"Bisognava
fare per forza ciò che diceva lui (Rebaioli, uno del “fiduciari”
occulti della famiglia Riva) che neanche conosceva gli impianti e se
lui veniva contraddetto noi rischiavamo o lo spostamento di reparto o
eravamo minacciati. Il suo modo di approcciarsi a noi era sempre
gridare, addirittura utilizzava termini tipo “Vai a massacrare le
persone per farle lavorare”, “dobbiamo marciare, dobbiamo
marciare, dobbiamo produrre” perché il loro obiettivo era
produrre.
Quando
c'era vento si doveva rimanere sempre sulla gru, non si doveva
scendere, perchè quando il vento poi si abbassava noi già dovevamo
essere pronti per poter proseguire con la discarica; non si scendeva
perché salire su una gru alta 40 metri, 50 metri ci vuole anche del
tempo, quindi scendere ogni volta e poi risalire erano anche tempi
che l’azienda andava a perdere e quindi si rimaneva là, perché
appena il vento si calmava dovevi dare continuità alla produzione.
Una
volta che mi ribellai di far salire operai su gru non collaudate,
l’Ingegnere si arrabbiò e disse: “Io a questo punto mando tutti
quanti a casa, chiamo le ditte esterne, vediamo questi gruisti che
adesso hanno paura di salire sulle macchine che fanno...” ed il
lunedì mattina mi arriva un messaggio sul telefonino che diceva:
“Statti a casa, tu mi crei solo problemi, hai fomentato i gruisti a
non salire sulle gru, quando avremo bisogno di te ti chiameremo, tu
mi crei solo problemi” e mi arriva la lettera di
cassa
integrazione.
Al
ritorno mi diedero una scrivania senza computer, senza attrezzi di
lavoro, senza fare una visita medica per cambio mansione, senza una
raccomandata da parte dell’azienda per dire “verrai spostato per
questo motivo”, sono stato messo là, parcheggiato.
Quel
giorno volevo fermare la discarica per motivi di sicurezza – sta
scritto anche con tanto di cartelli sugli impianti: “non bisogna
bypassare nessun dispositivo di emergenza”, allora io come tecnico
responsabile di sicurezza non potevo permettere di far scaricare una
nave con le emergenze bypassate, le emergenze bypassate vuol dire la
morte di una persona, perché se qualcuno si va ad avvicinare ad un
nastro con le emergenze bypassate le persone muoiono, vengono
trascinate da questi nastri trasportatori.
Ma
l'ingegnere mi disse: “ho
saputo che tu crei sempre problemi perché non vuoi che queste
emergenze siano bypassate”; poi
naturalmente io venni proprio non calcolato e proseguirono la
discarica.
Le
pulizie di via di corse e sottobancali venivano fatte con tutto il
nastro in marcia, cosa che era pericolosissima,
ciò
nonostante la pratica operativa prevedeva che con i nastri in marcia
non si potevano effettuare pulizie sottobancali, non si poteva
proprio avvicinare con i nastri in marcia l’operatore, figuriamoci
con le emergenze bypassate.
Si
giustificavano disposizioni di questo tipo perché dovevano scaricare
la nave, dovevano produrre, altrimenti si pagavano controstallie, si
perdeva la produzione, ed una nave potrebbe costare anche, all’epoca
50-60.000 euro in più al giorno
Il
10 agosto 2012, una benna di fossile perdeva materiale e naturalmente
andava sostituita, ma Rebaioli venne giù al porto e disse: “No,
non dobbiamo cambiare, continuiamo”, dissi io: “No, senti,
innanzitutto mi devi dire lei chi è perché non può dare ogni volta
queste disposizioni contro l’ambiente, contro la sicurezza”
e mi incominciò a minacciare “Io ti denuncio, io ti faccio fuori”
Le
motospazzatrici sono quei macchinari che passavano sulla banchina,
raccoglievano tutte le polveri che stavano, quando si riempiva il
camion veniva svuotato, faceva un cumulo, arrivava la benna, lo
metteva dentro la tramoggia che andava a finire poi sul nastro
trasportatore ed andava a finire sopra ai parchi. Veniva chiamato
materiale mix, perché là c’era di tutto: fossile, minerale,
loppa, tutto quello che raccoglieva per la strada, quando invece
doveva essere trasportato su un rifiuto particolare. La
procedura da seguire non veniva fatta. C’era
nel secondo sporgente una vasca di raccolta acqua nella banchina dove
andavano a finire le acque reflue quando pioveva, però molte volte
tra minerale e fossile che si formava non riusciva a contenere tutta
l’acqua piovana e quindi andava a finire, nelle banchine. Un
impianto che veniva chiamato il trattamento acque non è mai stato
messo in funzione. Sapevo che venivano fatte di notte queste
operazioni, perché nessuno doveva vedere. L'acqua veniva buttata poi
a secondo ponente, che non era cementato, c’era terra, terriccio,
quindi l’acqua bene o male andava sotto. Veniva
anche l’Arpa molte volte, che vedeva quest’acqua che andava a
finire nel mare o attraverso le fessure.
Mi
ricordo che a ponente c’erano i cumuli di ghisa o di bricchette e
l'acqua veniva buttata proprio su questo cumulo di ghisa e bricchette
che stavano stoccate a secondo ponente. Si vedeva quando l’autospurgo
toglieva il tappo e usciva quest’acqua nera che andava a finire sul
cumulo delle bricchette e della ghisa.
Tutte
queste cose qua sono accadute da quando è venuto Rebaioli. Con
Rebaioli non si è capito più niente, perché per lui era tutto
semplice: “Andiamo, marciamo, fate così, fate come dico io” e
basta. Anche se si spiegava: “Questa cosa non si può fare perché
c’è questa procedura da rispettare”, lui non si interessava.
Diceva: “No, andiamo avanti, dobbiamo scaricare, e si era costretti
a rispettare queste disposizioni di Rebaioli, altrimenti venivamo
spostati di reparto, ci dimensionavano, ci facevano mobbing, non ci
davano il premio di fine anno.
Si
lavorava sempre con l’ansia, con la paura, dovevamo
lavorare con la presenza di Angeli da dietro alle spalle, come se
avevamo qualcosa addosso. Cioè, era qualcosa veramente di brutto, di
brutto proprio...
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