lunedì 14 maggio 2018

pc 14 maggio - I VENTI DI GUERRA ALIMENTANO LE SPESE MILITARI: 1.739 MILIARDI di dollari nel mondo, il valore più alto di sempre!


1.739 miliardi di dollari sono all’incirca quanto tutto l’attuale Prodotto interno lordo dell’India o dei 120 paesi più poveri del mondo!

I dati utilizzati dai mezzi di stampa sono stati pubblicati dal SIPRI, il centro di ricerche per la pace di Stoccolma, nel suo rapporto annuale.
Mentre i paesi imperialisti continuano ad aumentare le spese per fare le loro guerre nei paesi oppressi dall’imperialismo e per rispondere all’acuirsi delle contraddizioni inter-imperialiste, cioè tra gli stessi paesi imperialisti in lotta per la nuova spartizione del mondo, la spesa aumenta in quelle aree del mondo dove tutte queste contraddizioni sono al massimo.

Ecco la classifica come riportata dal “Fatto Quotidiano” del 2 maggio:
Nella classifica mondiale al primo posto nel 2017 si collocano ancora gli Stati Uniti con spese militari pari a 610 miliardi di dollari.
Nel dettaglio in Cina le spese militari sono aumentate del 5,6% a 228 miliardi di dollari nel 2017. La quota delle spese cinesi nelle spese militari a livello mondiale è passato dal 5,8% nel 2008 al 13% nel 2017.
L’India, invece, ha speso 63,9 miliardi di dollari nel 2017 (+5,5% rispetto al 2016) mentre in 
Corea del Sud le spese ammontano a 39,2 (+1,7%). Con 66,3 miliardi di dollari spesi nel 2017 quelle della 
Russia sono inferiori del 20% rispetto al 2016.
L’Arabia Saudita ha registrato spese in crescita del 9,2% attestandosi a 69,4 miliardi di dollari. Anche in 
Iran (+19%) e in 
Iraq (+22%) si sono registrati forti aumenti. L’Italia si colloca al dodicesimo posto (era all’undicesimo nel 2016) con 29,2 miliardi di dollari: rispetto al periodo 2008-17 si tratta di un calo del 17%.”

L’andamento altalenante delle cifre di alcuni paesi non deve ingannare sulla corsa al riarmo e alle guerre che si preparano, perché il sistema imperialista è uguale guerra! Se qualche cifra si abbassa è perché la profondissima crisi mondiale spinge alla ristrutturazione sia del sistema produttivo in generale, che degli eserciti e dei sistemi d’arma che diventano sempre più tecnologici e automatizzati, come dice l’articolo del Manifesto che riportiamo qui sotto.

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Tutti armati fino ai denti
Le spese militari crescono fino a toccare il 1.739 miliardi di dollari, pari al 2,2% del Pil mondiale. Pesante riarmo soprattutto di Arabia Saudita, Francia e Cina. il rapporto del Sipri
L’orologio della guerra, la celebre timeline del Doomsday Clock, che ci separa dall’apocalisse atomica, bellico o climatica fissata dagli scienziati dell’Università di Chicago segnala che nel 2016 la lancetta era distante tre minuti dalla mezzanotte, cioè dalla fine del mondo, nel 2017 si era spostata a due minuti e mezzo e nel 2018 è andata ulteriormente avanti, a due minuti dal disastro. Più o meno lo stesso andamento della spesa mondiale per gli armamenti e i sistemi d’arma, sempre più tecnologici e sempre più automatizzati, tanto che adesso si sperimentano droni bellici a riconoscimento facciale, micro soldati-robot.


