Il Cie di Torino si specializza: ospiterà potenziali jihadisti da espellere
Da qui espulsioni più rapide grazie a ottimi rapporti con consolati
Il Cie di Torino - ormai rinominato Cpr - più grande e attrezzato dei Centri di permanenza per il rimpatrio che per volere della legge Minniti dovranno nascere in 20 regioni, diventerà il punto di riferimento per le espulsioni dei soggetti più pericolosi, quelli con condanne più gravi o con sospetti legami con il terrorismo islamico. Una funzione che, nella realtà, i cinque moduli della struttura torinese già adempiono con i 118 posti attualmente disponibili che diventeranno 125 non appena saranno terminati i lavori di manutenzione. Ma con l’applicazione del decreto, approvato in via definitiva la scorsa settimana, la “specializzazione” di Torino potrebbe definirsi ancora di più. Merito anche delle ottime relazioni consolari che la città tiene con molti dei paesi di provenienza dei destinatari di un decreto di espulsione.
.I nuovi Cpr aumenteranno la capienza di circa 1600 posti suddivisi su 20 strutture diverse in tutt’Italia che - nell’idea del ministro - dovrebbero sorgere fuori dai centri urbani e vicini alle infrastrutture di trasporto.
. Se è vero, infatti, che la nascita di nuovi Cpr di dimensioni contenute dovrebbero distribuire in modo più omogeneo sul territorio gli stranieri destinatari di un decreto di espulsione rinchiusi nei centri, Torino, specializzata nei soggetti più pericolosi rischia di non scendere nemmeno di un posto.
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