Ogni anno, il 17 aprile, il popolo palestinese e il movimento di solidarietà con la Resistenza palestinese, celebrano in tutto il mondo la “Giornata internazionale di solidarietà ai prigionieri palestinesi”.
Ricordiamo che sono circa 7.000 i prigionieri palestinesi e molti di loro inizieranno, proprio il 17 aprile, uno sciopero della fame per protestare contro le pesanti condizioni di detenzione.
Ricordiamo che sono circa 7.000 i prigionieri palestinesi e molti di loro inizieranno, proprio il 17 aprile, uno sciopero della fame per protestare contro le pesanti condizioni di detenzione.
Da "Agenzia stampa Infopal - www.infopal.it:
Lunedì 17 aprile, in occasione della “Giornata del Prigioniero
palestinese”, oltre 1.500 detenuti palestinesi rinchiusi nelle carceri
israeliane hanno annunciato l’inizio di uno sciopero della fame di massa
per richiedere i diritti fondamentali.
I prigionieri in sciopero intendono fare pressioni sulle autorità
carcerarie israeliane perché rispondano alle loro richieste e migliorino
le condizioni di detenzione. Tuttavia, il Servizio carcerario (IPS) ha
minacciato misure punitive per forzare i prigionieri a interrompere lo
sciopero, tra cui il trasferimento in altre strutture carcerarie.
Il Comitato per gli Affari dei prigionieri ha diffuso un comunicato,
lunedì sera, affermando che l’IPS ha ufficialmente trasferito diversi
prigionieri in sciopero della fame in differenti sezioni e prigioni, ha
confiscato i loro effetti personali e isolato le loro celle.
Marwan
Barghouthi – leader di Fatah e dello sciopero di massa – Karim Yunis e
Mahmoud Abu Srour sono stati trasferiti dalla prigione di Hadarim in
celle di isolamento nel carcere di Jalama.
Organizzazioni per la difesa dei diritti umani e dei detenuti hanno
diffuso un report sulla condizione di prigionia di migliaia di cittadini
palestinesi:
1 milione di prigionieri dal 1948
Dall’occupazione della Palestina, nel 1948, Israele ha sequestrato,
arrestato e detenuto circa un milione di cittadini palestinesi, stando
alle stime ufficiali.
Secondo il rapporto statistico congiunto rilasciato recentemente dalla Commissione palestinese per gli Affari dei detenuti e degli ex detenuti, dalla Società dei prigionieri palestinesi, il Centro di studi sui prigionieri e dall’Ufficio centrale di statistica palestinese, ci sono attualmente 6.500 detenuti palestinesi in 22 carceri israeliane.
Intifade e prigionieri
Nel rapporto si afferma che gli anni delle Intifade (rivolte)
palestinesi del 1987 e del 2000 sono stati i più difficili della storia
palestinese, con decine di migliaia di arresti.
Durante l’Intifada di al-Aqsa, iniziata il 28 settembre 2000, le
istituzioni ufficiali e i gruppi per i diritti umani hanno registrato
100mila arresti di cittadini palestinesi.
Tale cifra include quasi 15mila minorenni, 1.500 donne e 70 parlamentari e ministri.
Detenzione amministrativa
Dal 2000, circa 27mila palestinesi sono stati sottoposti a detenzione amministrativa, senza accuse né processo.
Attualmente il numero di detenuti amministrativi ammonta a circa 500, fra cui 13 parlamentari.
Le forze israeliane hanno incrementato gli arresti di parlamentari palestinesi dall’inizio del 2017.
Lina Jarbouni è da 13 anni prigioniera di Israele. Ha subito torture e abusi |
Sono 61 le donne e ragazze attualmente prigioniere.
Il numero di donne palestinesi imprigionate è drasticamente aumentato
negli ultimi mesi: dalle 25 donne incarcerate a settembre 2015 si è
passati a 61 di marzo di quest’anno, secondo i dati diffusi da Addameer.
Nelle carceri israeliane di Hasharon e Damon ci sono 58 donne,
comprese 15 ragazzine, 2 detenute amministrative e 18 mamme. 13
prigioniere sono ferite, 10 sono malate e non ricevono cure mediche
adeguate, mentre 4 sono ex prigioniere ri-arrestate.
Addameer ha documentato un aumento del 70 percento nella detenzione
di ragazze e donne palestinesi tra il 2013 e il 2015. Oltre 15.000
Palestinesi sono state detenute dal 1967.
Minorenni prigionieri
320 minorenni palestinesi sono attualmente detenuti in condizioni disumane, deprivati dei diritti umani fondamentali.
