sabato 9 luglio 2016

pc 9 luglio - I PADRONI DELLA FEDERMECCANICA USANO UNA PILOTATA INCHIESTA PER AVALLARE LA LORO FILOSOFIA SU SALARIO LEGATI ALLA PRODUTTIVITA'

 Per ora, pubblichiamo stralci di questa inchiesta. Successivamente la commenteremo. 


(da Sole 24 Ore) - Salari collegati ai risultati d’impresa. Forme di automatismo negli incrementi retributivi da superare, profili professionali da rivedere, maggior peso alla formazione.

l’Assemblea Generale 2016 di Federmeccanica è stata dedicata al tema del “Rinnovamento” delle relazioni industriali fondato su due capisaldi: la consapevolezza che l’impresa rappresenta un bene di interesse comune da tutelare e il principio della centralità della persona, con una grande attenzione ai nuovi bisogni dei collaboratori a cui dare risposta attraverso il welfare e la formazione...  
invito ai rappresentanti sindacali ad abbandonare la conflittualità che danneggia tutti – lavoratori e imprese – per riprendere la strada del dialogo, su nuove basi, andando oltre le liturgie e le ritualità superate. 
Il Presidente ha ribadito che questi anni di crisi hanno rappresentato uno shock per l’economia reale e I posti di lavoro e il livello retributivo sono legati all’esito del confronto competitivo, in un mercato ormai globale. Dunque, se l’impresa perde quote di mercato e di reddito offrirà ai dipendenti minori posti di lavoro e sarà in grado di pagare retribuzioni inferiori. Ciò significa che i rischi devono essere condivisi: consapevolmente e contrattualmente».
«Per queste ragioni – ha continuato Storchi,presidente della Federmeccanica - abbiamo elaborato un impianto contrattuale su due livelli, fra loro complementari, che realizzi un rapporto più avanzato ed equilibrato tra parte fissa e parte variabile della retribuzione, collegata ai risultati, al reale andamento aziendale e all’effettiva produzione di valore».

Una lettura emersa durante i lavori dell’Assemblea, confermata anche dai dati dell’ultimo “Monitor sul Lavoro”, promosso da Federmeccanica e realizzato da Community Media Research. 

Il profilo prevalente dei dipendenti del settore, oggetto dell'inchiesta, è caratterizzato da maschi
(68,6%), più adulti della media dei lavoratori (il 36% ha tra 35 e 49 anni contro il 29% degli altri settori), che operano in imprese in prevalenza di piccole dimensioni (37,3% ha tra 10 e 49 addetti), con elevata specializzazione (61,7%). Tra gli aspetti che le “tute blu” considerano migliorati figurano le condizioni ambientali e di sicurezza (41,7%), la realizzazione sul lavoro (37,9%) e le possibilità di crescita professionale (37,3%). Tra i fattori peggiorati il carico di lavoro (36,9%) e lo stress mentale (41,8%). L’indicatore di sintesi delle condizioni di lavoro (Barometro del lavoro) evidenzia che per il 35,6% degli occupati del comparto le condizioni di lavoro sono migliorate, per il 46,1% sono rimaste uguali, per il 18,3% peggiorate.

Il principio secondo cui il contratto (o la legge) definisce un salario minimo a livello nazionale per tutti e gli aumenti sono decisi poi nelle singole aziende riscuote il 70,6% dei consensi tra le tute blu. Il 60,7% è d'accordo con l'affermazione che per avere una busta paga più pesante bisognerebbe collegarne una quota alla produttività aziendale. Poco meno della metà (44.2%) ritiene che gli aumenti di salario debbano essere decisi dopo la chiusura del bilancio aziendale.
Gli scatti retributivi e di inquadramento professionale non possono essere più connessi alla sola anzianità lavorativa, ma devono essere commisurati alla professionalità raggiunta (66,7%). Per il 60,3% i permessi retribuiti devono maturare ed essere assegnati non più in modo indistinto,ma vanno distribuiti in base alle ore di lavoro effettivamente realizzate. 
Emerge una scarsa conoscenza del regime fiscale a cui sono sottoposti alcuni elementi di grande importanza. Solo il 50% ha consapevolezza dei vantaggi fiscali legati alle forme di welfare aziendale (come l'estensione della sanità integrativa a tutti i lavoratori). 
E' minoritaria (42,8%) la quota di occupati che ritiene l'investimento del salario nell'assistenza sanitaria integrativa generatore di benefici economici e per la salute. Il 48'2% è d'accordo con l'affermazione che investire salario nella previdenza complementare aiuta ad avere una pensione più alta. 
Un'ulteriore conferma della scarsa conoscenza delle agevolazioni previste per le forme di welfare aziendale emerge analizzando gli orientamenti dei lavoratori a fronte di dove indirizzare un eventuale aumento di salario: tre quarti dei metalmeccanici lo vorrebbe destinato in esclusiva in busta paga (72,6%). Laquota restante è favorevole a destinare una parte in welfare aziendale. Tra gli imprenditori è l'opposto con l'85,4% che preferisce le agevolazioni aziendali.
Alla formazione professionale viene attribuita sempre maggiore centralità: il 90,2% dei metalmeccanici la giudica utile per fare il proprio lavoro, l’86,2% la ritiene indispensabile per la carriera professionale.

Il Monitor ha sviluppato un indice di “innovazione contrattuale”. Sono scaturiti tre profili prevalenti: gli “innovatori”, quanti si sono mostrati in accordo con le proposte del “rinnovamento” contrattuale proposto da Federmeccanica, che sono il 42,1% dei metalmeccanici; i “conservatori”, che manifestano una prevalente contrarietà alle innovazioni proposte e sono il 35,8% e gli “incerti”, che sono il 22,1%.

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