Gli operatori sanitari sono i più colpiti dalla pandemia
I contagi sul lavoro da coronavirus da gennaio a ottobre sono 66.781. I casi mortali sono 332,13 in più rispetto al mese precedente. Più colpite le donne, tra le categorie gli operatori sanitari
Sono 66.781 i contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail nei primi dieci mesi dell'anno, pari al 15,8% del complesso delle denunce pervenute e al 9,8% dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. I casi mortali sono 332, 13 in più rispetto al monitoraggio precedente al 30 settembre e pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati all’Inail dall’inizio dell’anno, con un’incidenza dello 0,9% rispetto ai casi mortali da Covid-19 comunicati dall’Iss.
Al picco dei contagi dei mesi di marzo e
aprile (dove si è concentrato quasi il 70% dei casi) è seguito un
ridimensionamento a maggio e soprattutto nei mesi estivi di
giugno-agosto (al di sotto dei mille casi mensili, anche in
considerazione delle ferie per molte categorie di lavoratori). A
settembre si è però cominciata a registrare una recrudescenza
delle denunce, che hanno sfiorato i 1.700 casi, per arrivare al mese
di ottobre nel quale la “seconda ondata” dei contagi ha avuto un
impatto significativo anche in ambito lavorativo, portando a quota
12mila le nuove denunce di infezione da Covid-19 di origine
professionale, cifra peraltro destinata ad aumentare nella prossima
rilevazione per effetto del consolidamento particolarmente influente
sull’ultimo mese della serie.
Rispetto alle attività
produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e
assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di
riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per
anziani e disabili – con il 69,8% delle denunce e il 21,6% dei
casi mortali codificati precede l’amministrazione pubblica
(attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e
amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono
l’8,7% delle infezioni denunciate e il 10,2% dei decessi. Gli
altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese
(vigilanza, pulizia e call
L’analisi dei contagi sul lavoro per professione dell’infortunato conferma che la categoria più colpita è quella dei tecnici della salute, con il 39,3% delle infezioni denunciate, circa l’83% delle quali relative a infermieri, e il 10,0% dei casi mortali, seguita dagli operatori socio-sanitari (20,0%), dai medici (10,1%), dagli operatori socio-assistenziali (8,4%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,6%). Le altre categorie professionali più coinvolte sono quelle degli impiegati amministrativi (3,4%), degli addetti ai servizi di pulizia (2,0%), dei dirigenti sanitari (1,1%) e dei conduttori di veicoli (1,0%).
Altre professioni hanno visto invece aumentare la loro incidenza sul totale dei casi di contagio nelle prime due fasi e registrato una riduzione nella terza, come gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione (passati dallo 0,6% del primo periodo al 3,6% di giugno-agosto e all’1,0% tra settembre e ottobre), gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (passati dallo 0,6% all’1,2% e poi allo 0,9%) o gli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari (dallo 0,2% al 6,0% e allo 0,3%).
Quasi sette contagiati su 10 (69,7%) sono donne, con un’età media dall’inizio dell’epidemia di 47 anni per entrambi i sessi. Il 43,1% del totale delle denunce riguarda la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,4%), 18-34 anni (18,4%) e over 64 anni (2,1%). I casi mortali, invece, sono concentrati soprattutto tra gli uomini (83,7%) e nelle fasce 50-64 anni (70,8%) e over 64 anni (19,0%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. I tecnici della salute hanno un’età media al contagio di 44 anni, inferiore rispetto a quella degli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali (51 anni), del personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione (50), dei medici e dei conduttori di veicoli (49).
L’analisi territoriale evidenzia che più della metà delle denunce presentate all’Istituto (53,1%) ricade nel Nord-Ovest, seguito da Nord-Est (22,3%), Centro (13,2%), Sud (8,3%) e Isole (3,1%). Concentrando l’analisi esclusivamente sui decessi, la percentuale del Nord-Ovest sale al 55,6%, mentre il Sud, con il 16,6% dei casi mortali denunciati, precede il Nord-Est (13,3%), il Centro (12,7%) e le Isole (1,8%). Con un terzo dei contagi denunciati (33,1%) e il 41,3% dei decessi la Lombardia si conferma la regione più colpita.
Le province con il maggior numero di contagi sono Milano (11,3%), Torino (7,7%), Brescia (4,4%), Bergamo (3,8%), Roma (3,5%) e Genova (3,0%). Quella di Milano è anche la provincia che registra il maggior numero di infezioni di origine professionale denunciate nel mese di ottobre, seguita da Napoli e Roma. Le province in cui sono avvenuti più decessi, invece, sono quelle di Bergamo (11,4%), Milano (8,1%), Brescia (7,5%), Napoli (6,3%), Cremona (5,4%) e Roma (4,2%).
Nessun commento:
Posta un commento