Una sessantina di sudanesi
hanno provato ad attraversare il confine italo-francese per
rivendicare la libertà di movimento ma sono stati arrestati e
picchiati. Ancora oggi in centinaia sono bloccati al confine ligure.
20 aprile 2016
Ventimiglia: notizie dalla
frontiera, tra abusi di potere e resistenza
Nel pomeriggio di lunedì
18 aprile, una sessantina di migranti, bloccati da giorni
a Ventimiglia, si sono incamminati verso la frontiera italo-francese
in segno di protesta, per rompere l’invisibilità imposta
loro dal regime del confine, per denunciare le indegne condizioni di
vita nella città frontaliera italiana, e per rivendicare la libertà
di movimento per tutti. Il primo gruppo, composto da circa 25
persone sudanesi, ha superato la frontiera marciando sui binari,
successivamente sono stati fermati dalla polizia francese con 4 mezzi
blindati antisommossa e due macchine. Al rifiuto da parte dei
migranti di tornare indietro, le forze dell’ordine hanno reagito
con manganellate e scariche elettriche. L’intero gruppo è stato
detenuto dalla Paf (police aux frontières) e due ragazzi sudanesi
sono stati ripetutamente picchiati, tanto che uno di loro è stato
ospedalizzato prima di essere consegnato alla polizia italiana. Anche
altri gruppi di persone in viaggio sono stati intercettati dagli
agenti mentre marciavano verso la frontiera e riaccompagnati a
Ventimiglia. In totale 34 persone senza documenti, tutte
recentemente sbarcate sulle coste italiane, sono state detenute da
lunedì fino al tardo pomeriggio del giorno seguente dalle forze
dell’ordine italiane, che ne hanno prelevato le impronte digitali e
decretato l’espulsione tramite provvedimento di respingimento
differito entro sette giorni. I migranti hanno denunciato abusi
anche da parte delle autorità italiane: cinque persone sono state
malmenate per ottenere forzatamente le impronte, mentre diversi di
loro hanno subito trattamenti estremamente degradanti e violenti,
addirittura con uso di pinze nelle zone genitali.
In un clima di costante
abuso di potere, chi si ribella al vile regime di frontiera per
rivendicare dignità e libertà di movimento, viene represso e punito
in modo brutale. Negli ultimi giorni nella città di Ventimiglia
sono bloccati più di 200 migranti, costretti a bivaccare in
condizioni disumane: si dorme in strada o in spiaggia, senza
coperte, cibo sufficiente né beni di prima di necessità, subendo
vessazioni e violenza quotidiane da parte delle forze
dell’ordine. Quanto successo lunedì è solo l’esito della
linea dura delle autorità italo-francesi il cui scopo principale è
rendere invisibili le persone in viaggio. Già la mattina di Venerdì
16 Aprile, la polizia italiana aveva sgomberato l’area della
stazione, buttando via tutte le coperte e i vestiti e portando in
caserma 9 persone per identificarle e poi dargli il decreto di
espulsione. Una situazione di grave repressione che mira a
“gestire” il “problema migranti” a suon di violenza ed
espulsione, cercando così di silenziare e invisibilizzare chi
viaggia.
“People die on the sea,
freedom of movement to all”; “We are all one, we want dignity”;
“Save us, do not push us back”; alcune delle scritte che
stringevano tra le mani i migranti appena rilasciati. Mentre si
allunga la macabra conta dei morti nel Mediterraneo e si muore per
mani della polizia a Idomeni, a Ventimiglia le persone in viaggio
resistono. La frontiera, come insegna quanto successo a Taranto o
Marsiglia, è ovunque e il prezzo da pagare per la libertà è fatto
di violenze e fogli di espulsione. Il silenzio e la cecità di troppi
non possono impedirci di sentire l’urlo forte di chi vuole la
libertà e la dignità.
NoBorders Ventimiglia
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