasferito a far la
guardia alle barche e quindi mobbizzato, dall’altro Rizzo viene
promosso come ‘distaccato’ al sindacato, cosa che fa per anni,
continuando blandamente il suo impegno sulla sicurezza ma
contrastando attivamente il tentativo di organizzazione dei cobas e
dei comitati di lavoratori.
Quando
il “distacco” viene in seguito revocato dalla Fiom e Rizzo
rientra in fabbrica, ridiventa attivo dissidente nella Fiom e ne
scopre improvvisamente tutti gli “altarini”, ma questo lo fa con
uno stile che non punta ad organizzare i lavoratori alla base e farli
protagonisti della lotta, ma con il loro uso come ‘pacchetto di
tessere’.
Nella
vicenda “cambio tuta” e raccolta firme in massa degli operai per
l'entrata dello slai cobas in fabbrica, Rizzo si fa sostenitore
dell’azione dello Slai cobas, che però subito chiarisce che
apprezza il suo impegno ma non vogliamo logiche personaliste o da
“pacchetti di tessere”.
Ma
quando sembra che Rizzo debba concretamente dare un apporto
all’organizzazione dello Slai cobas in Ilva, Rizzo si tira
improvvisamente indietro, dice che ha famiglia, dice che teme che con
l’espulsione dalla Fiom (che non era avvenuta) potrebbe essere
licenziato; e, quindi, decide, per avere una copertura sindacale, di
passare alla Fim-Cisl, sindacato nettamente schierato come servo di
padron Riva in fabbrica. Anzi Rizzo fa di più, pilota l’adesione
del famoso “pacchetto di tessere”, e permette che la Fim-Cisl
nazionale - come adesso fa l’USB – si vanti di questo passaggio
come attacco e disgregazione della Fiom. Bentivogli emette comunicati
stampa, fa conferenze stampa su questo. Rizzo si presta a questa
oscena campagna dando un solido manforte politico dicendo che la Fiom
è un “sindacato comunista”, “in mano a Rifondazione
comunista”, che “usa metodi stalinisti” e che “finalmente
nella Fim ha trovato la vera democrazia” (!?).
Lo
Slai cobas denuncia subito questo trasformismo e opportunismo che
azzera gli aspetti positivi della battaglia che Rizzo aveva fatto in
passato, disorienta, indebolisce gli operai che guardano a lui.
Quindi
Rizzo, ora, non viene dalla Fiom – come dice il comunicato dell’USB
– ma viene dalla Cisl. E' la Fim Cisl, che dopo aver visto Rizzo in
mezzo ai contestatori dell'Apercar' il 2 agosto, timorosa di quello
che sta succedendo, sospende Rizzo.
E’
in questo contesto che c'è l’ultimo ‘salto della quaglia’ di
Rizzo, quello strombazzato da USB.
Questo
della Usb un metodo che all’Ilva di Taranto non è neanche nuovo,
lo usano i sindacati autonomi, impegnati in pratiche da patronato, lo
usa da anni la CUB che dichiara di avere centinaia e centinaia di
iscritti all’Ilva che nessuno ha mai conosciuto. L’USB è
l’ultima arrivata a questo teatrino dei pupi.
L’USB
ha lo stile del sindacato parassita in fabbrica. Quando c’è una
lotta approfitta delle difficoltà che gli operai hanno nella
costruzione del sindacato di classe, recupera qualche emarginato
(Rizzo nelle ultime elezioni Rsu quando stava ancora con la Fiom ha
preso 12 voti...), e lo vende per presenza in fabbrica. Lo ha fatto
anche alla Sata di Melfi, come alla Dalmine di Bergamo.
Questo
è uno dei problemi che ha il sindacalismo di base e di classe nelle
fabbriche, non solo a Taranto ma a livello nazionale, in cui l’USB
non è la soluzione ma è parte del problema.
La
battaglia per il sindacato di classe all’Ilva si chiama Slai cobas,
questo è ben noto a padron Riva e al sindacalismo confederale che
fanno una guerra spietata all'avanzamento dello Slai cobas in
fabbrica: con non riconoscimento delle deleghe e di ogni diritto
sindacale, con campagne quotidiane di persecuzione di lavoratori che
ad esso aderiscono, con denunce sistematiche da parte dei dirigenti
sindacali corrotti, quali Palombella, Fiusco, ecc., per
“diffamazione”, fino al processo per “Riva assassino!”
intentato da padron Riva in persona.
L’obiettivo
di tutti è impedire al presenza dello Slai cobas. Ai padroni, al
sindacalismo confederale tutti vanno bene tranne lo Slai cobas. E
ora, ultimo arrivato, ci si mette anche il piccolo fastidio dell'Usb.
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