Dallo scoppio dell’Intifada di Gerusalemme, il 1° ottobre 2015, almeno 2.600 minorenni palestinesi sono stati arrestati e rinchiusi in centri di detenzione noti per il sistematico maltrattamento e l’uso della tortura.
Sono diverse le violazioni contro i minorenni prigionieri: l’arresto
notturno, assalti brutali, percosse e interrogatori violenti,
maltrattamenti, minacce, torture fisiche e psicologiche, confessioni
estratte con la forza, divieto delle visite dei familiari.
I prigionieri minorenni palestinesi sono portati in tribunale senza
l’accompagnamento dei genitori e sono, in genere, interrogati senza la
presenza di un legale.
L’accusa è principalmente il lancio di pietre e presunti attacchi con
il coltello, reati che possono portare a condanne a 10-20 anni di
carcere.
A ottobre del 2016, il Comitato palestinese per gli Affari dei
prigionieri rilasciò un comunicato secondo il quale almeno 1.000
minorenni tra gli 11 e i 18 anni erano stati arrestati dalle forze
israeliane durante il corso dell’anno. Molti di loro erano stati abusati
e torturati mentre si trovavano in prigione.
Prigionieri malati, torture e negligenza medica
I prigionieri malati sono 1.800, di cui 180 sono affetti da gravi
patologie, 26 da tumori, 34 da varie forme di disordine psico-fisico; 19
sono ricoverati in forma permanente nell’ospedale del carcere di Ramle a
causa di ferite e patologie gravi.
Il numero di prigionieri morti in carcere è salito a 210.
I prigionieri palestinesi sono soggetti a violenze di ogni tipo, a
trattamenti disumani, in una totale mancanza dei più basilari diritti
umani e delle convenzioni internazionali.
Il Servizio carcerario israeliano pratica politiche di punizione come
l’isolamento, le ispezioni arbitrarie notturne nelle celle, solitamente
accompagnate da percosse, insulti, confisca di oggetti personali. A
questo si deve aggiungere la negligenza medica, il rifiuto delle visite
dei familiari e del diritto all’istruzione e altri metodi di tortura
psico-fisica.
In un rapporto pubblicato da PIC (the Palestinian information center)
il 4 marzo 2017, la commissione dei prigionieri ed ex prigionieri
palestinesi ha dichiarato che i medici operanti al servizio delle
prigioni israeliane e delle forze di sicurezza e quelli impiegati
all’interno dei campi militari israeliani, torturano i prigionieri
palestinesi facendo loro pressione psicologica, trascurandoli, o non
dando loro le giuste cure di fronte a malattie che ledono il loro
benessere fisico, senza alcun riguardo verso i precetti medici ed il
diritto umanitario internazionale.
Il rapporto asserisce che molti sono i prigionieri che hanno
testimoniato contro la collaborazione esistente tra medici ed inquirenti
israeliani nel sottoporre i prigionieri palestinesi a fenomeni di
tortura. E’ inoltre stato dichiarato che i medici hanno presentato
verbali dove veniva sottolineato fino a che punto i prigionieri
palestinesi erano in grado di sopportare il dolore fisico e lo stress
psicologico. Inoltre, i medici si rifiutavano di provvedere alle cure
dei prigionieri feriti, mentre venivano interrogati nei centri per gli
interrogatori.
Il report aggiunge che i dottori non hanno obiettato di fronte alla
negoziazione-ricatto proposta dagli investigatori israeliani, la quale
consisteva nell’offrire le adeguate cure mediche solo in cambio di
eventuali confessioni da parte dei prigionieri palestinesi, fenomeno che
sottolinea il loro coinvolgimento negli atti di tortura.
Il documento, pubblicato dalla commissione dei prigionieri ed ex
prigionieri palestinesi, ha inoltre rivelato che il decesso di alcuni
dei prigionieri sarebbe dovuto proprio alla negligenza dei dottori, i
quali non si sarebbero preoccupati di sottoporli in tempo ad esami
specifici per l’identificazione delle loro malattie e di provvedere alle
cure necessarie.
