La presentazione si è fatta nella
Libreria “Oltre le righe”, promossa da lavoratori della
Confederazione Cobas.
La presentazione è stata, per il tempo
a disposizione, dati gli impegni di lotta dei lavoratori presenti,
concentrata ma molto sentita, attenta.
I compagni di Taranto autori del libro
hanno posto subito al centro l'interesse per la classe, per i
lavoratori, per le forze impegnate nel rapporto
lavoro/salute/ambiente che la vicenda Ilva viene ad assolvere, come
scenario generale dell'attuale livello della contraddizione del
sistema del capitale e della dinamica dei rapporti di forza nella
classe, nel movimento sindacale e politico.
Questo è stato fatto attraverso il
racconto sommario degli eventi riassunti dal libro, per dare a tutti
i compagni presenti il quadro, dal di dentro, dello svolgimento di
questi eventi, contro le deformazioni, semplificazioni dei mass media
borghesi, ma anche degli strumenti di comunicazione, informazione
della sinistra e del movimento.
Nell'esposizione è stata posto al
centro il ruolo che gli operai Ilva hanno svolto in tutta questa
vicenda, le loro contraddizioni e difficoltà, il loro livello di
lotta, ma anche, a volte, soprattutto all'inizio del 2012, la
confusione nella loro fila. Ma soprattutto affermando, attraverso i
fatti che ci sono stati nei due anni 2012-2013, ma anche in tutti gli
anni precedenti che gli operai, considerati quasi dei fantasmi, o
peggio colpevolizzati, hanno sempre lottato per la sicurezza e la
salute, essendo i primi a subire le conseguenze dell'inquinamento di
Riva – e dei due anni il libro descrive le rivolte del luglio 2012,
del novembre, con l'invasione e occupazione dell'Ilva del 27 novembre
2012, poi i duri presidi del gennaio 2013, ecc.
Si è prestata attenzione inoltre alle
posizioni delle forze in campo. I sindacati confederali sempre
complici del padrone negli anni di Riva e oggi del governo e della
gestione commissariale di esso.
La forza e limiti della ribellione al
sindacalismo confederale in fabbrica, rappresentata oltre che dalle
forze del sindacalismo di classe, dall'esplosione degli operai
'liberi e pensanti' che hanno interpretato questa ribellione alle
OO.SS., ma l'hanno poi pilotata verso una deriva
civico-sanitaria-ambientalista, che ha portato all'abbandono della
fabbrica e della classe e che ha molto pesato alla fine nella
continuità del movimento e nell'orientamento di esso verso l'unità
tra operai e “popolo inquinato”, che avrebbe avuto, ed ha, la
forza di contrastare causa ed effetti della devastazione del 'caso
Taranto', non lasciando sul campo solo il maxi processo e il lamento e
il dolore per i morti, e l'immagine di una città martoriata e
perdente.
Il dibattito, rapido per i tempi, che è
seguito, ha visto interventi dei lavoratori presenti, che da un lato
hanno segnalato l'interesse a conoscere dal di dentro quello che era
successo nella privatizzazione dell'Italsider nel passaggio a Riva,
del perchè vi è stata una contrapposizione tra salute e lavoro;
hanno sottolineato le potenzialità importanti della questione Ilva,
la più grande concentrazione operaia del paese, che, quindi, ha un
influenza generale nella trattazione di questi problemi su scala
nazionale.
Un compagno della Piaggio è
intervenuto, considerando centrato il titolo del libro “La
tempesta perfetta” che riassume la questione delle contraddizioni
che troviamo nel capitalismo in generale, chiedendo e sottolineando
che cosa ci possono insegnare questi due anni come classe lavoratrice
sul terreno della lotta contro lo sfruttamento e l'attacco alla
salute nel quadro più generale dello sviluppo della lotta di classe
in Italia. E la prima questione che, ha sottolineato il compagno, ci
possono insegnare è quanto sia dannosa la poca unità di classe, la
frammentazione all'interno dello stabilimento e la mancanza di idee
chiare; e come queste cose indeboliscano la classe e impediscano di
dare forza alla loro lotta.
Facendo riferimento al racconto che i
compagni avevano fatto, che segnalava anche come fosse un elemento di
confusione e danno la linea “senza bandiere”, il compagno della
Piaggio segnalava, inoltre, come questa posizione, questa “moda”
si va diffondendo anche nelle lotte sul territorio a Pisa e in
Toscana in genere, rendendole confuse, ghettizzate, diffondendo una
linea qualunquista sfociante nel sostituire alla centralità della
classe la centralità equivoca dei “cittadini”.
Nelle conclusioni si è detto che
questo dibattito è appena cominciato. Il libro serve ad svilupparlo
a partire da una vicenda concreta e importante che il movimento
sindacale di base e di classe, i lavoratori devono approfondire.
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