pc 12 aprile - Alla Lucchini uno sciopero giusto... concluso con un accordo come gli altri
Coronavirus: Lucchini RS regolarmente in marcia
I sindacati: «Abbiamo ritenuto soddisfacente l’impegno dell’azienda»
(da Siderweb) - "Alla fine i sindacati locali hanno accettato la decisione della Lucchini RS e gli impianti – l’acciaieria, alcune produzioni ferroviarie di Lovere e altre attività produttive in Lucchini Mamé, a Cividate Camuno – sono tornati in marcia.
«Fin da sabato - spiegano dall'azienda - quando si è riavviata l'acciaieria, i nostri collaboratori si sono presentati regolarmente al lavoro ed anche oggi non abbiamo registrato defezioni, cosa che avvalora la nostra grande considerazione nei loro confronti».
I rappresentanti dei lavoratori spiegano che «sono stati valutati di comune accordo tutti gli accorgimenti che il decreto impone per poter lavorare e come Rls e Rsu abbiamo ritenuto soddisfacente l’impegno dell’azienda» e che «sono programmati incontri periodici con l’azienda, a partire da questo mercoledì, per la verifica dei sistemi di sicurezza».
Fatta questa precisazione, i sindacati ribadiscono «che la scelta corretta fosse quella di tenere chiusa ancora la fabbrica fino al termine del decreto, ripartire purtroppo presenta comunque dei rischi difficilmente valutabili per la salute dei lavoratori e dei loro familiari. Siamo anche convinti che gli 11 giorni di sciopero servano come copertura per chi in questo momento difficile non se la sente di tornare al lavoro, ma si trova obbligato a riprendere l’attività lavorativa».
Il Gruppo Lucchini RS aveva annunciato la propria intenzione di riprendere la produzione interrotta il 13 marzo «in largo anticipo rispetto alle disposizioni del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri». E aveva anche spiegato di volerlo fare «con gradualità e limitatamente al solo soddisfacimento delle esigenze di continuità di filiere definite essenziali e strategiche».
I sindacati territoriali, però, avevano dichiarato uno sciopero di 11 giorni, fino alla scadenza dei termini previsti dal decreto governativo attualmente in vigore e accusando l’azienda, che aveva annunciato di non voler «replicare nel merito», pur definendo «molto gravi, offensive, inesatte ed ingiuriose».
Lo slai cobas per il sindacato di classe non è certo soddisfatto di quello che si è concordato - ribadisce che senza assoluta sicurezza anticovid è difficile lavorare - al massimo una comandata larga
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