Il rapporto cita un numero di esempi che palesano la complicità dei
medici appartenenti al servizio di prigionia israeliano nelle politiche
di negligenza verso prigionieri affetti da gravi malattie:
1) diversi prigionieri palestinesi malati sono deceduti. 2) I medici
dimostrano riluttanza nell’intervenire a favore di prigionieri che
soffrono di disturbi mentali e psicologici perché rinchiusi in celle di
isolamento. 3) Il silenzio dei medici sulla inadeguatezza delle cure di
cui sono state vittima alcuni prigionieri, come Samer Abu Diak, che subì
un avvelenamento durante un intervento per rimuovere un tumore allo
stomaco nell’ospedale israeliano di Soroka, il 3 settembre 2015, dopo il
quale cadde coma; Thaer Halahli, colpito da epatite C dopo la visita,
in data 16 aprile 2013, di un dentista che utilizzò materiale non
sterile nella clinica carceraria di Ashkelon; Othman Abukhari, al quale
venne fatta un’iniezione ‘per errore’ nella prigione di Shata nel 2007 e
al quale fu in seguito diagnosticata l’epatite C. 4) I medici non hanno
mai denunciato i continui internamenti dei prigionieri malati nella
clinica carceraria di Al-Ramla, la quale presenterebbe condizioni
addirittura peggiori della prigione stessa, né la carenza delle
condizioni sanitarie necessarie a rendere dignitosa la permanenza dei
pazienti al suo interno. 5) Il silenzio dei medici di fronte al
nutrimento forzato dei prigionieri palestinesi in sciopero della fame,
con tutto ciò che questo ha comportato in termini di rischi per la
salute, e la violazione della dignità e dei diritti dei detenuti che
hanno attuato lo sciopero. 6) Il silenzio dei medici di fronte
all’obbligo per i prigionieri di pagare di propria tasca le loro spese
mediche, in particolare quando si è trattato di istallare arti
artificiali a persone affette da handicap. 7) Il silenzio dei medici di
fronte agli atti di tortura a cui i prigionieri, in particolare minori,
sono sottoposti con la scusa di farli confessare, ed il loro rifiuto nel
voler denunciare i pesanti trattamenti subiti dai carcerati durante gli
interrogatori e la detenzione. 8) Il rapporto dichiara che i medici del
servizio carcerario israeliano e le forze di sicurezza israeliane hanno
violato la quarta Convenzione di Ginevra del 1949 e gli standard minimi
in materia di trattamento di prigionieri previsti dall’ONU nel 1955,
per quanto riguarda l’ambito alimentare, la pulizia e le cure mediche
conferite ai prigionieri. 9) I medici israeliani hanno infranto anche i
precetti contenuti nel documento dell’Associazione Mondiale dei Medici
del 1956, il quale afferma che il compito principale dei medici è quello
di proteggere la salute dei pazienti e di salvare vite umane. 10) I
medici israeliani hanno violato la dichiarazione di Tokyo del 1975, la
quale sottolinea che il ruolo delle equipe mediche è quello di
proteggere i prigionieri e i detenuti da atti di tortura, anche nei casi
in cui siano le autorità a sottoporli con forza a tali trattamenti. La
dichiarazione di Tokyo, inoltre, ricorda che è dovere dei medici fornire
ai prigionieri e ai detenuti, in egual misura che ai pazienti non
detenuti, protezione per la loro salute fisica e mentale e le giuste e
necessarie cure per il trattamento delle malattie di cui sono affetti.
Sciopero della fame
Secondo il Palestinian Center for Human Rights
(PCHR), circa 1.500 prigionieri in diverse carceri israeliane hanno
dichiarato lo sciopero della fame, chiedendo il rispetto dei diritti
umani e la fine di violazioni come la negligenza medica, l’isolamento,
il divieto delle visite e della comunicazione con i familiari, le misure
degradanti verso le prigioniere, ecc.
Altri detenuti si uniranno allo sciopero nei prossimi giorni.
Statistiche di marzo 2017
A marzo di quest’anno, le forze israeliane hanno arrestato 509
cittadini palestinesi provenienti dalla Cisgiordania, dalla Striscia di
Gaza e da Gerusalemme; fra gli arrestati figurano 75 minorenni, 13
donne, tra cui due minorenni, un deputato del Consiglio legislativo
palestinese e cinque giornalisti.
Statistiche del primo trimestre del 2017
Il primo trimestre di quest’anno ha assistito a una pesante
escalation del numero dei palestinesi arrestati, raggiungendo il numero
di 1.360 casi, interessando tutti i segmenti della società. Fra gli
arrestati vi sono infatti 50 ragazze e donne, 225 minorenni, 6 deputati,
3 docenti universitari, centinaia di prigionieri liberati, cui si
aggiungono i detenuti amministrativi.
La denuncia di Amnesty International
Secondo il rapporto annuale di Amnesty International, pubblicato il
22 febbraio 2017, nel 2016 Israele ha commesso numerose violazioni dei
diritti umani, tra le quali la detenzione e l’incarcerazione di migliaia
di palestinesi senza precise accuse o processo e atti di tortura contro
detenuti in custodia.
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