giovedì 11 febbraio 2016

pc 11 febbraio - PER UN APPELLO: CONTRO L'HOTSPOT A TARANTO PREPARIAMO UNA MANIFESTAZIONE DEI MIGRANTI, ASSOCIAZIONI E FORZE ANTIRAZZISTE PER MARZO - un utile documento dell'Asgi

Dopo la Sicilia, Taranto sarà la prossima sede degli hotspot, mentre già nel silenzio sono in atto pratiche di respingimenti dei migranti che anticipano quelle degli hotspot.
Questo è un fatto molto grave, che deve trovare al più presto a Taranto un'opposizione e una mobilitazione dei migranti, degli antirazzisti, degli antimperialisti e tutti i sinceri democratici, associazioni che vogliono effettivamente assistere e non speculare sui migranti.
La creazione dell'hotspot a Taranto trasformerebbe una situazione di accoglienza, convivenza in una situazione di creazione ad arte, per i soli interessi economico-politici dell'imperialismo italiano, in collusione e/o contesa, con gli altri paesi imperialisti europei, di forti contrasti, repressione, caccia all'immigrato, con l'inevitabile crezione di un humus razzista. I migranti sarebbero ricacciati, rinchiusi come criminali nei nuovi o riaperti CIE prima di essere rispediti nei paesi da cui sono scappati; mentre coloro che sono già sul nostro territorio da mesi e anche anni (es. i migranti del Bel Sit) e in attesa del diritto di asilo, sarebbero trasformati da un giorno all'altro in "clandestini", con tutta la vergognosa situazione sociale che ne deriva, e senza più l'attuale assistenza nei centri di accoglienza.
Contro questo, prima che si avvii la creazione a Taranto dell'Hotspot è necessario mobilitarci.
Rispetto a questa necessaria mobilitazione i migranti sono la prima fila e non "l'ultima", con una falsa e sbagliata idea di "protezione".
Abbiamo visto anche nei mesi scorsi che la lotta in prima persona dei migranti del Bel sit, una bella, forte, orgogliosa lotta che ha fatto conoscere a parte della città chi sono i migranti al di là di pregiudizi stupidi e fomentati, è stata la via giusta e decisiva per ottenere il documento di identità. I migranti, con l'aiuto e l'organizzazione dello Slai cobas per il sindacato di classe si sono uniti, si sono autorganizzati, hanno deciso tutti i passaggi della lotta, E HANNO VINTO!
Oggi in scala più grande occorre riprendere questo tipo di mobilitazione. I migranti non devono delegare, nè hanno bisogno di "italiani che li proteggono", ma hanno bisogno di antirazzisti, antimperialisti, associazioni, sindacati di base che li sostengano, che stiano al loro fianco, che si mettano in gioco contro lo Stato, il governo, la polizia. Altrimenti con tutte le buone intenzioni, gratta gratta dietro "il compagno", l"antirazzista", il "democratico" italiano appare un'altra forma sia pur nobile di sottile razzismo imperialista, da cui nessuno si può dire "vaccinato".
Chiaramente una mobilitazione oggi, sulla questione hotspot a Taranto richiede una unità più larga dei migranti, possibilmente della maggioranza dei migranti esistenti in città e provincia nelle varie strutture di accoglienza, e le associazioni sincere devono favorire questa unità. MA OCCORRE COMINCIARE, altrimenti può essere troppo tardi.

Proponiamo, in conclusione, di costruire per marzo una manifestazione, sulle parole d'ordini: "NO HOTSPOT", "RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO D'ASILO A TUTTI I MIGRANTI, INDIPENDENTEMENTE DALLA NAZIONALITA'".

Riportiamo stralci di un lungo importante e utile documento fatto dall'Asgi, diffuso nell'assemblea di venerdì 5 febbraio, di presentazione del libro dell'Asgi Puglia: "Il diritto d'asilo tra accoglienza ed esclusione".

