mercoledì 19 aprile 2017

pc 19 aprile - PERCHE' E' IMPORTANTE LA LOTTA DEI LAVORATORI DELLA LOGISTICA, PERCHE' DEVE VINCERE... IL RACCONTO DELLA LOTTA DI BRIGNANO - Dall'assemblea coi sindacati di base e realtà sociali solidali del 9 aprile a Milano presso Transiti

La battaglia dei lavoratori della Logistica è importante, è una battaglia nazionale che deve diventare sempre più importante e sempre più nazionale.
La lotta che i lavoratori della logistica stanno portando avanti da anni e il salto che ha avuto negli ultimi tempi, con una risposta molto dura da parte delle cooperative, che non solo non vogliono cedere alle rivendicazioni dei lavoratori ma rispondono con i licenziamenti e con un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro, fanno di essa una lotta centrale nello scontro di classe in questa fase, non solo a Bergamo, non solo a Brignano ma per la lotta dei lavoratori in tutta Italia
Perciò questa lotta deve vincere. Ci vorrà tempo. Ma dobbiamo crederci, dobbiamo avere fiducia che questa lotta deve vincere. Dobbiamo portarla a fondo perchè non solo abbiamo ragione su tutto ma perchè è un esempio per gli altri lavoratori e per le lotte anche di altri settori.

Dal racconto dello Slai cobas sc di Bergamo:
"Nel maggio 2011 abbiamo aperto la lotta a Brignano per le condizioni di lavoro, con problemi simili a quelli che si ritrovano in tutti i magazzini: trattamenti discriminatori, condizioni di lavoro pessime, attaccoai diritti, ecc. Dopo un blocco molto forte ottenemmo quello che secondo noi è un fatto centrale, ovvero il riconoscimento del sindacato e dei delegati.
In questi anni la lotta sulle condizioni di lavoro non si è mai fermata. Ad aprile dell’anno scorso la situazione è cambiata in peggio, non solo a Brignano ma a livello nazionale, un pò in tutti i magazzini dove negli ultimi anni si sono sviluppate lotte molto determinate portate avanti anche da altri sindacati di base. 
Il salto di qualità per Brignano c’è stato in particolare da quando l’anno scorso è cambiato
l’appaltatore da KN alla società Kamila dietro la quale c’è una società di Italtrans più Agorà, che è un network di supermercati che si rifornisce tramite questa piattaforma da anni; dopodichè, come sempre quando arriva Italtrans nel magazzino, sono arrivate le cooperative del consorzio CISA.
Abbiamo cominciato facendo un blocco per imporre il passaggio di tutti i lavoratori ai nuovi gestori. Ma, con un accordo della Cgil, è stata azzerata tutta la contrattazione di secondo livello che era stata conquistata con le battaglie degli ultimi anni, diritti che sono essenziali in particolar modo in un settore altamente usurante come questo, ad esempio, malattie ed infortuni pagati al 100%. Insieme a questo azzeramento, si è proceduto soprattutto, ed è la cosa più importante, all’espulsione del sindacato dall’interno del magazzino. Questo è stato un nodo centrale per le cooperative, per togliere il controllo che avevamo nel magazzino. Hanno poi usato alcuni soci per azzerare gli effetti delle proteste sindacali che sono seguite e che sono tutt’ora in corso, con scioperi/blocchi/presidi.
Questo consorzio che gestisce diversi magazzini in tutta italia, da Calcinate a Melfi a Roma, ecc, in cambio del riconoscimento del sindacato ci chiedeva di garantire una media colli oraria che per i lavoratori era inaccettabile, sarebbe stato come cedere a un ricatto. Perciò non abbiamo accettato.
Da quel momento si è scatenata una guerra allo Slai cobas per il sindacato di classe e ai suoi iscritti che ha avuto varie forme, da centinaia di contestazioni disciplinari per scarso rendimento, agli allontanamenti dei lavoratori, pratica abituale negli altri magazzini gestiti dalle coop Cisa, che consiste nel mandare via il lavoratore dal magazzino solo dopo poche ore di lavoro, non garantendo nemmeno il minimo delle 6.30h contrattuali.

