lunedì 23 novembre 2020

pc 23 novembre - Operai padroni governo e sindacati in tempi di Covid - una giusta denuncia

da operai contro

700 morti al giorno da coronavirus. Le fabbriche, centri di contagio, non le fermano. “Ristori” per tutti fuorchè per gli operai in cassintegrazione che devono vivere con quasi metà del salario. I capi sindacali? Fanno salotto

stralci

Mentre il governo cerca disperatamente medici attraverso appelli televisivi, rimarcando l’emergenza sanitaria, la stessa tivù e i giornali controllati dalla famiglia Agnelli Elkann, sparano ogni giorno

quintali di notizie mistificate. Tacciono e fingono di non vedere, che milioni di operai sono costretti ad andare in fabbrica, come predestinate vittime sacrificali al contagio covid 19 per il profitto! Da zona Fca a zona franca per tutti i padroni!
Tanto dalle notizie fuffa non trapela chi sono i circa 700 morti giornalieri, la loro identità viene sepolta prima. Dalla caterva di dati truccati, si guardano bene dal dire quanti siano gli operai contagiati e quanti morti per covid 19. “Muoiono in prevalenza vecchi pensionati” – dicono-, come se questo cancellasse la loro attività di quando erano in vita e lavoravano.
Gli operai vengono mandati ogni giorno sul fronte del contagio, mentre il governo sforna decreti a raffica per “ristorare” a suon di miliardi bottegai, ristoratori, padroni e padroncini, promette loro ulteriori aiuti e sgravi fiscali.
Dal governo all’opposizione, dal sindacato agli opinionisti che traboccano ovunque, da nessuno fra costoro arriva la proposta di “ristorare” il salario operaio, integrandolo al 100% per quanti si trovano in cig. Tutti in coda servili al governo Conte bis, nel considerare i titolari delle attività, i più colpiti rispetto gli stessi operai dipendenti. Una madornale eresia. Non è vero che padroncini e piccoli negozianti (per non parlare di quelli medi e grandi), siano ridotti alla condizione di bisognosi, perché momentaneamente fermati dalle misure anti covid. Prima della pandemia hanno accumulato profitti! Scendono in piazza per non intaccare i profitti investiti nelle banche, o in beni immobili.
Gli operai possono accumulare solo debiti che aumentano con il salario al 60% per la cig, arrivata anche in ritardo e in tanti ne aspettano ancora il saldo, una vita da salti mortali!
Anche l’artigiano senza dipendenti che lavora dalla mattina alla sera, non è sulla stessa barca degli operai. Al netto delle spese non va a casa con 1.200 euro al mese! Quando lavora si appropria anche della quota di plusvalore prodotta da sé medesimo, non solo del valore del tempo di lavoro corrispondente al proprio “salario” se fosse dipendente. Bensì si appropria del valore dell’intera giornata lavorativa. Ed ora artigiani e industriali non avrebbero di che campare perchè si fermano un po’ di tempo per covid 19? Per non dire di quelli che non si sono mai fermati e incassano comunque i bigliettoni dei decreti “ristori”.
Cose risapute ma intanto tutti scendono in piazza tranne gli operai, i disoccupati, i poveri gli emarginati.
Il sindacato è impegnato nei salotti televisivi, con Bonomi, capo degli untori e presidente di Confindustria, e con il capo del governo Conte. Sindacato confederale e Confindustria, ognuno a suo modo, si affidano ai fondi europei che dovrebbero arrivare con il recovery fund per appianare i problemi sul tappeto.
La parola chiave di Landini è “Il lavoro sconfiggerà il virus”. Uno slogan che insieme ai padroni riempie di gioia Bonomi e sembra voler mettere una pietra tombale, che impedisca il momentaneo fermo delle fabbriche contagiate dal virus.
Landini lamenta che l’Italia è il paese “degli orari più alti e stipendi più bassi”. Ma i rapporti di forza per opporsi alla condizione dello sfruttamento, non si attivano con le belle parole nei salotti. Così se ne approfitta Bonomi che rilancia “Il salario in cambio di aumenti di produttività”.
Il governo Conte bis, troppo preso a “ristorare” gli strati sociali sopra gli operai, si guarda bene dal pretendere spiegazioni dal capo di Confindustria Bonomi, sul perché blocca i rinnovi dei contratti di lavoro per 12 milioni di lavoratori fra pubblico e privato.
A Landini che chiede un nuovo statuto dei lavoratori, Conte risponde: “Lavoriamo insieme anche per uno statuto delle imprese”. Il continuo alle prossime puntate dagli studi televisivi.
Per gli operai la realtà della loro condizione è da un’altra parte. Ne possono contrastare il continuo peggioramento solo con lotte e iniziative decise e risolute, che guardino oltre il sindacalismo dei salotti.
Saluti Oxervator

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