"...La Puglia come laboratorio ove sperimentare e testare nuove procedure 
A Taranto le espulsioni e i respingimenti al momento dello sbarco stanno assumendo le dimensioni di
un fenomeno sempre più preoccupante. L’ultima volta è accaduto il 7 dicembre scorso, quando sono arrivate più di 600 persone a seguito di diverse operazioni di salvataggio in mare ed i migranti sono stati suddivisi in vari gruppi accedendo a procedure diversificate: un caso che ben si presta a rappresentare il paradigma del diritto d’asilo oggi in Italia in tutte le fasi della procedura. Dalle informazioni raccolte la suddivisione è avvenuta in base alla sola nazionalità in violazione di tutte le norme che regolano il diritto soggettivo all’asilo. Ai migranti, appena giunti, è stato distribuito un “foglio notizie”, senza aver ricevuto alcuna informativa, senza la presenza di mediatori linguisticoculturali e senza alcuna considerazione della condizione di stress psico-fisico per le difficoltà patite durante il percorso migratorio e il viaggio. Il “foglio notizie” è servito, con modalità che hanno approfittato dello stato di confusione e dell’evidente condizione di soggezione, a selezionare i migranti definiti “economici” e a distinguerli dai potenziali richiedenti protezione internazionale, con notifica di un provvedimento di respingimento. Dunque, nessuna reale informativa sulla possibilità di richiedere protezione internazionale...
Un gruppo di nazionalità nigeriana è stato immediatamente trasferito nei Cie di Bari e Restinco (Br), mentre circa 150 persone provenienti dall’area del Maghreb sono state rilasciate sul territorio con un provvedimento di respingimento differito e l’intimazione a lasciare l’Italia entro sette giorni e, di fatto, condannati ad una condizione di irregolarità non avendo neanche la reale possibilità di eseguire l’eventuale allontanamento dall’Italia. Nel Cie di Bari è avvenuta la nota violazione nell’esercizio del diritto di difesa e solo con estrema difficoltà i richiedenti hanno potuto formalizzare la loro richiesta d’asilo. I richiedenti nigeriani, dopo essere stati rilasciati, non hanno avuto accesso ad alcuna forma di accoglienza, tuttora negata, usufruendo solo di servizi a bassa soglia per senza fissa dimora. L’assenza di prima accoglienza per i richiedenti “non soccorsi in mare”, non è purtroppo un episodio isolato a Bari: infatti tutti i migranti che riescono con molta difficoltà a formalizzare la richiesta di asilo presso la questura, non accedono ad alcuna accoglienza perché nel Cara di Bari, nuovo Hub regionale, fanno ingresso solo i migranti trasferiti dalle zone di sbarco per essere relocati...
Tutti i richiedenti asilo hanno diritto alla prima accoglienza, l’arbitraria distinzione tra inesistenti categorie sta creando un’ulteriore situazione di emergenza, soprattutto nelle regioni frontaliere... Quello che sta avvenendo è solo un’anticipazione degli hotspot anche dove non ancora formalmente istituiti.
La procedura “Hotspot”
Gli hotspot sono strutture previste per identificare e fotosegnalare i migranti (con trattenimento senza alcun provvedimento e con il probabile uso della forza per le impronte digitali come chiede l’UE), non previste o legittimate da alcuna norma comunitaria e nazionale, ma in realtà un vero e proprio metodo che prescinde da un luogo fisico come dimostra quanto accaduto a Taranto nel corso dell’ultimo anno e che viola il diritto d’asilo. Gli hotspot costituiscono in realtà la procedura di selezione e distinzione tra chi ha il diritto di chiedere asilo e i “migranti economici” da trattenere nei Cie, da rimpatriare o da rilasciare con l’intimazione ad abbandonare l’Italia entro sette giorni. La procedura hotspot è il cuore della nuova politica restrittiva in materia di un già debole diritto d’asilo, vero centro delle disposizioni europee che ruotano intorno alla “relocation” in altri paesi europei di richiedenti asilo con specifiche nazionalità, operazione sulla quale si è costruita una propaganda che non è però supportata da altrettanti dati reali. Le indicazioni europee sono state recepite dalla Road Map italiana che è un documento politico privo di alcuna base giuridica. Ci troviamo di fronte ad una serie di violazioni con il preciso scopo di escludere e selezionare il più possibile, la “procedura hotspot” è illegittima in tutte le sue fasi sul piano delle norme ed è lesiva dei diritti delle persone... I respingimenti collettivi sono contrari alle norme europee e l’Italia è stata già condannata dalla CEDU. I provvedimenti di respingimento seppure redatti separatamente, sono documenti standardizzati e identici con l’unica differenza dei dati personali, la mancanza assoluta di qualunque motivazione o informazione individuale, nessun riferimento alla situazione personale e dunque nessuna prova che siano avvenuti colloqui individuali. Gruppi di persone aventi la stessa nazionalità, senza una valutazione reale e differenziata della propria situazione personale vengono respinti. Il meccanismo che si sta delineando è quello della “fabbrica dell’irregolarità”, la costruzione di un bacino di migranti “irregolari per forza”. I respingimenti collettivi, il mancato accesso alla procedura sia nei cosiddetti hotspot o nei luoghi di sbarco e sia nelle questure, la mancata accoglienza e dunque la negazione di qualunque percorso per la costruzione di un progetto individuale in autonomia, il restringimento stesso del riconoscimento della protezione da parte delle Commissioni Territoriali persino in presenza di condizioni e/o categorie vulnerabili quali minori soli e vittime di tratta, dimostrano che la direzione è quella di un diritto selettivo che non considera né l’evoluzione delle migrazioni forzate, né lo scenario internazionale attuale e quello prossimo, i conflitti in corso e quelli che si stanno delineando, né le vulnerabilità. L’unica prospettiva immaginabile è una schiera di persone condannate all’irregolarità nell’immediato o nel breve periodo, persone facilmente ricattabili a fronte di una precarietà esistenziale e dunque probabili vittime di sfruttamento sessuale e /o lavorativo che andranno ad alimentare i cosiddetti “ghetti” nelle campagne e in città..".

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