A conclusione del terzo capitolo del libro di Lenin, prima di procedere, ne riportiamo una breve sintesi, per focalizzare i concetti essenziali.
L'oligarchia finanziaria, ovvero la banda associata dei potenti predoni che sono in possesso di grandi masse di capitale, assume il posto di dominio. L'oligarchia finanziaria trasforma a suo vantaggio il sistema delle società per azioni.
Un gran numero di azioni della società viene messo in vendita, possibilmente al piccolo risparmiatore, affinchè le azioni si disperdano in migliaia di mani. Piccoli e insignificanti, all'oscuro di tutto, la massa degli azionisti non può partecipare alle riunioni della società. In questo modo tutte le decisioni vengono prese da chi possiede una percentuale di azioni tale da rendere impossibile ad altri azionisti di formare un pacchetto azionario superiore a quello del vero padrone.
L'oligarchia finanziaria manovra così, impiega i suoi capitali per detenere il pacchetto di comando della grande società per azioni (ai tempi nostri a volte basta il possesso di un 10% delle azioni complessive). In tal modo l'oligarchia finanziaria può disporre a suo piacere del capitale di tutti gli azionisti.
Possedendo il controllo della grande società per azioni, l'oligarchia finanziaria fa diventare questa società la società madre di tutto un processo di partecipazioni azionarie in altre società, creando la catena della società madre, della società figlia, della società nipote, e così via. In questo modo l'oligarchia finanziaria realizza il controllo su un numero infinito di società per azioni, ed estende il suo dominio a tutto il mercato e a tutta la produzione.
L'aspetto caratteristico dell'oligarchia finanziaria è quello di essere un capitale usuraio di proporzioni gigantesche. Essa realizza enormi guadagni, anche boicottando lo sviluppo produttivo (per esempio con la speculazione fondiaria ed edilizia, che distrugge l'agricoltura senza sostituirvi nulla e che distorce lo sviluppo della città a suo piacimento; oppure manovrando nella Borsa e realizzando la speculazione azionaria).
Inoltre l'oligarchia finanziaria impone il suo dominio a tutta la società. I funzionari statali vengono corrotti, e generalmente diventano prezzolati dai potenti finanzieri che sottopongono gli uffici statali alle loro speculazioni (ad esempio con la concessione in appalto di opere pubbliche spesso inutili, o che vengono realizzate a prezzi incredibili e finite in modo canagliesco).
Per tutte queste ragioni si può dire che l'imperialismo è lo stadio in cui il capitale stacca-come scrive Lenin ne L'imperialismo - "il possesso del capitale dall'impiego del medesimo nella produzione", stacca il "capitale liquido dal capitale industriale o produttivo... L'imperialismo, vale a dire l'egemonia del capitale finanziario, è quello stadio supremo del capitalismo, in cui tale separazione raggiunge dimensioni enormi", e i profitti del capitale assumono in modo accentuato un carattere parassitario che opprime e contraddice lo sviluppo sociale.
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