Bisogna pretendere che gli assassini vengano arrestati e processati non solo come persone ma come ultras fascisti, ma è soprattutto necessario organizzarsi per colpire con la giusta violenza rivoluzionaria persone e gruppi responsabili così come chi li copre a livello di Stato e governo
proletari comunisti-PCm Italia
Fermo, difende la moglie dopo insulti razzisti: nigeriano ucciso da ultrà
Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, era arrivato nel nostro
Paese dalla Nigeria meno di un anno fa insieme alla sua compagna di vita. Ieri
l'uomo, che stava passeggiando con la fidanzata, è intervenuto per difenderla
dagli insulti e da uno strattonamento. È stato colpito più volte alla testa,
con calci e pugni e forse anche con un paletto
Era arrivato nel nostro Paese dalla Nigeria meno di un
anno fa. Insieme alla sua compagna di vita. Aveva seguito le rotte dei migranti
fino alla Sicilia, dopo che i Boko Haram gli avevano
ucciso la figlia di due anni e devastato il villaggio. Ma in Italia a violenza
si è aggiunta violenza, quella di un gruppo di estremisti di destra,
probabilmente ultras della squadra locale di calcio di Fermo, che prima
hanno preso di mira la moglie, paragonandola a una “scimmia”, e poi, davanti al
tentativo dell’uomo di difendere la donna, lo hanno aggredito e riempito di
botte. Emmanuel Chidi Namdi,
così si chiamava il 36enne richiedente asilo, è morto dopo un giorno di coma in ospedale. Le sue condizioni erano apparse subito senza speranze. La storia, che ora dopo ora assume sempre di più i contorni di una vicenda di brutale razzismo, arriva dalle Marche. Il nigeriano era ospite da alcuni mesi del seminario arcivescovile di Fermo, insieme ad altri richiedenti asilo provenienti dai paesi dell’Africa centrale. Martedì 5 luglio stava passeggiando in centro accanto a Chimiary, la moglie 24enne. Secondo le prime testimonianze, una volta arrivati in via Veneto, hanno incontrato il gruppetto di tifosi (anche se le ricostruzioni divergono, alcuni parlano di un solo uomo), seduti su una panchina. Questi hanno cominciato a insultare la ragazza, che sarebbe anche stata strattonata, apostrofandola con termini come “scimmia africana”.
Ma alla
reazione del nigeriano, che ha tentato di difendere la compagna, è partito il
pestaggio che ha ridotto l’uomo in fin di vita. Emmanuel è stato colpito più
volte alla testa, con calci e pugni. Ma sembra anche con un paletto divelto
dalla strada. Ed è morto per i colpi riportati nella zona del cervelletto. Accusato
dell’aggressione è un 40enne del posto, un ultras della Fermana, la squadra di
calcio locale. La polizia, che al momento sta conducendo le indagini, lo ha
denunciato a piede libero. Ora però, con la morte del nigeriano, la posizione
del tifoso potrebbe cambiare ed è al vaglio della procura. L’uomo è noto in
città per le idee di destra e per la sua aperta ostilità nei confronti degli
immigrati e delle persone di colore. “Questo signore purtroppo lo conosciamo
bene – racconta al fattoquotidiano.it monsignor Vinicio Albanesi,
presidente della Comunità di Capodarco – chiama ‘scimmia’ tutti gli africani e
non è nuovo alle risse. Ha provocato Emmanuel, che ha cercato di difendere la
sua compagna di vita”. Oggi don Albanesi ospita nel seminario vescovile di
Fermo 124 profughi, tutti uomini in fuga da miseria e violenza. Per Emmanuel e
la sua compagna aveva fatto un’eccezione. “Erano arrivati insieme, a settembre,
dopo aver superato molte difficoltà, e non abbiamo voluto separarli, anche se
qui sono tutti maschi. Non avevano i documenti quindi erano sposati
simbolicamente. Avevo promesso loro che avremmo fatto una grande festa. Non
abbiamo fatto in tempo”. I due richiedenti asilo erano arrivati a Palermo via mare,
portandosi dietro una storia costellata di morti e violenze.....Così l’anno scorso avevano deciso di lasciare la loro casa e la loro
famiglia per trovare una vita migliore. Passando dalla Libia erano
riusciti a raggiungere la Sicilia. Un viaggio difficile e rischioso,
durante il quale la compagna di Emmanuel aveva anche subito un aborto e perso
il secondo figlio. La morte del nigeriano, secondo don Albanesi, non è da
interpretare come un caso isolato. Anzi, apre uno squarcio sul clima di
intolleranza e razzismo che si respira nella città marchigiana. “Nei mesi
scorsi quattro chiese della nostra diocesi sono state prese di mira da ignoti
attentatori, che hanno sistemato ordigni artigianali”. Tutti parroci impegnati
nell’accoglienza dei migranti e nell’aiuto degli ultimi. “Credo che ci sia un
collegamento di qualche tipo, una contiguità, con quello che è successo a
Emmanuel. C’è un brutto clima, fino adesso troppo sottovalutato”.
così si chiamava il 36enne richiedente asilo, è morto dopo un giorno di coma in ospedale. Le sue condizioni erano apparse subito senza speranze. La storia, che ora dopo ora assume sempre di più i contorni di una vicenda di brutale razzismo, arriva dalle Marche. Il nigeriano era ospite da alcuni mesi del seminario arcivescovile di Fermo, insieme ad altri richiedenti asilo provenienti dai paesi dell’Africa centrale. Martedì 5 luglio stava passeggiando in centro accanto a Chimiary, la moglie 24enne. Secondo le prime testimonianze, una volta arrivati in via Veneto, hanno incontrato il gruppetto di tifosi (anche se le ricostruzioni divergono, alcuni parlano di un solo uomo), seduti su una panchina. Questi hanno cominciato a insultare la ragazza, che sarebbe anche stata strattonata, apostrofandola con termini come “scimmia africana”.
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