Le trivelle entro le dodici
miglia marine – quelle che domani saranno sottoposte a referendum – sono vecchie
e usurate. E per metà sono ferme: non estraggono gas né petrolio dai fondali
italiani. Un dossier del Wwf rivela che su 88 piattaforme esistenti sopra il
mare piatto della Romagna o quello profondo davanti a Porto Empedocle 39 sono
inattive. Alcune da mesi, altre da anni. Il lavoro, giù trasformato in un “instant
book”, individua otto impianti “non operativi” e trentuno “non eroganti”. I primi
otto sono tutti dell’Eni: sette estraggono gas e uno -l’Ombrina mare 2 davanti
a Ortona, in Abruzzo – petrolio. La piattaforma Giulia 1, in Romagna, pesca
diciassette metri sotto ed è vecchia di 36 anni. Ma ci sono trivelle dismesse
che hanno solo dieci anni di vita (la concessione europea ne dura trenta) e che
l’Ente nazionale idrocarburi ha deciso per ragioni economiche o di esaurimento
del giacimento di non utilizzare più. Il Wwf sostiene che queste piattaforme,
rischiose
per la navigazione e deleterie per il paesaggio, andrebbero smantellate subito.
per la navigazione e deleterie per il paesaggio, andrebbero smantellate subito.
Ci sono, poi, gli impianti “non eroganti”,
definizione del ministero dello Sviluppo economico. Trentuno. Quindici dell’Eni,
i sette intorno a Pesaro dell’Adriatica idrocarburi, i sei in Abruzzo di
Edison, tre sono della Ionica Gas, al largo del porto di Crotone. Sono fermi –
formalmente – per manutenzione. In alcuni casi, però, il “controllo e
ripristino” dura da anni. L’ipotesi del Wwf è questa: “Diverse piattaforme
etichettate come non eroganti in realtà hanno cessato la produzione, ma le aziende
estrattive non lo dichiarano per evitare i costi per la loro demolizione e il
ripristino dello tato dei luoghi, abbiamo chiesto un’indagine al ministero”. Tra
queste, le sette piattaforme romagnole sono le più grandi: estraggono da
cinquanta pozzi sottomarini. La “Porto Corsini Mwa”, costruita nel 1968, è a
soli sette chilometri dalla costa. Quasi metà delle strutture (42) ha più di trent’anni
di vita.
Gaetano Benedetto, direttore
generale del Wwf: “Altroché rinnovare concessioni. Il governo smantelli le
piattaforme improduttive. Sono diventati relitti di produzioni inquinanti che
rischiano di collassare nel nostro mare”.
La Repubblica 16 aprile 2016
Nessun commento:
Posta un commento