La nostra risposta si è articolata su diversi livelli, insieme agli scioperi, presidi, blocchi, abbiamo denunciato la situazione agli enti preposti Asl, Dtl con presidi e manifestazioni alle loro sedi. Abbiamo ottenuto delle ispezioni congiunte che probabilmente (le indagini non sono ancora chiuse) porteranno a delle sanzioni verso le cooperative per varie irregolarità. Queste ispezioni, però, non hanno messo in evidenza quello che per noi resta il fatto centrale, ovvero le condizioni di lavoro e di mancanza di sicurezza assolutamente inaccettabili che sono la norma nei magazzini della logistica.
Tant’è che a dicembre abbiamo subito un infortunio gravissimo che è arrivato dopo una quantità di infortuni casualmente meno gravi, causati anche dalla mancanza di formazione di lavoratori presi da altri appalti e spostati a Brignano per tamponare gli scioperi, gente scelta scientificamente, magari tra i licenziati da altri magazzini, pronti a lavorare in condizioni impossibili pur di portare a casa qualche soldo.
C’è stato anche un fronte aperto verso il prefetto, anche qui con manifestazioni, presidi, mobilitazioni, ecc. Abbiamo ottenuto l’apertura di un tavolo di trattativa che poi nel concreto non ha sortito nessun effetto perchè alle parole o gli impegni presi in prefettura non seguiva la pratica dentro magazzino, dove la Cisa ha continuato a pretendere mano libera per quanto riguarda orari, condizioni di lavoro; in pratica agendo come se il sindacato non esistesse, come è solita fare nelle centinaia di magazzini che gestisce.

Così sintetizzando si arriva agli 11 licenziamenti di oggi (9 licenziati e 2 sospesi) con l’accusa di "boicottaggio e sabotaggio". L’indagine è in corso, ma di fatto l’obbiettivo di questa gente, col supporto di pool di avvocati pagati per questo, è la criminalizzazione della lotta sindacale e questo non succede solo a Brignano. C’è stato un cambio di pelle negli ultimi tempi, fino ad alcuni anni fa con i blocchi o azioni di lotta determinate si riusciva ancora ad ottenere qualcosa, adesso non è più così e le risposte sono molto pesanti.

Per noi da sempre nel magazzino e nelle varie iniziative è centrale l’unione delle lotte e tutte le nostre iniziative sono volte al raggiungimento di questo obbiettivo, l’abbiamo sempre detto parlandone con i nostri iscritti e coinvolgendoli a sostenere iniziative e vertenze importanti anche organizzate da altri sindacati cobas, come ad esempio una delle ultime a Piacenza per la morte di Abdelessalam o altre in passato, tipo Ikea. 
Anche da quello che succede alla Coca cola di Nogara o a Torino si vede chiaramente che il livello dello scontro si è alzato e le nostre risposte non sono sufficienti. Tutti, non solo noi, ci troviamo con lavoratori licenziati, con denunce, ecc e coinvolti in questo tentativo di sbattere fuori i cobas dai magazzini della logistica.
Nel momento in cui è entrato il consorzio Cisa a Brignano ci è stato chiaro che oramai chi tira le fila sono questi colossi del trasporto e logistica che dove arrivano scalzano magari le piccole coop mettendoci le loro; perciò il nostro obbiettivo è diventato Italtrans (che ora attraverso una holding detiene il 100% di Kamila). Per questo abbiamo organizzato una manifestazione autorizzata dalla questura agli inizi di settembre 2016 a Calcinate che doveva concludersi con un presidio permanente fuori dagli uffici della sede centrale di Italtrans. Ma lì in pratica siamo stati attaccati da una cinquantina di crumiri, capi e capetti usciti dall’azienda, chiaramente comandati dai loro padroni.
Con questo pretesto da allora per noi è vietato manifestare a Calcinate e avvicinarci agli uffici di Italtrans. Questo per spiegare a che livello di attacco politico siamo sottoposti, e ovviamente questura e polizia sono tra gli strumenti più efficaci per cercare di azzerare gli effetti delle nostre manifestazioni

In questi mesi, ripeto, le abbiamo provate tutte: blocchi scioperi dentro, fuori, a scacchiera, presidi, ecc, e adesso ci ritroviamo con la maggior parte dei lavoratori indagati per diversi reati, appropriazione indebita, violenza privata ecc. Tutto questo ha inoltre ripercussioni anche nel mancato o rallentato rilascio dei permessi di soggiorno, visto che il 99% dei lavoratori è straniero.
Su di loro si sono accumulati tutti questi attacchi, tra cui quello molto grave di non avere più delegati nel magazzino, allo scopo di fiaccare la loro determinazione e rompere il fronte di lotta del sindacato. cosa che al momento non è ancora avvenuta.
Questa a grandi linee è la situazione. Perciò abbiamo lanciato un appello nazionale, perchè riteniamo indispensabile dare una risposta forte, adeguata, unitaria a questa stretta repressiva, in particolar modo considerata l’importanza di questo settore dove si sperimentano forme di precarietà e peggioramenti che poi saranno estesi a tutti, grazie a leggi infami come il jobs-act". 

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