Da qui l’annuncio: "Sto
bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno
sequestrato il mio cellulare e le mie cose, sebbene non mi venga
contestato nessun reato. Da stasera inizio lo sciopero della fame e
invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei
diritti"
Immediata la
reazione del padre Massimo che punta il dito sulla Farnesina colpevole
di impotenza e incapacità di intervenire per il rilascio di Gabriele:
“Che cosa dire ancora? Non lo so nemmeno io, la cosa evidentemente non è
così semplice e lineare come ci era stato fatto pensare, mi chiedo a
cosa servano un’ambasciata e un consolato se non riesce a sapere come
stanno davvero le cose. Non è lì per far del male a qualcuno, lui fa lo
scrittore e il giornalista, non è un terrorista, lo devono rimandare a
casa, ha una moglie e due bimbi piccoli che lo aspettano."
Il
Ministro degli Esteri Alfano, brancolando nel buio, spera nella visita
consolare che nei prossimi giorni dovrebbe far visita a Mugla, luogo
della detenzione. Sui social parte la campagna
#iostocongabriele che conta già centinaia di solidali verso il blogger,
mentre nelle piazze in questi giorni si stanno organizzando decine di
sit-in e cortei per il suo rilascio dall’illegale detenzione nelle
carceri turche di Erdogan.
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