mercoledì 15 aprile 2020

pc 15 aprile - Speciale Proletari Comunisti - 9 - Antifascismo in tempo di coronavirus - un contributo

Antifascismo in tempo di coronavirus

“Il 25 Aprile non è una ricorrenza…” è uno slogan che il movimento antifascista porta nei cortei, che scrive nei volantini, nelle pubblicazioni, ci viene dalla forza storica dell’esperienza degli uomini e donne della Resistenza Antifascista.
Le condizioni storiche, i problemi che vivono le masse, sono stati via via il contesto su cui il movimento antifascista dal dopoguerra ha reso attuale il messaggio “ora e sempre, Resistenza”.
Ieri sono stati il dissenso, la disobbedienza, la lotta, che, confluiti nel fiume in piena della Resistenza, hanno travolto e spazzato via le porcherie che il sistema economico e politico dei capitalisti (chiamiamolo con il suo nome scientifico: imperialista) e dei latifondisti aveva pesantemente scaricato sulle masse: la guerra mondiale e il nazifascismo.
Le masse arrivarono a comprendere nel tempo, purtroppo - e questo ha significato tanto dolore, sacrifici, sangue e galera- che il sistema dei padroni capitalisti aveva portato ad una crisi economica
mondiale, disoccupazione e miseria, e che proprio questo sistema imperialista era il responsabile sia della grande carneficina dei popoli e sia di quella guerra interna permanente per cui i padroni hanno messo i nazifascisti alla guida dello Stato per salvare tutto il loro sistema economico e politico. I mercati da conquistare, i monopoli, la concentrazione e la centralizzazione del Capitale, le merci e capitali da esportare, l’occupazione militare delle colonie, portarono la concorrenza tra i capitalisti ad un punto tale che questi nodi non fu possibile sciogliere se non con una guerra. I nazionalisti e i nazifascisti tornarono utili al Capitale per esercitare la sua dittatura.

Per liberarsi dalla guerra e dal nazifascismo le masse vinsero l’attendismo, lo scetticismo e la paura e riuscirono ad organizzare la rivolta, l’insurrezione armata, con gli scioperi operai nelle fabbriche che avevano lanciato il segnale della ribellione. L’esempio, il coraggio e l’attività organizzata tra le masse di chi infondeva la speranza negli anni in cui questa era ridotta a pezzi sono stati determinanti per il processo di liberazione.
Oggi, il contesto in cui l’antifascismo ha qualcosa da dire alle masse è questa pandemia virale che sta facendo strage, con numerose vittime. Come la guerra di ieri. E, allo stesso modo, per condurre questa guerra a nome di tutta la società, i governi borghesi, gli Stati dei padroni, rispondono con lo stato d’emergenza, con l’attacco alle libertà fondamentali, con le dittature.
Come la guerra di ieri, quella di oggi -la pandemia- è anch’essa prodotta da questo sistema imperialista ed è nelle sue città che oggi esplode come una bomba. I rapporti commerciali, le guerre, la penetrazione economica degli stati imperialisti ai danni dei popoli oppressi sono le sue vie di diffusione.
Sono le documentate analisi che la scienza ha prodotto il più efficace atto d’accusa contro il modello di produzione capitalista. E’ questo modo di produzione basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e sulla competizione per il profitto, cioè sono la distruzione ambientale, l’allevamento intensivo, l’agrindustria, la devastazione ambientale e le guerre che sono responsabili dello scatenarsi di agenti patogeni aggressivi e, in alcuni casi, letali per gli esseri umani. Questo modo di produzione basato sul profitto ci espone e ci esporrà sempre a nuove epidemie, e questo dimostra ancora una volta che il sistema capitalistico è in contrasto con il progresso dell’umanità.
La classe dei capitalisti non potrà mai cambiare perché “cambiare” significa essere un’altra cosa, mettere in discussione il loro potere e le loro proprietà, significa togliersi di mezzo e far decidere cosa e come produrre agli operai, mettere la salute al primo posto, il benessere delle masse e non il profitto per tutta la loro classe. Lo faranno solo se costretti con la forza delle masse e della classe operaia perché così è stato nei fatti e la Resistenza è stato un grande esempio di questa forza. Un lavoro incompiuto, certo, ma è sempre attuale il suo messaggio.

