domenica 12 aprile 2020

pc 12 aprile - Assemblea nazionale telematica spostata a martedì 14 ore 16

Messaggio a tutti per convocare l'assemblea nazionale in videoconferenza.
Invitiamo quindi tutti a connettersi e partecipare il giorno Martedi 14 alle ore 16.00. 

La discussione sarà sui punti della mozione pubblicata a seguito dell'assemblea del 4 Aprile.
L'obiettivo è garantire un passo in avanti nella discussione, individuando gli strumenti politici e comunicativi unitari e condividendo iniziative comuni.

Seguono 
mozione  finale assemblea 2 aprile
osservazioni sulla mozione Slai cobas Sc  coord naz

PER UN PATTO D'AZIONE. 
MOZIONE FINALE ASSEMBLEA 2 APRILE

L’assemblea virtuale nazionale di giovedì 2 aprile, partecipata da oltre 150 persone a nome di decine di organizzazioni politiche, sindacali e sociali, si è confrontata in maniera ampia e articolata sui temi posti all’ordine del giorno  con l'appello lanciato dal SI Cobas, e sulle implicazioni drammatiche dell’emergenza sanitaria ed economica connessa alla pandemia mondiale di CoViD-19.
Questa pandemia mette a nudo la crisi rovinosa che sta attraversando ogni aspetto del dominio capitalistico; dal processo di impoverimento al quale ampi strati della classe lavoratrice e masse povere stanno andando incontro (solo in Europa le stesse fonti istituzionali prospettano 25 milioni di nuovi disoccupati e 35 milioni di persone costrette a vivere sotto la soglia di povertà) al tentativo di governi e padroni di occultare le loro responsabilità storiche nell’aver determinato la crisi sanitaria globale.
Quale che sia la ricetta che i governanti europei adotteranno nel breve-medio periodo (sia essa fondata sui Coronabond o su un Mes riveduto e corretto, per non parlare delle altrettanto nefaste ipotesi di recrudescenze nazionaliste e protezionistiche), l'esito sarà sempre lo stesso: farci pagare il
costo di questa crisi ancora una volta sulle spalle (e sulla pelle) dei proletari.
Questo stato di cose è foriero di grandi esplosioni di malcontento e di protesta, e richiama la necessità di porre con forza all'attenzione dei lavoratori e degli oppressi la necessità oggettiva e immediata del superamento su scala internazionale del sistema di sfruttamento capitalistico.
L'indicazione da cui partire è quella che abbiamo visto esprimersi in queste settimane: da un lato la spinta delle proteste che migliaia di lavoratori, anche spontaneamente sia in Italia che in altri paesi del mondo, hanno legittimamente portato avanti pretendendo la chiusura delle aziende non essenziali – produttive e non – affinché la salute venisse prima dei profitti e affinché tutti potessero “restare a casa a salario pieno”, e che ha trovato una traduzione concreta nelle campagne di astensione come
quelle portate avanti da SI Cobas e Adl Cobas nella logistica (che in queste ore si sta traducendo nella definizione di accordi e Protocolli sulla sicurezza tesi a ridurre sensibilmente le attività e a garantire una copertura salariale prossima al 100% anche attraverso l'anticipo di FIS e Cigs); dall'altro i crescenti segnali di malcontento dell'esercito di lavoratori e lavoratrici con mille contratti non coperti da ammortizzatori sociali, lavoratori e lavoratrici a nero, occupati e occupate non garantiti, disoccupati e disoccupate che – soprattutto, ma non solo, al Sud – rivendicano un salario e un reddito per poter campare, senza cui è difficile “poter restare a casa”.
I tantissimi contributi, che sicuramente necessiteranno di ulteriori momenti di confronto, hanno in larghissima parte registrato una sostanziale convergenza di contenuti, e manifestato l'urgenza e la necessità di un'unità d'azione – dal terreno dell'agitazione fino a quello delle iniziative di lotta – partendo dalla condivisione di alcune rivendicazioni unificanti da diffondere nei luoghi di lavoro e sui territori.

