DACCA
L'attentato di matrice
integralista islamica di Dacca ha riacceso i fari su ciò che succede
realmente in Bangladesh. Da tempo il Bangladesh è diventato uno dei
centri dello sfruttamento degli operai da parte delle grandi
multinazionali tessili.
Già l'orribile strage
di Rana sempre a Dacca, dove ad aprile del 2013 un
palazzo di otto piani crollò e morirono quasi 400 operai, che
lavoravano in assenza delle più elementari condizioni di sicurezza e
producevano capi per conto di multinazionali tra cui anche la
Benetton, aveva
mostrato quello che si cela dietro la grande industria tessile in
Bangladesh. Dopo la strage di Rana gli operai hanno cercato di
organizzarsi e di sviluppare una lotta per migliorare le loro
condizioni di lavoro e di vita, ottenendo come contropartita
repressione e arresti che hanno riguardato ogni genere di attivista
politico di opposizione.
Le persone colpite
nell'attentato del 1 luglio, pesci piccoli o grandi che siano, fanno
parte dell'orribile mondo che produce questa condizione.
L'imperialismo
italiano, attraverso le voci del suo governo, naturalmente non dice
una parola su tutto questo e trasforma queste persone, imprenditori,
ecc. in “martiri”.
I martiri sono ben
altro. Il vero terrorismo nel mondo resta sempre e comunque
l'imperialismo, italiano compreso.
Chiaramente a Dacca
succede anche ben altro. Succede che la crisi internazionale e le
faide interne alla classe dominante ha portato la situazione a un
misto tra ingovernabilità e dittatura feroce; sia dietro il
supersfruttamento degli operai e dei bambini operai, sia dietro la
situazione generale in Bangladesh c'è il dilagare della miseria e
della povertà che tocca uno dei paesi più popolosi del mondo, in
una zona sempre più centrale del sud Asia, in cui cresce
l'egemonismo indiano, l'alleanza India-Usa, con le classi dominanti
del Bangladesh al loro servizio.
Una mistura che
alimenta anche in quest'area l'odio e la ribellione che le forze
integraliste islamiche più strutturate incanalano e il cui esito è
anche una strategia degli attentati indiscriminati.
Ma, ancora una volta,
l'imperialismo, le classi dominanti, la stampa internazionale
nascondono la testa sotto la sabbia.
Negli ultimi tempi il
governo del Bangladesh ha proceduto a 11mila arresti, perlomeno
altrettanto indiscriminati come gli attentati, senza che nessuno nel
mondo sollevi problemi del terrore di Stato e dei diritti umani.
Gli stessi autori
dell'attentato hanno fatto nel corso dell'azione, come la stessa
stampa riferisce, richieste ragionevoli. E la risposta è stata
invece il blitz, col silenzio stampa e senza testimoni. Nessuno può
ragionevolmente dire che i morti non siano dipesi dal blitz; così
come tutto il fare misterioso del governo italiano, dell'ambasciatore
italiano embedded delle forze armate reazionarie del Bangladesh, dice
cose che non hanno effettive conferme.
E' utile qui ricordare
che diversi blog internazionali, spesso ben informati e di fonte
governativa già a proposito della strage di Orlando hanno detto che
nessun morto vi era stato prima del blitz, ed è materialmente
impossibile in quel caso che un singolo attentatore producesse un
così alto numero di morti e feriti.
Ormai appare chiaro che
è l'imperialismo, i suoi governi, i suoi regimi servi che hanno
scelto la strada del massacro, senza testimoni e che quindi è ancora
e sempre l'imperialismo che va posto sotto accusa.
Ma d'altra parte come
risponde il governo italiano a questo? Da un lato senza dire una
parola su quello che è realmente accaduto, così come senza dire una
parola sulla natura particolare di questa presenza italiana in
Bangladesh, facendo tronfie dichiarazioni sull'Italia che non si fa
intimidire; e intanto manda i servizi segreti a fiancheggiare le
forze della repressione del regime. Dall'altro sono ormai due giorni
che il generale Bertolini, fino a ieri comandante del COI (comando
operativo del vertice interforze) coordina le missioni all'estero del
nostro paese, riempie i giornali di dichiarazioni con le quali chiede
più fondi per la Difesa, più interventi militari, più
partecipazione alla guerre: “Lo strumento militare tout court deve
essere adeguatamente potenziato. Non possiamo più vivere nel “peace
and love” la Difesa è una risorsa strategica, si continuano a
ridurre le risorse, ma bisogna prendere atto che la realtà
internazionale è cambiata ed è arrivato il momento di cambiare
direzione”.
Siamo lungo la strada
già tracciata dall'imperialismo americano 'Obama style' che,
esaltando i raid americani coi droni che hanno prodotto recentemente
116 morti civili, parla di una inevitabile conseguenza”.
Nel caso del Bangladesh
non è dato a nessuno il diritto di ignorare quella che è la vera
natura della “fabbrica Dacca”, come lo stesso Corriere della Sera
definisce il paese; così come ignorare analisi che descrivono
abbastanza puntualmente come nelle popolazioni contadine del
Bangladesh si consolidino due tendenze di fondo: quella della guerra
popolare e quella naturalmente di altra natura rappresentata
dall'integralismo islamico organizzato.
Quindi
non c'è nessun network internazionale dell'Isis, arnese della
propaganda imperialista, dietro la situazione determinatasi.
Lo stesso Simone
Pieranni sul Manifesto scrive della peculiarità asiatica “Mentre
in altre zone del mondo questo tipo di “radicalismo” ha successo
per la disintegrazione delle unità statali e delle identità
culturali, a causa delle devastanti guerre occidentali (imperialiste
– bisogna semre dirlo, Pieeanni – ndr); nel Bangladesh non è
direttamente la guerra ma la violenza sociale, lo sfruttamento
manifatturiero dele multinazionali, le reiterate lotte politiche
interne a creare un problema di disperazione”.
Pieranni, come altri
della sinistra occidentale se la cava con la categoria della
“disperazione”, quando evidentemente siamo di fronte invece a
ribellione ora giuste ora disorientate, ora nelle grandi fabbriche
delocalizzate, protagoniste di grandi sciopero, ora nelle campagne.
In Italia esiste una
numerosa comunità di immigrati originaria del Bangladesh. E'
importante da un lato difenderla dalla ordinaria e scontata canea
razzista di Salvini e soci, ma dall'altra far sì che contribuisca a
portare nel nostro paese la realtà effettiva del Bangladesh e di
come “torni a casa” lo sfruttamento e il terrore imperialista.
proletari comunisti / PCm Italia
luglio 2016
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