La primula rossa di Anonymous nel mirino per il colpo a Salvini
Legami tra un hacker e il gruppo che ha
svuotato i pc del leader leghista
Il trentacinquenne nel
mirino è vicino all’area antagonista torinese e legato agli hacker della sezione
Anon di Anonymous
Fa una vita tranquilla l’ultimo hacker ancora in libertà del
segmento anarchico di Anonymous. Forse ancora per poco. Ha 35 anni, è un
attivista impegnato su tutti i fronti dell’area antagonista, lavora
saltuariamente in una radio, ha alle spalle un’ottima famiglia che lo mantiene,
visto che non ha mai lavorato, almeno ufficialmente. La procura
di Roma, attraverso la sua polizia giudiziaria lo ha identificato ed ha aperto
un fascicolo. Di lui non si sa molto, salvo che abita in centro a Torino,
potrebbe avere partecipato ai corsi organizzati nei presidi No Tav di qualche
anno fa per insegnare agli attivisti come criptare la scrittura, le
comunicazioni e ad usare il sistema Tor per non farsi intercettare.
Tutti i suoi complici, tra il 2013 e il 2015, sono stati individuati e arrestati dal Cnaipic (Centro nazionale anti-crimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) della polizia postale di Roma. I processi stanno lentamente procedendo verso i dibattimenti. Lui no, ne era rimasto fuori, tuttora nell’ombra continuando - sia pure raramente dopo il 2015 - la serie di Tango Down (il termine utilizzato quando Anon riusciva a bloccare un sito istituzionale), violando i server della polizia, più volte, catturando migliaia di e-mail e immagini, per poi diffonderle sul web, con danni gravi per la sicurezza anche degli operatori.
IL VECCHIO PC
La sua pagina Facebook è inerte dal gennaio 2017 ma si possono trovare ancora
le tracce del suo impegno politico e delle sue notevoli attitudini nel mondo
digitale. Non vive in un antro pieno di cavi, tastiere e monitor. Utilizza invece un vecchio pc portatile, perennemente connesso ma con
una caratteristica particolare, con un piccolo elementare impianto è in grado di
spegnerlo in pochi istanti. Una misura precauzionale semmai dovessero bussare
alla porta gli investigatori. Se lo spegni, diventa pressoché impossibile
accedere alla memoria, protetta da una rete di password impossibili da
recuperare. Per il resto, le normali abitudini di chi ha scelto di lottare
contro lo Stato. Amicizie nei centri sociali, la partecipazione ai cortei,
un’attenta attività di monitoraggio «del nemico» di turno. Per comunicare tra
loro usano account legati a server in Paesi lontani, che si auto-distruggono
dopo un breve periodo di tempo. Zero smartphone, zero wi-fi.
RIVENDICATO L’ATTACCO AL SITO DI SALVINI
FireEye, l’azienda di Intelligence Led Security, aveva rivelato «con estrema sicurezza» che il 21 febbraio 2018 il gruppo hacker LulzSecITA (@LulzSec_ITA) si era impossessato di oltre 70.000 e-mail (20 GB) provenienti da siti web associati a Matteo Salvini. Il sedicente gruppo «AnonPlus» aveva, l’8 febbraio, firmato la prima rivendicazione dell’attacco al sito Internet di Salvini. Da quel momento gli account Twitter di AnonPlus erano stati sospesi. I file trafugati sembrano provenire da cinque domini associati alla Lega Nord: fontanapresidente.it; legadelleliberta.org; legasalvinipremier.it; noiconsalvini.it; salvinipresidente.
Le mail sono state inviate e ricevute dal 2015 al 5 febbraio 2018 e contengono informazioni personali su elettori e corrispondenti della Lega.
Tutti i suoi complici, tra il 2013 e il 2015, sono stati individuati e arrestati dal Cnaipic (Centro nazionale anti-crimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) della polizia postale di Roma. I processi stanno lentamente procedendo verso i dibattimenti. Lui no, ne era rimasto fuori, tuttora nell’ombra continuando - sia pure raramente dopo il 2015 - la serie di Tango Down (il termine utilizzato quando Anon riusciva a bloccare un sito istituzionale), violando i server della polizia, più volte, catturando migliaia di e-mail e immagini, per poi diffonderle sul web, con danni gravi per la sicurezza anche degli operatori.
IL VECCHIO PC
RIVENDICATO L’ATTACCO AL SITO DI SALVINI
FireEye, l’azienda di Intelligence Led Security, aveva rivelato «con estrema sicurezza» che il 21 febbraio 2018 il gruppo hacker LulzSecITA (@LulzSec_ITA) si era impossessato di oltre 70.000 e-mail (20 GB) provenienti da siti web associati a Matteo Salvini. Il sedicente gruppo «AnonPlus» aveva, l’8 febbraio, firmato la prima rivendicazione dell’attacco al sito Internet di Salvini. Da quel momento gli account Twitter di AnonPlus erano stati sospesi. I file trafugati sembrano provenire da cinque domini associati alla Lega Nord: fontanapresidente.it; legadelleliberta.org; legasalvinipremier.it; noiconsalvini.it; salvinipresidente.
Le mail sono state inviate e ricevute dal 2015 al 5 febbraio 2018 e contengono informazioni personali su elettori e corrispondenti della Lega.
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