venerdì 21 aprile 2017

pc 21 aprile - Essere populisti significa essere reazionari... lo dice anche la Treccani - Una corrispondenza

ESSERE POPULISTA NON PUO' COSTITUIRE MOTIVO DI VANTO

Giovedì venti aprile, nell’ambito delle trasmissioni collegate alla campagna elettorale per le elezioni amministrative, la televisione privata genovese Primocanale manda in onda – rigorosamente in diretta – un faccia a faccia tra Sergio Cofferati, europarlamentare di Sinistra Italiana, e Alice Salvatore, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’assemblea regionale ligure.
...a un certo punto, interviene il bravo giornalista Ferruccio Sansa, che accende un dibattito con l’esponente grillina sulla scarsa trasparenza del soggetto politico guidato dal miliardario di piazza
Martinez – ma qui interessa il passaggio riguardante l’accusa, che spesso viene rivolta ai pentastellati, di “populismo”.
Il “poviu rattin” – letteralmente “povero topolino”, secondo la definizione che le fu affibbiata da Luca Bizzarri delle Iene, in occasione delle elezioni regionali, all’interno di un’intervista rilasciata ad un noto quotidiano locale – dimostra di non essere affatto tale: evidentemente aspettandosi che l’avrebbero infastidita con la solita tiritera, prende il telefono cellulare e legge la definizione di “populismo” tratta dal dizionario Garzanti.
Populismo: «atteggiamento o movimento politico, sociale o culturale che tende all’elevamento delle classi più povere, senza riferimento a una specifica forma di socialismo e a una precisa impostazione dottrinale»
A tale citazione, chi scrive preferisce, anche per l'attendibilità (non me ne voglia l'editore Garzanti) della fonte, contrapporre quella del dizionario enciclopedico Treccani, che - all'interno del secondo comma, essendo il primo dedicato allo storico movimento nato in Russia nel diciannovesimo secolo - si esprime leggermente diversamente.
Populismo: «atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con sign. più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, in partic. all’Argentina del tempo di J. D. Perón (v. peronismo), forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione».
Letto sotto questa forma, e le edizioni da me citate sono universalmente riconosciute come le più attendibili, appare in tutta la sua evidenza il carattere assolutamente reazionario del termine: i padroni hanno tutta la convenienza che si affermi un regime populista perché, in quel caso, possono tranquillamente fare i propri interessi avendo una forza di governo che incanala la rabbia dei cittadini, impedendone la radicalizzazione nelle lotte.
Genova, 21 aprile 2017

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

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