L’omicida di Emmanuel a piede libero. "In prima fila al comizio di Salvini"
Comunicato di denuncia del CSOA Officina Trenino di Fermo
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato denuncia del CSOA Officina Trenino.
Nel primo pomeriggio del 5 luglio, a Fermo, a pochi passi da Piazza del Popolo,
viene aggredito di fronte alla moglie, Emmanuel, richiedente asilo fuggito dalla Nigeria e dalle persecuzioni di Boko Haram. Il motivo dell’aggressione è evidente: la sua compagna viene chiamata scimmia, l’uomo si volta e inizia l’aggressione, gratuita, verbale infine fisica e devastante.
L’uomo cade a terra sotto reiterati colpi di spranga ed entra subito in coma, ma la violenza continua con calci e pugni, tanto che la parte destra della testa e del corpo di Emmanuel è completamente tumefatta. Il giorno dopo il giovane viene dichiarato clinicamente morto.
Ironia della sorte, fuggito dalle bestie fasciste dell’isis, viene ucciso dalle bestie fasciste indigene: bianche, poco “ariane” ma ben inserite nel contesto sociale della città.
La notizia viene fatta trapelare il giorno successivo, per decisione della struttura in cui la coppia era ospitata, della prefettura e del commissariato, questo per evitare rivolte degli altri richiedenti asilo.
viene aggredito di fronte alla moglie, Emmanuel, richiedente asilo fuggito dalla Nigeria e dalle persecuzioni di Boko Haram. Il motivo dell’aggressione è evidente: la sua compagna viene chiamata scimmia, l’uomo si volta e inizia l’aggressione, gratuita, verbale infine fisica e devastante.
L’uomo cade a terra sotto reiterati colpi di spranga ed entra subito in coma, ma la violenza continua con calci e pugni, tanto che la parte destra della testa e del corpo di Emmanuel è completamente tumefatta. Il giorno dopo il giovane viene dichiarato clinicamente morto.
Ironia della sorte, fuggito dalle bestie fasciste dell’isis, viene ucciso dalle bestie fasciste indigene: bianche, poco “ariane” ma ben inserite nel contesto sociale della città.
La notizia viene fatta trapelare il giorno successivo, per decisione della struttura in cui la coppia era ospitata, della prefettura e del commissariato, questo per evitare rivolte degli altri richiedenti asilo.
Gli assassini sono in due e sono a piede libero:
Uno dei due è legato a doppio filo con l’estrema destra, lo ricordiamo in prima fila al tentativo di comizio di
Matteo Salvini a Porto San Giorgio, lo conosciamo anche come personaggio tollerato negli ambienti della curva fermana. Si sa come vanno le cose oggi, due braccia forti e una voce in più per un coro, fanno sempre comodo, non importa se sei nazista, questa non è più una pregiudiziale, almeno nell’ambiente fermano dello stadio di oggi. La narrazione lo vuole anche sotto il palco lo scorso anno, esultante per l’elezione dell’attuale giunta fermana: in quell’occasione esultarono un pò tutti, sia a destra, sia a sinistra, ma questa è un’altra storia. Dell’altro personaggio nulla si sa, su Fermo in queste ore è scesa una cappa densa di omertà , non ci sono testimoni alle 14,30 in pieno centro.
Quindi i due fenomeni in questione sono tutt’ora incredibilmente a piede libero. Stranezze e barbarie della tranquilla e pacata provincia.
I neofascisti fermani:
L’ambiente neofascista fermano è relativamente giovane, ma perfettamente integrato nel tessuto sociale della città: c’è una sede studentesca a Fermo e forti legami con Ascoli, un manipolo di “bravi” ragazzi utili all’ipocrisia di chi ora si sveglia di colpo e dice che “qui”, queste cose non devono accadere e anzi, non sono mai accadute. Ne siamo sicuri?
Non serve un libro di storia per ricordare Kadar a cui fu spaccata la testa dopo essere stato apostrofato come “sporco negro”, sempre a Fermo e da un gruppo di ultrà; e come dimenticare Mustafà e Avdyl, che furono uccisi dal proprio datore di lavoro, imprenditore fermano, per aver preteso la paga che gli spettava. Senza contare le intimidazioni ai danni di studenti e militanti passate in sordina come ragazzate, mezze risse o come dice oggi il sindaco di Fermo: “frizioni, tensioni e umori tra fazioni che nella nostra città non esistono”.
L’omicidio del 5 Luglio, rappresenta il prodotto di questo atteggiamento di tolleranza verso la xenofobia, uno stomachevole perbenismo verso il razzismo, che ormai non è più il cuore pulsante solo delle zone periferiche metropolitane o dei grandi agglomerati urbani, ora tutto questo appartiene anche alla nostra tranquilla provincia, ora sono qui.
Ma ci siamo anche noi, che lottiamo per restare umani
Matteo Salvini a Porto San Giorgio, lo conosciamo anche come personaggio tollerato negli ambienti della curva fermana. Si sa come vanno le cose oggi, due braccia forti e una voce in più per un coro, fanno sempre comodo, non importa se sei nazista, questa non è più una pregiudiziale, almeno nell’ambiente fermano dello stadio di oggi. La narrazione lo vuole anche sotto il palco lo scorso anno, esultante per l’elezione dell’attuale giunta fermana: in quell’occasione esultarono un pò tutti, sia a destra, sia a sinistra, ma questa è un’altra storia. Dell’altro personaggio nulla si sa, su Fermo in queste ore è scesa una cappa densa di omertà , non ci sono testimoni alle 14,30 in pieno centro.
Quindi i due fenomeni in questione sono tutt’ora incredibilmente a piede libero. Stranezze e barbarie della tranquilla e pacata provincia.
I neofascisti fermani:
L’ambiente neofascista fermano è relativamente giovane, ma perfettamente integrato nel tessuto sociale della città: c’è una sede studentesca a Fermo e forti legami con Ascoli, un manipolo di “bravi” ragazzi utili all’ipocrisia di chi ora si sveglia di colpo e dice che “qui”, queste cose non devono accadere e anzi, non sono mai accadute. Ne siamo sicuri?
Non serve un libro di storia per ricordare Kadar a cui fu spaccata la testa dopo essere stato apostrofato come “sporco negro”, sempre a Fermo e da un gruppo di ultrà; e come dimenticare Mustafà e Avdyl, che furono uccisi dal proprio datore di lavoro, imprenditore fermano, per aver preteso la paga che gli spettava. Senza contare le intimidazioni ai danni di studenti e militanti passate in sordina come ragazzate, mezze risse o come dice oggi il sindaco di Fermo: “frizioni, tensioni e umori tra fazioni che nella nostra città non esistono”.
L’omicidio del 5 Luglio, rappresenta il prodotto di questo atteggiamento di tolleranza verso la xenofobia, uno stomachevole perbenismo verso il razzismo, che ormai non è più il cuore pulsante solo delle zone periferiche metropolitane o dei grandi agglomerati urbani, ora tutto questo appartiene anche alla nostra tranquilla provincia, ora sono qui.
Ma ci siamo anche noi, che lottiamo per restare umani
Melting pot europa
Nessun commento:
Posta un commento