1. I costi della pandemia siano pagati dai padroni. Imporre una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione per recuperare almeno 400 miliardi di euro;
2. Diritto di stare a casa a salario pieno fino al termine della pandemia, per tutti i lavoratori e le lavoratrici operanti in settori e servizi non essenziali: la nostra salute vale più dei loro profitti;
3. Prevenzione straordinaria, con garanzia del tampone per tutti i proletari, a partire da quelli obbligati a lavorare in queste settimane soprattutto la popolazione sanitaria;
4. Piano di assunzione di nuovo personale sanitario: scorrimento degli idonei e delle idonee nelle graduatorie pubbliche e stabilizzazione dei precari e delle precarie, per garantire anche l'abbattimento dei turni di lavoro e le ferie bloccate;
5. Immediata estensione del Reddito di Cittadinanza. Senza vincoli e con un aumento degli importi tale da garantire a tutti un salario e un reddito per poter campare e nella prospettiva della riduzione drastica e generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario, affinché possano "lavorare tutti e lavorare meno";
6. Garantire la libertà di sciopero e l'agibilità sindacale: fino a quando si lavora si ha il diritto di scioperare;
7. Regolarizzazione e sanatoria per tutti gli immigrati, a partire dalle migliaia di “irregolari” del settore bracciantile grazie ai quali è tuttora possibile garantire all'intera popolazione l’approvvigionamento di beni alimentari di prima necessità;
8. Requisizione immediata di tutte le cliniche private, anche oltre l'emergenza, e di tutte le strutture per riconfermare tutti i servizi sanitari territoriali distrutti;
9. Blocco immediato degli affitti e dei mutui sulla prima casa, così come di tutte le utenze (luce, acqua, gas, internet) e blocco a tempo indeterminato di tutte le occupazioni a scopo abitativo;
10. Sospensione delle misure restrittive - a conclusione dell'emergenza - per reprimere scioperi, mobilitazioni e manifestazioni; contro i Decreti-sicurezza e contro ogni ipotesi di militarizzazione ulteriore dei territori e dei luoghi di lavoro.
11. Sospensione di qualsiasi progetto di "Autonomia differenziata". Che si dimostra essere una penalizzazione per i proletari ei lavoratori del Sud, che replica il fallimentare modello di gestione regionale ed ha contribuito all’emergenza odierna;
12. Drastico e definitivo taglio alle spese militari (un F35 equivale a 7113 respiratori), alle grandi opere inutili e dannose (quali TAV, TAP, Muos) e chiusura di tutti i siti e le aziende inquinanti (ILVA ecc...)
13. Amnistia e misure alternative per garantire la salute di tutti i detenuti e di tutte le detenute;

L'assemblea, pur ribadendo la necessità di essere responsabili innanzitutto verso la nostra salute, condivide la necessità di riconvocarsi nelle prossime settimane, aggiornandosi il 14 di questo mese, e da subito verificherà la possibilità di costruire – nelle forme e nelle condizioni che verranno ritenute praticabili e più efficaci – iniziative con questi contenuti per tutta la settimana dal 25 aprile al 1 maggio, nonché la convocazione di uno sciopero generale e nazionale a ridosso di queste date e attorno a questa piattaforma unitaria

Osservazioni e proposte su alcuni punti della Mozione finale 
dell'assemblea del 2 aprile

1) Nella piattaforma è posta al punto 12 la chiusura dell'Ilva. Primo, questa proposta non è venuta da nessun intervento dell'assemblea del 2 aprile e quindi non si può mettere come se fosse espressione dell'assemblea. Noi di Taranto abbiamo informato della battaglia in corso all'ArcelorMittal ex Ilva per ridurre al minimo la presenza dei lavoratori in questo periodo di coronavirus, ma sicuramente non abbiamo parlato di chiudere l'Ilva, né altri l'hanno posto. Secondo, questa questione dell'Ilva attiene a un dibattito più ampio e specifico, dove sono presenti varie posizioni, e pertanto non si può ridurre ad un punto di una piattaforma che deve rimanere principalmente su come rispondere e lottare sull'emergenza coronavirus, su come la stanno affrontando nelle misure padroni e governo e come invece deve essere affrontata dal sindacalismo di base, movimenti di lotta, organizzazioni.
Quindi chiediamo che questo riferimento esplicito all'ILVA vada tolto.
Cogliamo l'occasione per aggiungere brevissime considerazioni. Noi pensiamo che proprio il coronavirus, emblematico oggi delle pandemie del capitale, dovrebbe mostrare a tutti, compresa l'area degli ambientalisti, che “nocivo è il capitale non la fabbrica”; che puoi anche “chiudere l'Ilva” ma poi il coronavirus ammazza in pochi mesi ancora più persone e quindi fa venir meno ogni illusione di guardare e intervenire solo sugli effetti non affrontando la vera causa, che è la produzione capitalista per il profitto che porta allo sfruttamento dell'uomo e delle risorse naturali, alla distruzione dell'ambiente e alla devastazione territoriale.
Il sindacalismo di base e di classe ha ancora di più oggi l'opportunità, il dovere di fare chiarezza. Non invece di alimentare posizioni che allontanano dal cuore della contraddizione: capitale/lavoro salariato – profitto/distruzione dell'ambiente.

