Dopo la Sicilia, Taranto sarà la prossima sede degli hotspot, mentre
già nel silenzio sono in atto pratiche di respingimenti dei migranti che
anticipano quelle degli hotspot.
Questo è un fatto molto grave,
che deve trovare al più presto a Taranto un'opposizione e una
mobilitazione dei migranti, degli antirazzisti, degli antimperialisti e
tutti i sinceri democratici, associazioni che vogliono effettivamente
assistere e non speculare sui migranti.
La creazione dell'hotspot a
Taranto trasformerebbe una situazione di accoglienza, convivenza in una
situazione di creazione ad arte, per i soli interessi
economico-politici dell'imperialismo italiano, in collusione e/o
contesa, con gli altri paesi imperialisti europei, di forti contrasti,
repressione, caccia all'immigrato, con l'inevitabile crezione di un
humus razzista. I migranti sarebbero ricacciati, rinchiusi come
criminali nei nuovi o riaperti CIE prima di essere rispediti nei paesi
da cui sono scappati; mentre coloro che sono già sul nostro territorio
da mesi e anche anni (es. i migranti del Bel Sit) e in attesa del
diritto di asilo, sarebbero trasformati da un giorno all'altro in
"clandestini", con tutta la vergognosa situazione sociale che ne deriva,
e senza più l'attuale assistenza nei centri di accoglienza.
Contro questo, prima che si avvii la creazione a Taranto dell'Hotspot è necessario mobilitarci.
Rispetto
a questa necessaria mobilitazione i migranti sono la prima fila e non
"l'ultima", con una falsa e sbagliata idea di "protezione".
Abbiamo
visto anche nei mesi scorsi che la lotta in prima persona dei migranti
del Bel sit, una bella, forte, orgogliosa lotta che ha fatto conoscere a
parte della città chi sono i migranti al di là di pregiudizi stupidi e
fomentati, è stata la via giusta e decisiva per ottenere il documento di
identità. I migranti, con l'aiuto e l'organizzazione dello Slai cobas
per il sindacato di classe si sono uniti, si sono autorganizzati, hanno
deciso tutti i passaggi della lotta, E HANNO VINTO!
Oggi in scala
più grande occorre riprendere questo tipo di mobilitazione. I migranti
non devono delegare, nè hanno bisogno di "italiani che li proteggono",
ma hanno bisogno di antirazzisti, antimperialisti, associazioni,
sindacati di base che li sostengano, che stiano al loro fianco, che si
mettano in gioco contro lo Stato, il governo, la polizia. Altrimenti con
tutte le buone intenzioni, gratta gratta dietro "il compagno",
l"antirazzista", il "democratico" italiano appare un'altra forma sia pur
nobile di sottile razzismo imperialista, da cui nessuno si può dire
"vaccinato".
Chiaramente una mobilitazione oggi, sulla questione
hotspot a Taranto richiede una unità più larga dei migranti,
possibilmente della maggioranza dei migranti esistenti in città e
provincia nelle varie strutture di accoglienza, e le associazioni
sincere devono favorire questa unità. MA OCCORRE COMINCIARE, altrimenti
può essere troppo tardi.
Proponiamo, in conclusione, di costruire per marzo una
manifestazione, sulle parole d'ordini: "NO HOTSPOT", "RICONOSCIMENTO DEL
DIRITTO D'ASILO A TUTTI I MIGRANTI, INDIPENDENTEMENTE DALLA
NAZIONALITA'".
Riportiamo
stralci di un lungo importante e utile documento fatto dall'Asgi,
diffuso nell'assemblea di venerdì 5 febbraio, di presentazione del libro
dell'Asgi Puglia: "Il diritto d'asilo tra accoglienza ed esclusione".
"...La Puglia come laboratorio ove sperimentare e testare nuove procedure
A Taranto le espulsioni e i respingimenti al momento dello sbarco stanno assumendo le dimensioni di
un fenomeno sempre più preoccupante. L’ultima volta è accaduto il 7 dicembre scorso, quando sono
arrivate più di 600 persone a seguito di diverse operazioni di salvataggio in mare ed i migranti sono
stati suddivisi in vari gruppi accedendo a procedure diversificate: un caso che ben si presta a
rappresentare il paradigma del diritto d’asilo oggi in Italia in tutte le fasi della procedura.
Dalle informazioni raccolte la suddivisione è avvenuta in base alla sola nazionalità in violazione di
tutte le norme che regolano il diritto soggettivo all’asilo. Ai migranti, appena giunti, è stato distribuito
un “foglio notizie”, senza aver ricevuto alcuna informativa, senza la presenza di mediatori linguisticoculturali
e senza alcuna considerazione della condizione di stress psico-fisico per le difficoltà patite
durante il percorso migratorio e il viaggio. Il “foglio notizie” è servito, con modalità che hanno
approfittato dello stato di confusione e dell’evidente condizione di soggezione, a selezionare i
migranti definiti “economici” e a distinguerli dai potenziali richiedenti protezione internazionale, con
notifica di un provvedimento di respingimento. Dunque, nessuna reale informativa sulla possibilità di
richiedere protezione internazionale...
