Dopo tre settimane di chiusura, lo stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso è in procinto di riprendere l’attività. A meno di nuove frenate, lunedì i cancelli riapriranno. Nella ripresa graduale, come è stata annunciata, i primi a fare il loro ingresso saranno i dipendenti diretti: tra il 20 e il 30 per cento dei 790 totali. Martedì si aggiungeranno i lavoratori delle ditte esterne, per un altro 20 per cento circa. Un numero preciso non è stato reso noto. E proprio sul balletto di cifre – chi dice 250 lavoratori, chi 600 - si è generata la protesta di Fiom, che per il primo giorno della Fase 2 ha proclamato otto ore di sciopero.
«Nonostante a livello nazionale si sia firmato l’accordo per
estendere la cassa integrazione fino al 3 maggio, la direzione
aziendale del cantiere di Riva vuole forzare la mano imponendo una
riapertura che pare tutto fuorché pianificata e graduale – dichiara
Paolo Davini, segretario territoriale Fiom -
Troppe cose non tornano. Alla nostra richiesta di fornirci il numero
esatto dei lavoratori che da lunedì entreranno nel sito, l’azienda ha
risposto con percentuali generiche. Facendo i calcoli, potrebbero
entrare
600 persone. Non conoscendo il numero dei
lavoratori coinvolti, specie quelli dell’indotto, ci è impossibile
valutare il rischio di contagio in relazione alle misure di sicurezza
previste. E poi ci chiediamo: chi controllerà il numero degli ingressi?
Cosa succederà la settimana successiva, dal 27 al 30 aprile?».
La protesta di Fiom poggia anche
sull’esito del sopralluogo di mercoledì scorso compiuto dal comitato di
cui fanno parte anche i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
(Rls). «Non tutte le mascherine sono a norma, in tutto il cantiere
risultavano 20 erogatori di gel disinfettante, le condizioni a bordo del
nuovo pattugliatore non sono state verificate - incalza Davini - Se ci
dovessero essere problemi riterremo responsabili la direzione aziendale e
le organizzazioni sindacali che avvallano questa operazione».
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