mercoledì 25 novembre 2020

pc 25 novembre - COMUNICATO SULL'ASSEMBLEA TELEMATICA DONNE/LAVORATRICI DEL 19 NOVEMBRE 2020

COMUNICATO DEL 19 NOV 20

In termini di partecipazione l'assemblea del 19 novembre è andata anche meglio della prima.

Questa importante e nuova iniziativa, di assemblee di donne/lavoratrici, da un lato si consolida e dall'altro si rinnova con nuove presenze, alcune significative.

Infatti, nella seconda assemblea, da un lato vi è stata una continuità, sempre necessaria, di testimonianze dalle realtà di posti di lavoro, dalle lotte, di denuncia viva della condizione di sfruttate, discriminate, dall'altro lato, vi sono stati interventi più vari, su nuovi temi. Questo ha arricchito la tematica delle questioni poste, ha espresso nei fatti il discorso che facciamo su: 360°, "tutta la vita deve cambiare".

Tanti sono stati gli interventi e le testimonianze:

interventi appassionati come quello della ex operaia, per 32 anni nelle fonderie, ultimamente nell'azienda ospedaliera di Verona, che ha fortemente denunciato la repressione in fabbrica verso le transessuali, chiamando tutti ad una diversa visione di "donne e uomini"; gli interventi delle sempre determinate operaie della Montello che lottano con forza anche contro le discriminazioni con i lavoratori maschi: più ore agli uomini e meno alle donne, per prime in cig anche se il lavoro c'è ma per i maschi, col rischio di essere le prime licenziate o di essere escluse da alcuni lavori, quando, come ha detto un'operaia, "noi siamo pronte a fare tutto";

ancora, è stata fortemente denunciata da Campagne in lotta la brutale, ricattatoria condizione generale delle lavoratrici immigrate, soggette spesso a violenze sessuali, sia nelle campagne, negli altri posti di lavoro, come nella vita nei campi/lager; così come il rapido peggioramento, con la scusa della situazione covid, della condizione di lavoro delle lavoratrici precarie, delle pulizie, passate, per esempio in Calabria, da 8 ore di lavoro al giorno a 2 ore per soli 3 giorni la settimana; è stata denunciata la condizione delle sex worker che purtroppo, è stato detto, "vengono additate anche da compagne della sinistra". Ieri poi nell'assemblea è "entrato il covid", ma anche qui si è dimostrata la forza delle donne in lotta, delle compagne che non hanno aggiunto lamenti ma hanno trasmesso – con l'intervento della lavoratrice di Palermo – la volontà di lottare, resistere anche in questa "guerra", dicendo: "ne uscirò più vittoriosa di prima!".

Sulla situazione nella scuola è stato detto da insegnanti un chiaro SI alla loro riapertura, nella massima sicurezza, e l'assemblea ha espresso il sostegno a tutte le iniziative in corso di studenti, insegnanti di violazione dei divieti del governo e regioni.

Nello stesso tempo si sono poste alcune basi per portare avanti battaglie unitarie a livello nazionale; da Taranto, per esempio, è venuta la proposta delle lavoratrici degli asili di fare una lotta unita per la internalizzazione dei servizi essenziali e per imporre sui luoghi di lavoro le misure di sicurezza contro il rischio continuo, in questa seconda fase in particolare, di prendersi il covid.

Nelle denunce delle varie condizioni di lavoro delle donne, delle immigrate, alcuni interventi hanno criticato il feminismo piccolo borghese non classista e non realmente antirazzista, e quindi non anticapitalista.

E' stata messa, da lavoratrici dei settori pubblici, in evidenza un'altra faccia della politica dello smartworking, oltre lo sfruttamento mascherato ma che in realtà rafforza il doppio lavoro delle donne, il suo uso ideologico nel rafforzare la cultura della famiglia come centrale, che per le donne significa oppressione e spesso anche morte.

Costante la denuncia/attacco ai sindacati confederali, per cui giustamente un operaia ha ricordato gli anni 70 come avvio della concertazione, ma anche le grandi lotte di quella stagione.

E' stata un'assemblea ricca, un pò più complessa, perchè pur nella varietà e allargamento degli argomenti dovevamo tenere la rotta.

