lunedì 2 aprile 2018

pc 2 aprile - PERCHE' PER LA SICUREZZA DEGLI OPERAI, "NOCIVO E' IL CAPITALE" - Da una testimonianza di un operaio al Processo Ilva


"Bisognava fare per forza ciò che diceva lui (Rebaioli, uno del “fiduciari” occulti della famiglia Riva) che neanche conosceva gli impianti e se lui veniva contraddetto noi rischiavamo o lo spostamento di reparto o eravamo minacciati. Il suo modo di approcciarsi a noi era sempre gridare, addirittura utilizzava termini tipo “Vai a massacrare le persone per farle lavorare”, “dobbiamo marciare, dobbiamo marciare, dobbiamo produrre” perché il loro obiettivo era produrre.

Quando c'era vento si doveva rimanere sempre sulla gru, non si doveva scendere, perchè quando il vento poi si abbassava noi già dovevamo essere pronti per poter proseguire con la discarica; non si scendeva perché salire su una gru alta 40 metri, 50 metri ci vuole anche del tempo, quindi scendere ogni volta e poi risalire erano anche tempi che l’azienda andava a perdere e quindi si rimaneva là, perché appena il vento si calmava dovevi dare continuità alla produzione.

Una volta che mi ribellai di far salire operai su gru non collaudate, l’Ingegnere si arrabbiò e disse: “Io a questo punto mando tutti quanti a casa, chiamo le ditte esterne, vediamo questi gruisti che adesso hanno paura di salire sulle macchine che fanno...” ed il lunedì mattina mi arriva un messaggio sul telefonino che diceva: “Statti a casa, tu mi crei solo problemi, hai fomentato i gruisti a non salire sulle gru, quando avremo bisogno di te ti chiameremo, tu mi crei solo problemi” e mi arriva la lettera di
cassa integrazione.
Al ritorno mi diedero una scrivania senza computer, senza attrezzi di lavoro, senza fare una visita medica per cambio mansione, senza una raccomandata da parte dell’azienda per dire “verrai spostato per questo motivo”, sono stato messo là, parcheggiato.

Quel giorno volevo fermare la discarica per motivi di sicurezza – sta scritto anche con tanto di cartelli sugli impianti: “non bisogna bypassare nessun dispositivo di emergenza”, allora io come tecnico responsabile di sicurezza non potevo permettere di far scaricare una nave con le emergenze bypassate, le emergenze bypassate vuol dire la morte di una persona, perché se qualcuno si va ad avvicinare ad un nastro con le emergenze bypassate le persone muoiono, vengono trascinate da questi nastri trasportatori.
Ma l'ingegnere mi disse: “ho saputo che tu crei sempre problemi perché non vuoi che queste emergenze siano bypassate”; poi naturalmente io venni proprio non calcolato e proseguirono la discarica.
Le pulizie di via di corse e sottobancali venivano fatte con tutto il nastro in marcia, cosa che era pericolosissima, ciò nonostante la pratica operativa prevedeva che con i nastri in marcia non si potevano effettuare pulizie sottobancali, non si poteva proprio avvicinare con i nastri in marcia l’operatore, figuriamoci con le emergenze bypassate.
Si giustificavano disposizioni di questo tipo perché dovevano scaricare la nave, dovevano produrre, altrimenti si pagavano controstallie, si perdeva la produzione, ed una nave potrebbe costare anche, all’epoca 50-60.000 euro in più al giorno

Il 10 agosto 2012, una benna di fossile perdeva materiale e naturalmente andava sostituita, ma Rebaioli venne giù al porto e disse: “No, non dobbiamo cambiare, continuiamo”, dissi io: “No, senti, innanzitutto mi devi dire lei chi è perché non può dare ogni volta queste disposizioni contro l’ambiente, contro la sicurezza” e mi incominciò a minacciare “Io ti denuncio, io ti faccio fuori”

Le motospazzatrici sono quei macchinari che passavano sulla banchina, raccoglievano tutte le polveri che stavano, quando si riempiva il camion veniva svuotato, faceva un cumulo, arrivava la benna, lo metteva dentro la tramoggia che andava a finire poi sul nastro trasportatore ed andava a finire sopra ai parchi. Veniva chiamato materiale mix, perché là c’era di tutto: fossile, minerale, loppa, tutto quello che raccoglieva per la strada, quando invece doveva essere trasportato su un rifiuto particolare. La procedura da seguire non veniva fatta. C’era nel secondo sporgente una vasca di raccolta acqua nella banchina dove andavano a finire le acque reflue quando pioveva, però molte volte tra minerale e fossile che si formava non riusciva a contenere tutta l’acqua piovana e quindi andava a finire, nelle banchine. Un impianto che veniva chiamato il trattamento acque non è mai stato messo in funzione. Sapevo che venivano fatte di notte queste operazioni, perché nessuno doveva vedere. L'acqua veniva buttata poi a secondo ponente, che non era cementato, c’era terra, terriccio, quindi l’acqua bene o male andava sotto. Veniva anche l’Arpa molte volte, che vedeva quest’acqua che andava a finire nel mare o attraverso le fessure.
Mi ricordo che a ponente c’erano i cumuli di ghisa o di bricchette e l'acqua veniva buttata proprio su questo cumulo di ghisa e bricchette che stavano stoccate a secondo ponente. Si vedeva quando l’autospurgo toglieva il tappo e usciva quest’acqua nera che andava a finire sul cumulo delle bricchette e della ghisa.
Tutte queste cose qua sono accadute da quando è venuto Rebaioli. Con Rebaioli non si è capito più niente, perché per lui era tutto semplice: “Andiamo, marciamo, fate così, fate come dico io” e basta. Anche se si spiegava: “Questa cosa non si può fare perché c’è questa procedura da rispettare”, lui non si interessava. Diceva: “No, andiamo avanti, dobbiamo scaricare, e si era costretti a rispettare queste disposizioni di Rebaioli, altrimenti venivamo spostati di reparto, ci dimensionavano, ci facevano mobbing, non ci davano il premio di fine anno.
Si lavorava sempre con l’ansia, con la paura, dovevamo lavorare con la presenza di Angeli da dietro alle spalle, come se avevamo qualcosa addosso. Cioè, era qualcosa veramente di brutto, di brutto proprio...

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