Il rapporto 2018 del Sipri. Cioè dello Stockholm International Peace Research Institute, pubblicato ieri, segnala come il Medioriente (+6,2% di spesa la regione, +19 l’Iran e +22% l’Iraq) sia il vero pozzo di San Patrizio per le industrie armiere anche in questa fase di ribassi dei prezzi petroliferi. “A livello planetario il peso della spesa militare si sta chiaramente spostando dalla regione euro-atlantica”, sintetizza Nan Tian, ricercatrice del Sipri.
Le nuove rotte di commerci di strumentazioni militari si dirigono sempre più verso Cina e Arabia saudita. Il regno guidato da MbS, con l’abbreviazione co cui viene chiamato il giovane e spigliato rampollo della famiglia Saud, il principe ereditario Mohammad bin Salman ha aumentato la spesa militare nel 2017 del 9,2% e portato Riyad d’un balzo al terzo posto nel mondo per produzione e acquisti di armi. Un valore tra l’altro sottostimato, visto che una parte di questa spesa – quella stimata è pari a 69,4 miliardi di dollari – come quella che serve a finanziare le milizie jihadiste, passa per canali non del tutto tracciabili.
Gli Stai Uniti di Donald Trump – che di recente ha omaggiato il suo principale alleato MbS di una accoglienza principesca a Washington – si attestano per il momento al vertice della top ten. Gli Usa restano leader mondiali ameno della spesa bellica, con investimenti parti a 610 miliardi di dollari. La quota risulta invariata rispetto al 2016 ma “la tendenza al ribasso delle spese militari statunitensi iniziata nel 2010, si è conclusa”, certifica Aude Fleurant, direttrice del programma Sipri-Amex.
E nel 2018 le cifre aumentano significativamente per sostenere gli aumenti nel personale militare e la modernizzazione delle armi convenzionali e nucleari. In più c’è da considerare che disinvestendo sulla Nato, gli Usa hanno “cartolarizzato” agli alleati europei una parte degli oneri.
La Francia in effetti è già in pieno riarmo, nel 2017 è diventata il sesto paese al mondo in questo campo, come sottolinea Le Monde, anche se è stata superata dall’India, che è quinta. Ma è solo l’inizio per entrambi i Paesi. Parigi con un plafond attuale di 57,8 miliardi di dollari di budget per la difesa, par al 2,3 per cento del suo Pil, ha intrapreso piani di ammodernamento tecnico per il 2025 che la porteranno a mantenere gli stanziamenti al 2% del Pil, come la Nato vorrebbe facessero tutti gli alleati.
L’Europa, complessivamente, ha una parte imponente della spesa armiera; nei 29 paesi l’anno scorso hanno impiegato così 900 miliardi di dollari, il 52% della torta mondiale. Il trend è più accentuato nell’Europa centrale, dove la crescita è apri al 12% con l’alibi della minaccia russa in Ucraina e nella zona danubiana. Minaccia che però al momento non c’è. Il Sipri avverte che Mosca ha diminuito il budget per il suo esercito per la prima volta dal 1998, una decrescita del 20 per cento fino a 66,3 miliari di dollari a causa – spiega il ricercatore senior Simeon Wezenam – “dei problemi economici che il Paese vive dal 2014”.
L’Italia questa volta purtroppo non è fanalino di coda. Vede un rialzo del 2,1%, come aveva certificato il rapporto Milex della Rete Disarmo. E la Germania una crescita del 3,5%.
La Cina ha raggiunto la vetta della classifica, è seconda per volume dopo gli Usa, con 228 miliardi di dollari, e intende investire ancora con “buona pace” dei venti di pace tra le due Coree. Mentre l’India ha piani molto ambiziosi. Il nuovo regime ultra induista di Narendra Modi, come segnala l’Agenzia Nova, intende passare d essere il principale importatore – deriva dall’estero ili 65 per cento delle armi in dotazione all’esercito indiano, in gran parte da Usa e Israele – a esportatore di componenti e prodotti finiti attraverso joint venture e una rete di fornitori subfornitori, micro fornitori della sua industria bellica principale, statale, attraverso il programma governativo Make in India per l’innovazione del suo sistema produttivo. Per il monto secondo l’Institute for Defence Studies and Analysis la spesa bellica a quasi tuta in stipendi e pensioni e tolte quelle dal 2,1 si passa all’1,6 per cento del Pil in spese per la difesa.

Il Manifesto
3 maggio ’18

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