Tra i tanti segnali che ogni giorno arrivano dall’economia
mondiale in crisi permanente ne citiamo oggi uno riportato dal Sole 24 ore del
9 luglio.
Quando c’è la crisi, ma oggi appunto bisogna dire dato
che c’è la crisi, i governi imperialisti in lotta tra di loro di
tutto il mondo provano ad arginare in ogni modo gli effetti negativi sulle loro
politiche economiche e spostano parte dei loro affari sull’acquisto di quelli
che vengono definiti beni rifugio, cioè quelli che si “mettono
in cassaforte” e si tirano fuori in caso di necessità (come quando in guerra si
tira fuori dall’armadio il cappotto buono credendo che non abbia perso “valore”
e lo si scambia con mezzi per sopravvivere!) tra questi una volta c’era anche
il “mattone” cioè l’investimento nella costruzione o acquisto di palazzi, case
ecc. insomma i cosiddetti immobili, oggi invece c’è quasi esclusivamente l’oro,
altri metalli preziosi e le cosiddette divise forti: dollari, yen, euro.
L’articolo del Sole 24 Ore di cui parliamo riporta infatti l’accumulo
di oro della Banca centrale della Cina. Ma come si vede nell’ultima parte dell’articolo
anche tanti altri paesi stanno comprando oro.
Il grassetto è nostro.
***
La Cina tratta con gli Usa ma non smette di accumulare oro
La Cina non ha smesso di accumulare riserve in oro nemmeno a
giugno, nonostante la relativa distensione dei rapporti con gli Usa, con cui
ha ripreso le trattative commerciali, e nonostante l’impennata delle
quotazioni del metallo prezioso, che sono salite il mese scorso ai massimi da
sei anni, sopra 1.400 dollari l’oncia.
Gli acquisti della banca centrale cinese, pari a 10,3
tonnellate di lingotti a giugno, hanno accresciuto le riserve auree per il
settimo mese consecutivo.
In precedenza l’oro nei forzieri della People’s Bank of
China era rimasto stabile (almeno
ufficialmente) per oltre due anni, ma dallo scorso dicembre ci sono stati acquisti per quasi 85 tonnellate di lingotti, che hanno portato le riserve auree sopra 1.926 tonnellate.
ufficialmente) per oltre due anni, ma dallo scorso dicembre ci sono stati acquisti per quasi 85 tonnellate di lingotti, che hanno portato le riserve auree sopra 1.926 tonnellate.
In parallelo Pechino ha rallentato l’acquisto di titoli di
Stato Usa, anche se la diversificazione rispetto al dollaro sta avvenendo in
modo molto graduale, a differenza che in Russia.
La strategia, guidata in gran parte dalla politica, il mese
scorso ha premiato anche dal punto di vista finanziario: il valore
complessivo delle riserve cinesi – grazie alla ripresa del cambio dello
yuan e all’apprezzamento di alcuni asset (tra cui proprio l’oro) – è aumentato
di 18,23 miliardi di dollari, molto più delle attese, arrivando a 3.119
miliardi.
Gli acquisti netti di oro da parte delle banche centrali
hanno raggiunto 651,5 tonnellate l’anno scorso secondo il World Gold Council,
in aumento del 74% rispetto al 2017: un record da quando, quasi mezzo secolo
fa, gli Stati Uniti dissero addio al «gold standard», la convertibilità in oro
del dollaro.
Quest’anno, l’accumulo di riserve auree sta proseguendo – al
traino di Cina, Russia, Turchia e Kazakhstan – e il record potrebbe essere
battuto, secondo alcuni analisti. Tra gennaio e maggio c’è stato un incremento
di 247,3 tonnellate (+73% anno su anno).
https://www.ilsole24ore.com/art/la-cina-tratta-gli-usa-ma-non-smette-accumulare-oro-ACC5eTX
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