giovedì 11 luglio 2019

pc 11 luglio - La crisi dell’economia mondiale è infinita… e i segnali quotidiani dello scontro interimperialista in corso sono tanti, come la corsa ai beni rifugio

Tra i tanti segnali che ogni giorno arrivano dall’economia mondiale in crisi permanente ne citiamo oggi uno riportato dal Sole 24 ore del 9 luglio.
Quando c’è la crisi, ma oggi appunto bisogna dire dato che c’è la crisi, i governi imperialisti in lotta tra di loro di tutto il mondo provano ad arginare in ogni modo gli effetti negativi sulle loro politiche economiche e spostano parte dei loro affari sull’acquisto di quelli che vengono definiti beni rifugio, cioè quelli che si “mettono in cassaforte” e si tirano fuori in caso di necessità (come quando in guerra si tira fuori dall’armadio il cappotto buono credendo che non abbia perso “valore” e lo si scambia con mezzi per sopravvivere!) tra questi una volta c’era anche il “mattone” cioè l’investimento nella costruzione o acquisto di palazzi, case ecc. insomma i cosiddetti immobili, oggi invece c’è quasi esclusivamente l’oro, altri metalli preziosi e le cosiddette divise forti: dollari, yen, euro.
L’articolo del Sole 24 Ore di cui parliamo riporta infatti l’accumulo di oro della Banca centrale della Cina. Ma come si vede nell’ultima parte dell’articolo anche tanti altri paesi stanno comprando oro.
Il grassetto è nostro.
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La Cina tratta con gli Usa ma non smette di accumulare oro

La Cina non ha smesso di accumulare riserve in oro nemmeno a giugno, nonostante la relativa distensione dei rapporti con gli Usa, con cui ha ripreso le trattative commerciali, e nonostante l’impennata delle quotazioni del metallo prezioso, che sono salite il mese scorso ai massimi da sei anni, sopra 1.400 dollari l’oncia.
Gli acquisti della banca centrale cinese, pari a 10,3 tonnellate di lingotti a giugno, hanno accresciuto le riserve auree per il settimo mese consecutivo.
In precedenza l’oro nei forzieri della People’s Bank of China era rimasto stabile (almeno
ufficialmente) per oltre due anni, ma dallo scorso dicembre ci sono stati acquisti per quasi 85 tonnellate di lingotti, che hanno portato le riserve auree sopra 1.926 tonnellate.
In parallelo Pechino ha rallentato l’acquisto di titoli di Stato Usa, anche se la diversificazione rispetto al dollaro sta avvenendo in modo molto graduale, a differenza che in Russia.
La strategia, guidata in gran parte dalla politica, il mese scorso ha premiato anche dal punto di vista finanziario: il valore complessivo delle riserve cinesi – grazie alla ripresa del cambio dello yuan e all’apprezzamento di alcuni asset (tra cui proprio l’oro)  – è aumentato di 18,23 miliardi di dollari, molto più delle attese, arrivando a 3.119 miliardi.
Gli acquisti netti di oro da parte delle banche centrali hanno raggiunto 651,5 tonnellate l’anno scorso secondo il World Gold Council, in aumento del 74% rispetto al 2017: un record da quando, quasi mezzo secolo fa, gli Stati Uniti dissero addio al «gold standard», la convertibilità in oro del dollaro.
Quest’anno, l’accumulo di riserve auree sta proseguendo – al traino di Cina, Russia, Turchia e Kazakhstan – e il record potrebbe essere battuto, secondo alcuni analisti. Tra gennaio e maggio c’è stato un incremento di 247,3 tonnellate (+73% anno su anno).
https://www.ilsole24ore.com/art/la-cina-tratta-gli-usa-ma-non-smette-accumulare-oro-ACC5eTX

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