L’Italia è pesantemente colpita da questa guerra che è la pandemia. Le misure sanitarie sono i necessari e i principali provvedimenti che qualsiasi governo è tenuto a prendere. Ma, per contenere l’epidemia, oggi lo Stato ha assunto i “pieni poteri” con misure che limitano pesantemente le libertà fondamentali: militarizza le città, attacca il diritto di sciopero, impedisce le manifestazioni, manda polizia ed esercito al Sud contro chi non ha soldi per fare la spesa. E’ da tempo che i capitalisti di casa nostra spingevano i governi verso un moderno fascismo. Nel nome della “sicurezza” i governi hanno voluto creare un clima di paura, di panico, per giustificare leggi da “stato d’emergenza”.
E lo “stato di emergenza”, se non è formalmente una dittatura, molto gli somiglia. La Costituzione nata dalla Resistenza Antifascista non è abrogata formalmente ma di fatto.
Hanno dato “pieni poteri” persino alla commissione di garanzia sugli scioperi che ha posto il divieto, senza precedenti nella storia di questa repubblica borghese, accompagnato dalle pesantissime sanzioni nei confronti dello Slai cobas per il sindacato di classe per non aver revocato lo sciopero delle donne del 9 marzo scorso e nei confronti dell’Usb per lo sciopero del 25 marzo. Quali interessi tutela uno Stato che impedisce lo sciopero e impone invece alle lavoratrici e ai lavoratori di produrre per i padroni in deroga alla tanto abusata “distanza sociale”?
Il ministro degli Interni, con una circolare, arriva a mobilitare i Prefetti sui Sindaci per “contenere le manifestazioni di disagio” cioè la fame, la disoccupazione, la mancanza di case “in quei contesti territoriali nei quali più alto è il rischio di tensioni".
E' la rivolta sociale l'incubo per i capitalisti e per lo Stato.
Il ministro degli Interni pone l'allarme sui "focolai di espressione estremistica": chiaramente il riferimento è alle giuste proteste, alle lotte delle masse popolari, dei lavoratori, che cominciano già adesso a rivendicare, e lo faranno ancora di più una volta finita "l'emergenza", condizioni di vita dignitose, e per reprimere l'azione interna a queste proteste degli organismi di lotta, dei sindacati di base e di classe, dei movimenti antagonisti, dei rivoluzionari.
L’ingiustizia sociale non l’ha prodotta la pandemia, semmai l’ha aggravata. Per questo sistema sociale capitalistico la mancanza di lavoro, di reddito, di case è la “normalità”. E molti cominciano a dire che è proprio questa “normalità” il problema. Il sistema sanitario allo sfascio così come i soldi regalati ai padroni che fanno profitti con le grandi opere come la TAV o con la guerra non sono stati causati dal coronavirus.
“Restare a casa” risponde più alle esigenze di uno Stato incapace di dare soluzione ai problemi sociali piuttosto che a contenere il contagio virale.

Queste misure emergenziali servono ai padroni e allo Stato adesso, ma saranno necessari ad essi ancora più domani, una volta finita la fase più acuta di questa pandemia, che le userà nei confronti delle giuste proteste operaie e popolari.
Se chiudiamo gli occhi su questo e se non troviamo e mettiamo in pratica tutte le forme possibili di opposizione che comunque tengano conto della pandemia, sarà più difficile domani opporci ad una dittatura aperta.
La lezione della Resistenza Antifascista ci deve aiutare a risollevare se davvero vogliamo far pagare i costi a chi è la causa di tutto questo.
Ieri i capitalisti imposero la dittatura in Italia per salvarsi dalla crisi economica e sociale da essi provocata.
L’opposizione al regime si cominciò a sviluppare con il dissenso, con la disobbedienza, con la lotta e con la Resistenza.
Per liberarci di questo sistema e di una nuova dittatura sempre al servizio dei padroni, ORA E SEMPRE servirà il dissenso, la disobbedienza, la lotta e la Nuova Resistenza.

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