E la rotta era: sia continuare a dare priorità agli interventi delle lavoratrici; perchè le nostre assemblee, come abbiamo detto, sono "differenti", in esse sono le lavoratrici che "prendono la scena", che fanno interventi che danno il segno proletario all'assemblea. Quindi, un allargamento non a scapito della "classe". D'altra parte, come abbiamo verificato anche in questa seconda assemblea, gli interventi delle lavoratrici, di compagne proletarie condizionano in positivo anche altri interventi e li chiamano a misurarsi con la realtà delle donne più sfruttate e oppresse; sia riproporre e mantenere al centro lo scopo di questa seconda assemblea: la piattaforma, il suo significato, come farla agire; "passare dalla denuncia all'azione".

L'assemblea, quindi, ha mantenuto il filo con il 17 settembre ma ha fatto un passo avanti, soprattutto nel porre appunto la necessità di "passare all'azione", introducendo nuovi punti fermi e discriminanti:

- La nuova parola d'ordine: Se lotta una lottano tutte, cioè fare di ogni lotta la lotta di tutte;

- e soprattutto si sono poste tre questioni discriminanti per affermare/imporre la lotta e la piattaforma delle donne: ORGANIZZAZIONE – AUTONOMIA/SEPARAZIONE – INVASIONE-CONTAMINAZIONE IN TUTTI I CAMPI E LOTTE.

La piattaforma richiede organizzazione e lotta autonoma delle donne/lavoratrici; perchè solo così la “marcia in più” delle donne proletarie, che nasce da una condizione di attacco a 360° e di “oppressione senz'altro” che raccoglie tutte le oppressioni, è riconoscibile e riconosciuta.

La condizione, e i bisogni delle donne, è stato detto, non possono essere un punto di una piattaforma generale o un capoverso di un documento generale anche di sindacati di base combattivi. Noi diciamo: assumete la piattaforma delle lavoratrici, non inserite solo alcune nostre rivendicazioni.

Ieri in alcuni interventi, di Milano soprattutto, sono state criticate sia forme di maschilismo, di sottovalutazione della ricchezza/forza delle lavoratrici, presente anche nei sindacati di base combattivi, in cui pur se a volte vengano dette parole d'ordini che sembrano uguali si resta concentrati sul “protagonismo maschile”; sia il maschilismo tra gli stessi compagni di lavoro, come hanno detto in particolare le operaie di Montello, che favorisce la divisione e discriminazione operata dal padrone.

L'unità tra uomini e donne nelle lotte diventa solo una parola se le donne, le lavoratrici non pongono come prioritaria la questione della visibilità, dell'esistenza del soggetto donna; e questa “esistenza” richiede organizzazione, lotta anche separata.

La forma più visibile di questa autonomia è lo sciopero delle donne, produttivo e riproduttivo, a cui bisogna tornare, come forma di difesa e attacco, come è stato detto; ma occorre ora accumulare le forze e che le proletarie riprendano nelle loro mani lo sciopero delle donne come sciopero effettivo nelle fabbriche, sui posti di lavoro, e non solo come manifestazioni serali, generalmente inoffensive per padroni, governo, Stato.

Una volta che si assume come battaglia separata a partire dalle donne proletarie, è giusto invadere i campi, “contaminare”:, dalle lotte per il rinnovo dei CCNL multiservizi, metalmeccanici, ecc., alle iniziative di lotta sindacali e sociali, ai sindacati di base, ecc.

Sulla piattaforma. Vari interventi hanno esplicitamente espresso il loro accordo sull'insieme della piattaforma. Alcuni interventi di compagne rivoluzionarie hanno posto l'accento sulla necessità dell'azione diretta di lotta per conquistarsi i diritti, non delegando alle leggi ma basandoci sulle nostre forze; e, soprattutto sulla lotta contro le violenze, molestie sessuali sui posti di lavoro, come per la salute, autorganizzarci, formare “comitati di donne” in grado di intervenire.

Questa piattaforma, come abbiamo fatto nello sciopero dei metalmeccanici del 5 novembre, come si sta facendo sulle questioni sicurezza, salute, va chiaramente articolata secondo le situazioni di lotta - nella piattaforma vanno inserite più specificatamente in questa fase le rivendicazioni per la sicurezza anti-covid; come nuove indicazioni che vengono dalle lotte (esempio rivendicare/fare assemblee sindacali di sole donne sul posto di lavoro, come hanno fatto le lavoratrici delle pulizie sanità della Dussmann). Ma va mantenuto il suo carattere integrale perchè espressione della necessità della lotta delle donne perchè tutta la vita deve cambiare, nella prospettiva del rovesciamento di questo sistema di doppio sfruttamento e doppia oppressione.

