Navi di linea per rimpatriare i migranti che partono dalla Tunisia per arrivare sulle coste italiane. Matteo Salvini mette nero su bianco la richiesta all’omologo di Tunisi, in una lettera scritta al termine del Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, dove Marina Militare e Guardia di Finanza hanno stabilito che metteranno in campo le loro navi per controllare le partenze dei migranti e “a difesa” dei porti italiani. Intanto non si fermano gli sbarchi sulle nostre coste: a Pozzallo, nel Ragusano, sono sbarcati all’alba i 47 migranti che erano stati soccorsi ieri al largo di Lampedusa.
Il pattugliatore ‘Sottile’ della Guardia di finanza è approdato intorno alle 4, a bordo 37 uomini e 10 donne, provenienti da Costa d’Avorio, Camerun e Tunisia. I migranti sono stati trasferiti all’hotspot per le procedure di identificazione, per nessuno di loro è stato necessario il ricovero in ospedale. I profughi, soccorsi su un’imbarcazione nel Canale di Sicilia da una motovedetta della Guardia Costiera, erano complessivamente 53, ma sei di loro sono stati subito trasferiti a Lampedusa per problemi medici.
La lettera al ministro dell’Interno tunisino – “Sul fronte delle procedure di rimpatrio, vero modello di operatività, possiamo conseguire ancora più elevati livelli di efficacia attraverso rimodulazioni improntate ad una maggiore flessibilità con il ricorso a navi di linea”, ha scritto il vicepremier segnalando che a causa della “complessa situazione del quadrante libico” si registra “una maggiore concentrazione dei flussi lungo gli itinerari in partenza dalla Tunisia“. Per questo bisogna rafforzare, anche “con il sostegno europeo“, le capacità di sorveglianza marittima, “attraverso il definitivo sviluppo di un sistema integrato basato su postazioni radar e strutture operative”. “Non mancherà – aggiunge Salvini – il sostegno italiano sul fronte della rimessa in efficienza delle motovedette destinate alle autorità tunisine sugli interventi di assistenza tecnica relativi al sistema Afis (Sistema automatizzato di identificazione delle impronte, ndr) nonché sull’ulteriore sviluppo del programma bilaterale dei prossimi anni”. Il ministro conclude la lettera promettendo di proporre “ai miei uffici un ulteriore momento di confronto più operativo che, se da lei condiviso potrà rappresentare l’occasione anche per una definizione più rapida delle attività bilaterali da implementare.