giovedì 16 aprile 2020

pc 16 aprile - I braccianti servono, ma ora che non possono lavorare non si meritano neancheun euro

Mentre a Forlì:  Cinquanta euro al mese per raccogliere frutta e verdura o potare gli alberi, lavorando fino a 80 ore alla settimana. Così sono stati trattati circa 45 richiedenti asilo, in gran parte pachistani e afghani, sfruttati nei campi da un'organizzazione che li alloggiava in casolari senza acqua calda e con poco cibo e materassi a terra... 

Da Comitato lavoratori delle campagne
Anche di fronte all'emergenza COVID, si ripropongono gravi discriminazioni contro i braccianti immigrati nell'accesso ai sussidi governativi. Se da una parte l'imminente stagione di raccolta porta ministri del governo a disperarsi per la mancanza di manodopera, dall'altra le restrizioni dovute al COVID vengono applicate senza esitazioni anche a chi nei campi vorrebbe lavorare. Siccome l'impossibilità di andare a lavoro è un problema per tutti, il governo ha aperto due canali dedicati a
supportare economicamente chi si trova ora senza un salario o con salario ridotto, inclusi i lavoratori delle campagne: 1) il famoso bonus governativo da 600 euro; 2) i buoni spesa.
Il bonus da 600 euro è ancora all'orizzonte, ma sembra già inaccessibile ai più, soprattutto perchè servono 50 giornate nella busta paga del 2019. Viste le condizioni contrattuali a cui sono abituati i braccianti stranieri nelle campagne italiane, tale criterio rende l'accesso al bonus una chimera per la maggioranza di chi pur ne avrebbe diritto, essendo i lavoratori agricoli stagionali una delle categorie previste tra i beneficiari. Per i buoni spesa, invece, il problema risiede nelle ampie discrezionalità in mano ai comuni nello stabilire la documentazione necessaria per presentare una domanda. In particolare, mentre i comuni di Foggia e Cerignola hanno accettato la “residenza fittizia”, molti altri comuni non l'hanno accettata, escludendo di fatto quasi tutti i braccianti immigrati. Questo accade per esempio nella Piana di Gioia Tauro, da San Ferdinando (dove l'indirizzo della tendopoli amministrata dal comune non è accettato per concedere residenze reali, cioè non fittizie) a Rizziconi e Taurianova, a Rosarno dove sono richiesti anche contratto di affitto, bollette di luce e gas, e pagamento della tassa sull'immondizia.
In pratica, dunque, i braccianti immigrati sono largamente esclusi dalla distribuzione di questi sussidi, e nonostante le difficoltà di questo periodo, un gruppo di braccianti marocchini a Salemi ha già messo in piedi una protesta per accedervi. D'altronde, la gravità di queste discriminazioni sta proprio nella mancanza di un'alternativa. Ai braccianti è proibito andare a lavoro, ma sono poi concretamente esclusi dai sussidi. Da Roma alle amministrazioni locali, i governanti si lamentano della mancanza di manodopera, ma nel frattempo rendono impossibile sopravvivere a chi rimane bloccato nei ghetti e nelle tendopoli. Contratti, documenti e case per tutti avrebbero prevenuto le tragiche condizioni attuali. I lavoratori delle campagne sanno di cosa hanno bisogno, lo dicono chiaramente da anni, e continueranno a farlo.

BASTA DISCRIMINAZIONI!
SEMPRE CONTRO RAZZISMO E SFRUTTAMENTO!

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