Questa piattaforma delle donne non è costruita a “tavolino”, non è la piattaforma “perfetta”, ma è frutto dei bisogni, delle lotte che già le donne proletarie esprimono, ed è legata alla realtà concreta di effettive possibilità di lotta e di poter strappare risultati. Anche ciò che oggi è prioritario nella lotta delle donne non si può decidere dall'alto. Per es. una cosa è la rivendicazione di avere un reddito per mangiare/vivere nel momento in cui tu mi togli il lavoro (come ha detto una lavoratrice di Palermo), altra cosa è una sorta di sostituzione della rivendicazione del salario messa come unica rivendicazione che di fatto si sostituisce al lotta per il lavoro che in tante parti le donne, licenziate, precarie, disoccupate stanno già facendo, anche perchè per le donne il lavoro è sempre motivo di emancipazione, di unità con altre donne; così cosa è, quanto deve essere il salario garantito, per non essere astratte, deve tener conto dei rapporti di forza.

L'assemblea ha visto anche interventi su altre importanti tematiche:

- sulla repressione delle lotte delle lavoratrici, mettendo in evidenza soprattutto la solidarietà che si è espressa da varie città verso le lavoratrici di Italpizza di Modena come verso le lavoratrici assistenti igienico personale di Palermo che hanno detto: “non bisogna guardare solo al proprio orticello... noi siamo una goccia dello stesso mare”, e hanno denunciato anche il carattere “vile” della repressione quando attacca chi lotta per il lavoro, salario, ecc. “ma – ha detto – non ci possono far zittire!”. Nell'assemblea si è sentita forte anche la denuncia della condizione nelle carceri delle detenute, sotto il nuovo attacco del covid, una condizione che per le donne è doppiamente nascosta dallo Stato borghese – qui si è letta anche una lettera proveniente da una compagna anarchica detenuta. E' stato poi proposto e raccolto dall'assemblea l'appello per la “libertà di Dana” No Tav.

- sulla necessaria battaglia della difesa dell'aborto, che torna ad essere centrale nella lotta tra reazione e bisogno di libertà, di rivoluzione, e che è il primo punto di attacco da parte dei governi moderno fascisti, a livello internazionale e nazionale: “Siamo tutte polacche!” è stato detto;

-sull'importanza della teoria rivoluzionaria per armare testa, cuore e braccia della donne, per una concezione scientifica della condizione delle donne contro concezioni idealiste piccolo borghesi; su questo – è stato detto – cominciamo da Engels, di cui il 28 novembre cade il 200° anniversario della sua nascita, che con il libro “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” ha posto le basi storico materialistiche dell'origine della condizione di subordinazione della donna, ma anche del suo superamento. La compagna di Palermo ha proposto che organizziamo incontri specifici sulla formazione rivoluzionaria.

Sulla base dell'intervento di Alice di Londra, su come fare l'inchiesta che, come ha detto, è un modo di passare all'azione, di far “parlare i fatti”, di rendere protagoniste le lavoratrici, e non parlare “su” le lavoratrici, si chiederà ad Alice di preparare un testo per fare inchiesta sui posti di lavoro.

Si sono, infine, ricordate e si è solidarizzato con la battaglia delle donne a livello internazionale. Oltre la forte lotta delle donne, femministe polacche che sta mobilitando tutti i settori popolari, i democratici; compagne dell'associazione Jin hanno ricordato la lunga battaglia delle donne curde, e l'mfpr le grandi manifestazioni in Messico contro la “guerra di bassa intensità” contro le donne, fatta di violenze sessuali, dieci femminicidi al giorno.

Al termine dell'assemblea la parola d'ordine di passare dalle denunce all'azione si è concretizzata in alcune proposte/indicazioni:

- essere visibili con propri materiali, strumenti, striscioni, interventi nelle giornate di lotta a dicembre (11 e 12) del Patto d'azione anticapitalista – con la parola d'ordine: “Noi la crisi non la paghiamo – le doppie catene unite spezziamo”

- fare un volantino con la piattaforma da diffondere in primis sui posti di lavoro, nelle lotte;

- preparare per gennaio una GIORNATA D'AZIONE delle donne/lavoratrici:

IL 25 novembre riempire le città di striscioni e diffondere la piattaforma nei luoghi di lavoro, e dovunque è possibile.

Chiuse in casa non ci stiamo, morire non vogliamo!”

Contro la vostra violenza e oppressione, scateniamo la nostra ribellione!”

ASSEMBLEA NAZIONALE DONNE/LAVORATRICI - 19 novembre 2020

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