lunedì 13 aprile 2020

pc 13 aprile - AL TEMPO DEL CORONAVIRUS: l'attualità del pensiero ed azione di Franco Basaglia, psichiatrata e antifascista, al servizio della collettività e contro l'annientamento del "malato"

Partiamo dalla tragica notizia della morte di 22 pazienti psichici in una struttura nel bresciano

Coronavirus in Lombardia, morte 22 pazienti psichiche nel Bresciano

E' accaduto all'Istituto Bassano Cremonesini di Pontevico. Contagiati 70 dipendenti, personale in servizio ridotto al 25 per cento
 questo dato smaschera da un lato la carneficina, e occultamento, nelle strutture private, e dall'altro evidenzia come questo sia frutto di questo sistema. Proprio come aveva detto il Professor Basaglia

„…l'istituzione manicomiale ha in sé, nel suo carattere violento coercitivo discriminante, una più nascosta funzione sociale e politica: il malato mentale, ricoverato e distrutto nei nostri manicomi, non si rivela soltanto l'oggetto della violenza di un'istituzione deputata a difendere i sani dalla follia; né soltanto l'oggetto della violenza di una società che rifiuta la malattia mentale; ma è insieme, il povero, il diseredato che, proprio in quanto privo di forza contrattuale da opporre a queste violenze, cade definitivamente in balia dell'istituto deputato a controllarlo. Di fronte a questa presa di coscienza, ogni discorso puramente tecnico si ferma. Che significato può avere costruire una nuova ideologia scientifica in campo psichiatrico se, esaminando la malattia, si continua a cozzare contro il carattere classista della scienza che dovrebbe studiarla e guarirla? L'irrecuperabilità del malato è spesso implicita nella natura del luogo che lo ospita. Ma questa natura non dipende direttamente dalla malattia: la recuperabilità ha un prezzo, spesso molto alto, ed è quindi un fatto economico- sociale più che tecnico-scientifico.“ — Franco Basaglia da Morire di classe, 1969


che metteva sul banco degli imputati il pensiero guida dei governi, dello stato del capitale, sin dagli inizi del 900
 e determinava il ruolo degli operatori sanitari
contro questo Basaglia operò per rovesciare il piano e insieme a medici ed operatori sanitari, in primiss, ma anche coi "malati", familiari, associazioni, riuscì a rendere tutti protagonisti di un nuovo modo di fare medicina
La nostra azione di rovesciamento ha avuto inizialmente questo significato: smascherare la violenza dell'istituzione psichiatrica, dimostrare la gratuità ed il carattere puramente difensivo delle misure repressive manicomiali, attraverso l'edificazione di una dimensione istituzionale diversa, dove il malato potesse gradualmente ritrovare un ruolo che lo togliesse dalla passività in cui la malattia, prima, e l'azione distruttiva dell'istituto, poi, lo avevano fissato. In questo senso l'avvio ad una nuova dimensione terapeutica doveva passare attraverso la distruzione della realtà manicomiale in quanto autoritario-gerarchico-repressivo-punitiva, per giungere a costituire un'istituzione dove la libera comunicazione fra malati, infermieri e medici avrebbe sostituito le mura e le sbarre, nell'azione di sostegno e di protezione per i malati.“ — Franco Basaglia da Le contraddizioni della comunità terapeutica http://www.triestesalutementale.it/letteratura/testi/31contr.htm, 1970

chiudiamo, per il momento, con un'altro aspetto del lavoro di Basaglia molto attinente con l'attualità, il filo rosso che lega psichiatria e carcere

Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([…]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo.“ — Franco Basaglia da La distruzione dell'ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione http://www.triestesalutementale.it/letteratura/testi/35distr.htm, 1964

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