La
presentazione a Milano è stata fatta nel neonato punto libreria
“Metropolis” all'interno del centro sociale Transiti.
Ad essa ha
partecipato un gruppo di compagni e compagne di diversa provenienza,
il presidente del Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di
lavoro e nel territorio, lavoratori della sanità, della scuola,
attiviste del movimento delle donne, compagni di sindacati di base,
una intellettuale impegnata sui diversi fronti e compagni del CS
Transiti.
Prima dell'inizio della assemblea, una bella sorpresa. Alcuni migranti, che seguono l'insegnamento dell'italiano fatto dalle compagne dei "Transiti", si stavano esercitando leggendo un testo sulla situazione dell'Ilva di Taranto, che poi i compagni del CS ci hanno dato - lo riportiamo in coda a questo articolo.
Nella
presentazione si è posta al centro la storia della lotta a Taranto
nei due anni caldi, è stato detto che Taranto è stata una città
viva e non morente, come invece veniva descritta dalla stampa
borghese, dalla televisione e anche da alcune anime del movimento. E'
stata raccontata la Taranto che ha cercato di contrastare la guerra
di padron Riva alla magistratura, all'insieme del movimento contro il
disastro ambientale e ai settori di operai che non ci stavano ad
essere “burattini” dell'azienda.
La
cronaca si è intrecciata con l'esame di fatti e concezioni che
riguardano non solo una delle tante vicende del nostro paese di lotta
e contrapposizione su lavoro e salute, ma la più grande fabbrica del
nostro paese e una delle più importanti del mondo, manifestazione e
concentrato di tutte le contraddizioni prodotte dal capitalismo nella
sua fase attuale.
Il
libro, è stato detto, chiarisce alcune ambiguità, equivoci – vedi
posizioni e traiettoria del Liberi e pensanti.
E'
stato mostrato in che maniera la città è stata toccata dal disastro
ambientale, la metafora del cimitero, dove vengono seppelliti i morti
operai e delle famiglie colpite dalle malattie, ma nel quale anche i
lavoratori cimiteriali vengono colpiti quotidianamente nel loro posto
di lavoro che sta nel cuore del quartiere Tamburi contiguo ai parchi
minerali.
Del
libro sono state illustrate anche le parti che hanno riguardato i
documenti allegati che mostrano come l'inchiesta giudiziaria sia non
solo un processo alla famiglia Riva e ai suoi agenti diretti in
fabbrica ma all'intero sistema di faccendieri, politici,
rappresentanti delle Istituzioni, organi di controllo, fino ad
arrivare alla Chiesa, alla Digos; mostrando come tutto il sistema del
capitale sia entrato in campo per sostenere l'azione di padron Riva e
come questo sistema, peraltro, sia restato in campo, concentrato
nell'azione del governo e dei suoi decreti, per contrastare sia
l'inchiesta della magistratura sia la montante rivolta senza
direzione dei due anni caldi che il libro descrive.
La
presentazione è stata accolta con estrema attenzione ed è servita
ad attualizzare e interessare tutti i presenti a questa battaglia di
rilievo nazionale e internazionale che non è certo finita, ma
pienamente in corso e si appresta a nuovi nodi e svolte della lotta
di classe e dell'organizzazione di classe a Taranto, piene di
insegnamenti anche a livello nazionale.
L'intervento
più significativo nel dibattito è stato fatto da Michele Michelino
del Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel
territorio, che è partito dall'affermazione che è giusto dire:
“nocivo è il capitale e non la fabbrica”, ma bisogna chiarire
che tutte le articolazioni del capitale diventano “nocive” e che
quindi le stesse fabbriche se fanno profitto vanno bene, altrimenti
vengono chiuse, spostate secondo la stessa logica del massimo
profitto.
Ha
rilevato come sia importante parlare della lotta all'Ilva perchè è
nella lotta che si capisce chi sono gli amici e i nemici, e in questo
bisogna partire dai lavoratori e capire che il nemico è il capitale.
Parlando
poi della lotta operaia sul terreno della salute, ha aggiunto che già
negli anni '70 è stato chiaro che morivano, si ammalavano prima di
tutto gli operai e sono stati proprio gli operai a mettere al primo
posto la lotta per la salute, come alla Breda e altre fabbriche di
Sesto S. Giovanni. E' chiaro che si tratta di lotte contro gli
effetti attraverso cui si deve mettere via via in discussione la
causa. Ha, quindi, voluto segnalare che, per quanto si può capire, i
“Liberi e pensanti” hanno fatto del male ma anche del bene
mettendo al centro al questione della nocività verso tutta la
popolazione della città.