2) E' riduttivo e non esatto parlare della spinta delle proteste di migliaia di lavoratori, citando solo la (citiamo dalla mozione): “traduzione concreta nelle campagne di astensione come quelle portate avanti da SI Cobas e Adl Cobas nella logistica (che in queste ore si sta traducendo nella definizione di accordi e Protocolli sulla sicurezza tesi a ridurre sensibilmente le attività e a garantire una copertura salariale prossima al 100% anche attraverso l'anticipo di FIS e Cigs)”.
Le proteste più significative sono state le decine e decine di scioperi, in particolare nelle fabbriche e posti di lavoro del nord, ma non solo, anche queste in parte spontanee, costringendo in alcuni casi dopo i sindacati confederali ad andare dietro.
Queste hanno costretto il governo a prendere alcune misure (che chiaramente sono totalmente insufficienti). Su questo oltre al ruolo importante del SI COBAS nella logistica, altre strutture del sindacalismo di classe - compreso noi – e di base hanno fatto e continuano a fare in questi giorni la loro parte. Ogni sindacato di base e di classe non può non considerare più importanti, dal punto di vista della lotta di classe, gli scioperi piuttosto delle astensioni anche di massa usando la malattia; arrivando a sostituire questa astensione (che chiaramente in molti casi è stata obbligata e vasta) all'arma di classe dello sciopero, dando, quindi, un messaggio non adeguato agli stessi lavoratori.
Detto questo, in questo momento anche in altre realtà vi sono stati e vi sono interventi sulle misure di sicurezza che riescono a strappare dei risultati.e potremmo fare un nutrito elenco.
Quindi chiediamo che questo pezzo venga modificato nella mozione - mettendo in questa maniera: “sulla spinta di numerosi scioperi in fabbrica e proteste dei lavoratori, così come delle campagne di astensione come quelle portate avanti da SI COBAS e ADL Cobas nella logistica e da altre realtà del sindacalismo di base e di classe in tanti posti di lavoro...”

3) Inoltre alla rivendicazione al punto 6) della piattaforma "Garantire la libertà di sciopero e l'agibilità sindacale...", si deve aggiungere: “contrastare e non rispettare i divieti della Commissione Garanzia Sciopero”; (dato che con la scusa del coronavirus la CGS sta attaccando il diritto di sciopero e comminando pesantissime sanzioni, a cui occorre rispondere prima di tutto confermando lo sciopero).

4) Sui migranti. Gli obiettivi devono essere molto più chiari e netti - frutto delle denunce e lotte dei migranti braccianti, lavoratori e delle baraccopoli, portate anche nell'assemblea del 2 aprile da chi fa queste lotte, in primis Campagne in lotta.
Noi dobbiamo chiedere: “permessi di soggiorno, documenti anagrafici e riconoscimento diritto d'asilo per tutti i migranti; insieme a reddito, case, misure sanitarie, chiusura dei Cpr - anche per la difesa della salute dal coronavirus; riapertura subito dei porti” (il governo, oggi con la scusa del coronavirus, sta chiudendo i porti mettendo a rischio la vita di decine di migranti, e alimentando, alla stregua di Salvini, il razzismo tra la gente).

5) Nella piattaforma è posto come primo obiettivo la “patrimoniale”. Noi siamo perchè invece vengano poste prima le rivendicazioni immediate, proposte da realtà come 'Vogliamo tutto', ecc; su cui è necessario ora strappare risultati, anche perchè queste rivendicazioni possono essere gestite nei luoghi di lavoro e sul territorio vedendo protagonisti i proletari e le masse e hanno delle controparti dirette (aziende, prefetture, regioni, comuni), e su cui, quindi, sono possibili sia iniziative che contrattazione.
D'altra parte sulla patrimoniale, essa è una giusta rivendicazione dell'azione sindacale di classe che va inserita nella piattaforma, mentre diciamo chiaro che non siamo d'accordo, come è scritto in alcuni documenti politici che fanno riferimento all'area SI COBAS, che imporre una patrimoniale del 10% vorrebbe dire “espropriare gli espropriatori”; questo può sembrare più avanzato, ma in realtà saremmo all'illusione riformista di poter “espropriare gli espropriatori” senza il potere in mano agli operai. (Il governo ha stanziato sì 400 miliardi ma per destinarli ai padroni).

6) Per la stessa motivazione di sopra, sulla questione delle spese militari - in cui si scrive "Drastico e definitivo taglio alle spese militari" - siamo per togliere la parola "definitivo", perchè far credere che in questo sistema capitalista/imperialista si possano eliminare definitivamente le spese militari è massimalismo, parolaio. Qui sarebbe più corretto dire: “spostare fondi dalle spese militari alla sanità”.

7) Circa lo “sciopero generale”, anche noi non eravamo d'accordo a farlo coincidere col 1° Maggio, in cui c'è festa e quindi vi è già un'astensione dal lavoro, che chiaramente non potremmo chiamare “sciopero”. Ma ci rimettiamo alle decisioni collettive della prossima assemblea.
Vogliamo qui solo chiarire che nel nostro intervento il 2 aprile abbiamo parlato di “scioperi” lì dove è possibile e necessario, non di “sciopero generale”, come invece ha voluto interpretare il coordinatore del Si.cobas, Milani per dire che era impossibile.
Ora nella mozione lo si pone. Discutiamone alla luce della varietà della situazione nei posti di lavoro.

8) Circa il”patto d'azione” nel titolo. Noi siamo per un patto d'azione di fase, come lo eravamo l'8 febbraio sulla questione decreti sicurezza/repressione. “Patto d'azione” richiede però un coordinamento nazionale collettivo che lo gestisce e permette di capitalizzare i risultati delle assemblee, e organizzare e strutturare il patto a livello nazionale e locale.

Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
10.4.20

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