I vari incontri al Mise in queste settimane non portano nulla di buono agli operai delle mille vertenze dall’Eni di Gela, alla ex Fiat di Termini Imerese, all’Almaviva…
Per Gela facciamo
parlare il più “arrabbiato” attualmente, e cioè, il presidente della Regione
Crocetta che a Gela, la sua città, si gioca sempre buona parte della campagna
elettorale, e infatti, come dicono i giornali, “è polemico” con l’Eni, perché durante
l’incontro che si è svolto il 19 scorso a Roma, presso il Ministero dello
Sviluppo Economico, l’Eni da un lato “ha confermato che il Programma di
rilancio delle attività industriali in Sicilia prosegue come previsto e che gli
impegni assunti continuano a essere rispettati.” Mentre gli operai sono di
fatto fermi e in attesa della riconversione. Ma l’Eni le ha sparate ancora più
grosse: "Per quanto concerne la situazione occupazionale complessiva
dell'indotto - continua Eni - per il 2016 si prevede un impiego
medio di 1.255 risorse, con un picco di 1.400 unità, rispetto alle 1.200 previste nel Protocollo. Gli studi di fattibilità nei settori della chimica verde e del gas naturale (GNL/CNG) sono stati completati…” già che c’era l’Eni ha fatto la sua parte nel sostenere il governo sull’Alternanza Scuola/Lavoro: “…Eni sta collaborando con l'Amministrazione Comunale di Gela e con gli Istituti scolastici superiori locali per un progetto pilota volto ad arricchire la formazione degli studenti, nell'ambito dell'iniziativa Alternanza Scuola/Lavoro, che sarà avviato nel mese di maggio.” Terminando questo panegirico con affermazioni trionfalistiche: “In conclusione, gli impegni e le ulteriori iniziative del Protocollo già intraprese o in corso di elaborazione sottolineano l'attenzione di Eni nel considerare Gela al centro del sistema industriale della Sicilia". (Quale sarebbe il “sistema industriale della Sicilia”?)
medio di 1.255 risorse, con un picco di 1.400 unità, rispetto alle 1.200 previste nel Protocollo. Gli studi di fattibilità nei settori della chimica verde e del gas naturale (GNL/CNG) sono stati completati…” già che c’era l’Eni ha fatto la sua parte nel sostenere il governo sull’Alternanza Scuola/Lavoro: “…Eni sta collaborando con l'Amministrazione Comunale di Gela e con gli Istituti scolastici superiori locali per un progetto pilota volto ad arricchire la formazione degli studenti, nell'ambito dell'iniziativa Alternanza Scuola/Lavoro, che sarà avviato nel mese di maggio.” Terminando questo panegirico con affermazioni trionfalistiche: “In conclusione, gli impegni e le ulteriori iniziative del Protocollo già intraprese o in corso di elaborazione sottolineano l'attenzione di Eni nel considerare Gela al centro del sistema industriale della Sicilia". (Quale sarebbe il “sistema industriale della Sicilia”?)
Abbiamo
detto che a parte qualche centinaio di operai, gli altri di fatto sono ancora
fermi, e non solo quelli dell’indotto industriale Eni, ma adesso anche quelli
della mensa e delle pulizie. Quanto ci sia di chiacchiera in tutto questo lo
spiega lo stesso Crocetta: "occorre cominciare subito, il progetto di riconversione e di
investimenti è già in ritardo ed è inaccettabile per una città, Gela, che si
trova in una condizione di disperazione sociale". "L'Eni è stata troppo frettolosa ad
abbandonare il territorio - sostiene il governatore - sapeva bene che il processo di riconversione sarebbe stato lento e
doveva operare in modo diverso".
A portare l’Eni a questi
atteggiamenti anche da ricatto, è il fatto che il prossimo 9 giugno il
Consiglio di Stato dovrà esprimersi su un ricorso presentato da una serie di
associazioni ambientaliste e da alcune amministrazioni comunali, soprattutto
del ragusano, contro il progetto “Off-shore ibleo, un programma d’investimenti
in mare che ricomprende anche la piattaforma Prezioso K.”. Così dice Crocetta: "L'Eni
non può assolutamente legare gli investimenti per la riconversione green della
raffineria di Gela agli esiti dei ricorsi al Consiglio di Stato presentati dai
comuni di Scicli, Licata, Palma di Montechiaro e Sciacca…” Ai dirigenti
dell’Eni non piacciono i controlli! È per questo che erano stracontenti quando
il loro piano di nuovi investimenti nella raffineria “verde” non è stato
sottoposto all’autorizzazione sull’impatto ambientale! E adesso ribadiscono “niente
piattaforma senza un verdetto definitivo dal Consiglio di stato.”
Nel frattempo per gli operai non ci
sono nemmeno i fondi per la cassa integrazione…
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