Ha
concluso dicendo che presentare il libro e leggerlo con interesse è
uno stimolo per i compagni, per raccogliere le forze. E su questo
anche le lotte piccole possono dare insegnamenti, un contributo a
questo lavoro, che domanda organizzazione di classe, partito di
classe.
In
una replica, gli autori del libro hanno segnalato come il libro non
liquida i 'Liberi e pensanti', anzi ne mette in rilievo il ruolo
importante e determinante avuto in alcune fasi di questa battaglia,
dalla contestazione del 2 agosto dell'Apecar alla chiamata intorno a
sé della città e di tutti i colpiti dalle morti da inquinamento,
alla sensibilizzazione e attivazione di un arcipelago che non ha
riguardato solo gli ambientalisti, ma anche medici, tecnici, artisti.
Quello che il libro fa è però mostrare come le idee cristallizzate,
posizioni idealistiche antistoriche, il ritorno ad un passato fatto
di pesca, turismo, agricoltura, o addirittura all'antica civiltà
della Magna Grecia, rappresentano posizioni che hanno via via
disperso e disgregato le energie del movimento nei quartieri e nella
città e soprattutto indebolito la lotta di classe e il ruolo degli
operai in fabbrica per contrastare non solo il padrone, ma il potere
dei sindacati confederali, le idee aziendaliste filo padronali,
presenti senz'altro in diversi settori di operai.
Le
teorie dei “cittadini e non operai”, dei “senza bandiera”,
degli operai che si dovevano quasi colpevolizzare per i danni
ambientali prodotti, sono divenute via via posizioni cristallizzate
contro la lotta degli operai e soprattutto contro l'unità tra operai
e masse proletarie della città.
In
sede di conclusione sono stati posti altri due problemi: l'importanza
del processo che riapre il 17 maggio e l'internità dell'Ilva al
conflitto interimperialista intorno alla contesa nel mercato mondiale
sull'acciaio, che tocca direttamente non solo l'Italia e l'Europa, ma
anche la contesa economica tra Usa e Cina, la presenza di paesi
emergenti, come Brasile, India, ecc.
IL TESTO LETTO DAI MIGRANTI
"L'Ilva di Taranto è un impianto siderurgico privato, è uno dei più grandi d'Europa, ha una superficie di 15.450.000 metri quadrati. Produce l'acciaio a partire dal ferro.
Questo impianto è stato costruito nel 1961 a Taranto perchè questa città ha un territorio pianeggiante, perchè è vicina al mare e per la disponibilità di manodopera qualificata.
Ma l'impianto si trova vicino al quartiere Tamburi, dove abitano molte persone (circa 18.000). Questo è un problema perchè le fabbriche che lavorano l'acciaio inquinano l'aria con molte sostanze tossiche.
Nel 2012 la Procura di Taranto ha accusato i proprietari dell'Ilva di aver inquinato l'ambiente e di non aver protetto i lavoratori dalle sostanze tossiche. Così gli operai che lavorano all'Ilva hanno respirato per anni queste sostanze.
Infatti è stato calcolato che siano morte migliaia di persone a causa dell'inquinamento dell'aria, soprattutto per malattie al cuore o respiratorie e tumori; migliaia di altre persone, 26.999. tra cui bambini, sono state ricoverate in ospedale.
In seguito il governo ha previsto dei fondi per cercare di rendere la città di Taranto un luogo dove gli abitanti possano vivere in modo sano e dove la popolazione non dovesse morire a causa di malattie provocate dall'inquinamento.
Il giorno dopo la Procura ha chiuso una parte della fabbrica e ha arrestato i proprietari dell'impianto, perchè hanno continuato ad inquinare anche se lo sapevano, per la logica del profitto, senza rispettare alcuna regola di sicurezza.
Nell'autunno del 2012 sono stati fatti i primi lavori per cercare di diminuire la fuoruscita di sostanze tossiche nell'aria: hanno chiuso dei forni dove il ferro veniva fuso e hanno spruzzato acqua sui materiali che emettevano nell'aria polvere tossica...
Nel 2013 la Commissione europea ha accusato il governo italiano di non aver fatto rispettare le norma sull'inquinamento nel caso dell'Ilva di Taranto.
Nel 2014 è iniziato un processo contro 54 persone: proprietari dell'Ilva, direttori e collaboratori. Sono accusati di aver inquinato l'ambiente e di non aver protetto la salute dei lavoratori e degli abitanti di Taranto.
Questo processo è stato interrotto nel 2015 a causa di un vizio di forma, cioè un errore non molto grave che è stato trovato nei documenti, e che però ha fermato tutto il processo.
A maggio del 2016 il processo dell'Ilva di Taranto ricomincerà".
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