Scritto da Adriano Chiarelli, autore di un altro libro-inchiesta
“Malapolizia”, I ribelli della montagna evidenzia l’inutilità e la
dannosità (non solo per i valsusini) di questo grande progetto messo su
agli inizi degli anni Novanta.
Un libro che racconta l’iter di questa Grande Opera, dai primi anni agli ultimi avvenimenti, come la condanna a 47 attivisti No TAV per i fatti del luglio 2013 e il processo allo scrittore Erri De Luca, indagato per istigazione a delinquere, che è anche autore della prefazione del libro.
Tante le fonti utilizzate da Chiarelli: nell’inchiesta ci sono articoli di giornale, testimonianze, verbali, testi di interrogazioni parlamentari, intercettazioni e sentenze. Una “controstoria” del progetto Tav, che renda l’idea di come alcuni lobbisti abbiano letteralmente “fatto carte false per distribuire prebende e posti di lavoro connessi alla realizzazione della linea ferroviaria”.
Adriano Chiarelli ha vissuto per un periodo a stretto contatto con il movimento No Tav e questo l’ha aiutato a capire la natura profonda di una resistenza trasversale, certo con centinaia di pratiche differenti, ma unitaria e capace di fare fronte compatto. Se, dati alla mano, il traffico di passeggeri e merci della tratta già esistente non esige un ripensamento della viabilità, ma il costo di realizzazione continua a lievitare, le ragioni del Sì vacillano.
Un libro che racconta l’iter di questa Grande Opera, dai primi anni agli ultimi avvenimenti, come la condanna a 47 attivisti No TAV per i fatti del luglio 2013 e il processo allo scrittore Erri De Luca, indagato per istigazione a delinquere, che è anche autore della prefazione del libro.
Tante le fonti utilizzate da Chiarelli: nell’inchiesta ci sono articoli di giornale, testimonianze, verbali, testi di interrogazioni parlamentari, intercettazioni e sentenze. Una “controstoria” del progetto Tav, che renda l’idea di come alcuni lobbisti abbiano letteralmente “fatto carte false per distribuire prebende e posti di lavoro connessi alla realizzazione della linea ferroviaria”.
Adriano Chiarelli ha vissuto per un periodo a stretto contatto con il movimento No Tav e questo l’ha aiutato a capire la natura profonda di una resistenza trasversale, certo con centinaia di pratiche differenti, ma unitaria e capace di fare fronte compatto. Se, dati alla mano, il traffico di passeggeri e merci della tratta già esistente non esige un ripensamento della viabilità, ma il costo di realizzazione continua a lievitare, le ragioni del Sì vacillano.
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