Un gruppo di nazionalità nigeriana è stato immediatamente trasferito nei Cie di Bari e Restinco (Br),
mentre circa 150 persone provenienti dall’area del Maghreb sono state rilasciate sul territorio con un
provvedimento di respingimento differito e l’intimazione a lasciare l’Italia entro sette giorni e, di fatto,
condannati ad una condizione di irregolarità non avendo neanche la reale possibilità di eseguire
l’eventuale allontanamento dall’Italia. Nel Cie di Bari è avvenuta la nota violazione nell’esercizio del
diritto di difesa e solo con estrema difficoltà i richiedenti hanno potuto formalizzare la loro richiesta
d’asilo. I richiedenti nigeriani, dopo essere stati rilasciati, non hanno avuto accesso ad alcuna forma
di accoglienza, tuttora negata, usufruendo solo di servizi a bassa soglia per senza fissa dimora.
L’assenza di prima accoglienza per i richiedenti “non soccorsi in mare”, non è purtroppo un episodio
isolato a Bari: infatti tutti i migranti che riescono con molta difficoltà a formalizzare la richiesta di asilo
presso la questura, non accedono ad alcuna accoglienza perché nel Cara di Bari, nuovo Hub regionale,
fanno ingresso solo i migranti trasferiti dalle zone di sbarco per essere relocati...
Tutti
i richiedenti asilo hanno
diritto alla prima accoglienza, l’arbitraria distinzione tra inesistenti
categorie sta creando
un’ulteriore situazione di emergenza, soprattutto nelle regioni
frontaliere... Quello che sta avvenendo è solo un’anticipazione degli
hotspot anche dove non ancora
formalmente istituiti.
La procedura “Hotspot”
Gli hotspot sono strutture previste per identificare e fotosegnalare i migranti (con trattenimento
senza alcun provvedimento e con il probabile uso della forza per le impronte digitali come chiede
l’UE), non previste o legittimate da alcuna norma comunitaria e nazionale, ma in realtà un vero e
proprio metodo che prescinde da un luogo fisico come dimostra quanto accaduto a Taranto nel corso
dell’ultimo anno e che viola il diritto d’asilo. Gli hotspot costituiscono in realtà la procedura di
selezione e distinzione tra chi ha il diritto di chiedere asilo e i “migranti economici” da trattenere nei
Cie, da rimpatriare o da rilasciare con l’intimazione ad abbandonare l’Italia entro sette giorni.
La procedura hotspot è il cuore della nuova politica restrittiva in materia di un già debole diritto
d’asilo, vero centro delle disposizioni europee che ruotano intorno alla “relocation” in altri paesi
europei di richiedenti asilo con specifiche nazionalità, operazione sulla quale si è costruita una
propaganda che non è però supportata da altrettanti dati reali. Le indicazioni europee sono state
recepite dalla Road Map italiana che è un documento politico privo di alcuna base giuridica. Ci
troviamo di fronte ad una serie di violazioni con il preciso scopo di escludere e selezionare il più
possibile, la “procedura hotspot” è illegittima in tutte le sue fasi sul piano delle norme ed è lesiva dei
diritti delle persone... I respingimenti collettivi sono contrari alle norme europee e l’Italia è stata già condannata
dalla CEDU. I provvedimenti di respingimento seppure redatti separatamente, sono
documenti standardizzati e identici con l’unica differenza dei dati personali, la mancanza
assoluta di qualunque motivazione o informazione individuale, nessun riferimento alla
situazione personale e dunque nessuna prova che siano avvenuti colloqui individuali. Gruppi
di persone aventi la stessa nazionalità, senza una valutazione reale e differenziata della
propria situazione personale vengono respinti.
Il meccanismo che si sta delineando è quello della “fabbrica dell’irregolarità”, la costruzione di un
bacino di migranti “irregolari per forza”. I respingimenti collettivi, il mancato accesso alla procedura
sia nei cosiddetti hotspot o nei luoghi di sbarco e sia nelle questure, la mancata accoglienza e dunque
la negazione di qualunque percorso per la costruzione di un progetto individuale in autonomia, il
restringimento stesso del riconoscimento della protezione da parte delle Commissioni Territoriali
persino in presenza di condizioni e/o categorie vulnerabili quali minori soli e vittime di tratta,
dimostrano che la direzione è quella di un diritto selettivo che non considera né l’evoluzione delle
migrazioni forzate, né lo scenario internazionale attuale e quello prossimo, i conflitti in corso e quelli
che si stanno delineando, né le vulnerabilità. L’unica prospettiva immaginabile è una schiera di
persone condannate all’irregolarità nell’immediato o nel breve periodo, persone facilmente ricattabili
a fronte di una precarietà esistenziale e dunque probabili vittime di sfruttamento sessuale e /o
lavorativo che andranno ad alimentare i cosiddetti “ghetti” nelle campagne e in città..".
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